Skip to content Skip to footer

Al circo sul Mar Nero con la stella dei clown sovietici

di Alessandro Serena (servizio fotografico di Ahara Bischoff)

L'esterno del circo stabile di Odessa
ODESSA – L’occasione è imperdibile. Una visita ad uno dei più antichi circhi dell’Urss in compagnia di uno dei più celebri clown sovietici. Il circo è quello di Odessa, ha 150 anni suonati e bisogna dire che si sentono tutti. È uno dei quattro stabili più antichi dell’ex Unione Sovietica insieme a Riga, San Pietroburgo e Mosca anche se quest’ultimo è stato completamente ristrutturato. La sua facciata è piuttosto ordinaria, perché incastonata in un blocco di edifici che ne nascondono la classica forma geodetica tipica degli stabili. Da fuori sembra così di avere accesso ad un edificio comune, al massimo un cinema o un auditorium. Ma all’interno si apre un’ampia cupola e si rivela una sala capace di oltre 1400 posti con diversi anelli che ricorda un po’ i quadri del pittore francese Degas.
Anatoly Marcevsky (terzo da sinistra in piedi) con alcuni amici del circo di Odessa e l'agente internazionale Conny Porod (primo da sinistra in piedi)
Il clown è Anatoly Marchevsky, una gloria della clownerie locale ed internazionale in visita ad Odessa in quanto giurato del festival Komodieda. Anatoly è stato fra i più apprezzati e conosciuti clown russi della generazione immediatamente successiva ad Oleg Popov, anche se più nel genere di Leonid Enguibarov, padrone della sintesi corporea e delle tecniche della pantomima utilizzate però per dinamici interventi pieni di energia. Un artista dal grande carisma che per molti anni ha rappresentato la propria nazione nelle ultime grandi tournée all’estero del circo sovietico. Il grande artista era stato ingaggiato proprio allo stabile di Odessa ben quarant’anni orsono, sempre nel periodo che coincide con i festeggiamenti del primo aprile, che qui chiamano Humorina. Dopo il grande successo per molto tempo era stata richiesta la sua presenza anche solo come ospite d’onore per pochi giorni di questa festività. Altri tempi. Ora il circo di Odessa sembra lontano dai fasti di Marchevsky. Lo spettacolo ospitato in questo inizio di primavera è Cyrk Na Voda (il circo sull’acqua), un classico degli impianti stabili, dove si può installare abbastanza facilmente un bacino idrico.
La grande cupola del circo di Odessa
Lo spettacolo, però, non si rivela all’altezza di molti altri del genere, come ad esempio quello ospitato allo stabile di Budapest l’estate scorsa.
Il bacino idrico non è moderno e neppure è tentata una scenografia a tema. La vasca è semplicemente incastrata in un palco rivestito con un anonimo tappeto grigio, una modalità rara a vedersi, funzionale all’alternanza di numeri acquatici e non, ma poco convincente dal punto di vista estetico. L’attenzione ai dettagli è poca. Il sipario è composto da due tendine chiuse male. Anche l’impianto luci è obsoleto ed usato in maniera banale. In quanto alla resa del suono, l’ampio spazio riservato all’orchestra, proprio sopra l’ingresso degli artisti e quindi in bella vista, è desolatamente occupato da un solo tecnico (neppure in uniforme, ma con una anonima t-shirt) che fa partire delle tracce audio da un pc che accompagnano i numeri, senza neppure l’ausilio di un batterista o un effettista.
Per quanto riguarda la parte acrobatica, lo spettacolo è composto da un atleta alle cinghie aeree, una coppia al monociclo che si esibisce attorno alla vasca. Una bella equilibrista bionda con un originale attrezzo composto da due cubi. Un giocoliere con diabolo con un’estetica un po’ semplice anche se con discreta tecnica e passaggi con tre oggetti. Per quanto riguarda gli animali ammaestrati una coppia di artisti, marito e moglie, presentano due diversi numeri. Uno con volatili di molti tipi diversi: colombe, pappagalli, galli cedroni, cicogne, persino gufi. Il secondo con animaletti selvatici di ogni tipo: procioni, volpi, orsetti lavatori, etc. Questi gruppi di piccoli animali selvaggi (ma prossimi) si trovano solo da queste parti e appaiono molto curiosi, ma il look e l’estetica sono davvero da periferia dell’impero, non curati nei dettagli con scelte musicali piuttosto casuali e stacchi mal fatti.
Il tricheco Sultan
Stella dello spettacolo è il tricheco Sultan, un maschio della sua specie, con un repertorio un pochino inferiore rispetto a quello della collega Antonina, premiata poche settimane fa a Mosca come numero preferito dal pubblico, ma ottiene anche lui enorme successo con vere e proprie ovazioni degli spettatori.
La parte acquatica è composta solo da alcuni numeri di gruppo presentati con attrezzi come hula hoop o palle di varie dimensioni, nei quali interagiscono due clown, il corpo di ballo su palco e il gruppo di nuoto sincronizzato, che hanno quantomeno il pregio di nascondere la non eccelsa abilità tecnica con la formazione numerosa. Ma in generale lo spettacolo è privo di un proprio stile, di una sua organicità, è presentato in maniera piuttosto semplice rasentando la trasandatezza.
Il finale dello spettacolo
La parte comica è affidata a due clown vivaci e colorati, con repertorio sempre piuttosto originale (come accade di norma nei paesi dell’ex area sovietica), ma il confronto con gli artisti comici presenti in città per il festival Komediada è implacabile. E ancora di più quello con il loro celebre collega e predecessore presente nel palco d’onore.
Il commento di Anatoly Marchevsky è nostalgico ma non critico: “Ho molti bei ricordi di questo stabile. Il Syuzgoscirk (organismo del circo sovietico, emanazione del Ministero della Cultura, nda) mandava sul Mar Nero spettacoli molto forti con, oltre che clown, anche grandi troupe di acrobati e numeri di animali di altissimo livello. Ho ancora molti amici qui. Questo signore che si occupa della sartoria ha 80 anni e lavora qui da quando ne aveva dieci!”
Anatoly Marcevsky in visita al piccolo stand storiografico del circo di Odessa
Ora il clima è meno famigliare e anche al pubblico risulta più freddo. “Ai tempi dell’Unione Sovietica non esisteva che gli artisti utilizzassero musica proveniente da un sistema di audio riprodotto. C’erano delle ottime orchestre sparse in tutti i circhi stabili dell’Unione e l’atmosfera che si creava era tutta un’altra cosa.” Anche la reazione del pubblico era diversa. “In quei tempi due o tre mesi prima dell’apertura del nuovo spettacolo era già tutto esaurito, non si trovava un biglietto neppure a pagarlo a peso d’oro.” Colpa di un livello artistico inferiore? “Il punto è un altro. In quegli anni, parlo di quasi mezzo secolo fa, non esistevano altri divertimenti. C’era un solo canale televisivo, per altro pure piuttosto noioso, un paio di cinema, ed il circo. Quest’ultimo era uno spettacolo davvero popolare e molto atteso.” Troppi divertimenti, quindi? “In una città come Odessa non si contano più le discoteche, i night club, i teatri, i cinema. Ci sono divertimenti di ogni tipo. Inoltre con la tv satellitare anche restando chiusi in casa ci si può divertire a scoprire il mondo.
Anche il dietro le quinte del circo di odessa è piuttosto dimesso
Io dirigo lo stabile di Jekaterinenburg dove proponiamo un livello artistico molto alto oltre ad un grande festival di clown classici, diverso da quello di Odessa. Ma possiamo contare già su di un bacino di utenza maggiore. Inoltre in Ucraina, diversamente che in Russia, il sostegno statale è venuto a mancare quasi del tutto, il direttore del circo fa quello che può.”
Parole sagge quelle del grande clown. In effetti la sensazione, alla fine, è che il pubblico sia comunque contento, oltre che presente in gran numero (in buona parte formato da soldati in libera uscita, evidentemente da caserme della zona). Sarà perché da qualche anno qui non ha modo di vedere eccellenze oppure, preferiamo pensare, perché il potenziale del circo, anche quando presentato in maniera inferiore alle aspettative, è di una tale forza da far sorridere, oltre alle glorie sovietiche, anche la maggior parte degli spettatori locali.