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CEDAC, un archivio vivente

di Arianna Pianesi

Il centro di documentazione delle arti circensi di Verona è molto di più di un luogo di conservazione di documenti antichi e moderni. Grazie alla visione del fondatore Antonio Giarola, e all’attuale squadra di lavoro, riesce a far vivere i suoi fondi in iniziative continue: redazione di volumi, esposizioni, collaborazioni fra biblioteche. Tutte attività che hanno come comune denominatore l’incontro con il pubblico.

La sede del CEDAC presso l’Archivio di Stato di Verona.

Storicamente parlare di circo ha sempre significato riferirsi principalmente alla sua dimensione spettacolare, visiva ed emozionale, tuttavia negli ultimi anni si sta diffondendo una maggiore sensibilità rispetto al valore culturale intrinseco di cui è portatore, inteso come espressione immateriale di un’identità collettiva; un elemento di più ampio respiro in grado di perimetrare maggiormente il settore, nel quale la componente dal vivo rappresenta solo una delle numerose sfere d’interesse che lo caratterizzano. Parlare infatti di numero circense nella sua dimensione di puro act risulta essere estremamente limitante, poiché implica slegarlo dalle innumerevoli sfaccettature culturali di cui è portatore quali ad esempio il contesto storico, sociale, artistico, musicale, pubblicitario, giornalistico, della moda, del design, solo per citarne alcuni, dove ciascuna di queste dimensioni rappresenta un elemento connesso all’insieme. È considerando quindi la molteplicità dei valori culturali in gioco che bisogna considerare l’arte circense. Parlare, dunque, di cultura dell’arte circense significa prima di tutto allargare la prospettiva ad una visione interdisciplinare all’interno della quale una componente fondamentale risulta essere il settore dei beni culturali, quindi il circo in quanto produttore di testimonianze, materiali ed immateriali, che vanno a costituire il patrimonio culturale della collettività. Esattamente come succede nel mondo imprenditoriale dove fioriscono musei e archivi d’impresa concepiti come asset del rilancio identitario di un’azienda con il compito di conservare e diffondere uno specifico patrimonio di tecnica e di arte, allo stesso modo il settore circense, declinato nelle singole realtà che lo compongono siano essi complessi circensi, compagnie o scuole devono prendere coscienza del patrimonio culturale di cui sono custodi, gestendolo e interpretandolo criticamente.

Alcuni dei reperti conservati al CEDAC.

Ruolo fondamentale, in qualità di custode di questa fragile memoria, ha sempre avuto il collezionismo privato il quale, se pure di grande valore, rimane comunque legato ad una dimensione privatistica e quindi inevitabilmente a disposizione di pochi. Fortunatamente la tendenza sta evolvendo in una sempre maggiore consapevolezza della necessità di rendere disponibile al pubblico documentazione e memorabilia circensi; dimostrando come il valore culturale di cui il circo è portatore possa rappresentare uno strumento di sviluppo della collettività.

Se si guarda alla dimensione europea numerosi sono gli esempi di istituzioni che stanno lavorando nei diversi ambiti dei beni culturali proprio in questa direzione pubblica; si pensi ad esempio ai consolidati esempi di matrice francese (Francia e Canada), HorsLesMurs o la biblioteca dell’École Nationale de Cirque a Montreal, paesi pionieri nell’applicazione di principi scientifici alla gestione documentale, il Museo del Circo e del Clown di Vienna, il Circusland a Besalù in Spagna di recente istituzione, il nascente centro di documentazione ungherese annesso al Magyar Cirkuszművészeti Múzeum, solo per citarne alcuni. Si tratta di importanti esempi, nati dall’esigenza di fornire un servizio pubblico e di utilità sociale nell’ottica sia di tutelare, fisicamente, il materiale, ma anche di valorizzarlo, intendendo per valorizzazione qualsiasi attività diretta a promuovere la conoscenza del patrimonio culturale e ad assicurare le migliori condizioni di utilizzazione e fruizione pubblica dello stesso. Numerosi convegni, infatti, stanno promuovendo dibattiti in materia di conservazione, museologia e archivistica al fine di sviluppare partnership per creare reti di cooperazione a supporto di studiosi e ricercatori; un esempio in tal senso è rappresentato dall’incontro organizzato da The Global Alliance of Circus Schools che ha affrontato il tema della gestione e interazione degli archivi delle scuole di circo e del loro ruolo come possibili supporti alla formazione. Altro momento di confronto si terrà a gennaio 2024 in occasione del Budapest Circus Festival che verterà appunto sul tema del patrimonio del circo e della museologia circense. Se pur lentamente, è interessante osservare come la dimensione culturale del circo sia sempre più oggetto di dibattito e di confronto, anche rispetto al settore della scienza dell’informazione, della gestione documentale e dell’archivistica in particolare, ambito del quale il CEDAC, Centro Educativo di Documentazione delle Arti Circensi, fin dalla sua apertura, nel 2003, agisce, facendosi promotore di procedure gestionali quanto più scientifiche per la tutela e la valorizzazione di questi potenziali beni culturali. Il CEDAC, come molte altre realtà internazionali, si propone quindi come istituto culturale aggregatore di collezioni, molte delle quali sono state conferite direttamente da privati collezionisti, amici del circo e da famiglie in virtù della politica di pubblica utilità perseguita dal Centro, ciascuna delle quali viene non solo ben custodita ma soprattutto resa accessibile e fruibile attraverso un sistematico lavoro di riordino, soggettazione, catalogazione e digitalizzazione, che si concretizza in mostre, pubblicazioni, ma soprattutto nel progetto ArchiCEDAC, attraverso il quale si è progressivamente cominciato a pubblicare on-line il patrimonio del CEDAC, cercando di esplicitare la fitta rete informativa, molto spesso invisibile, di cui i documenti sono portatori riguardanti compagnie, famiglie, artisti, luoghi, temi ed eventi, al fine di favorire l’attività di ricerca e approfondimento della storia circense italiana ed estera, il tutto corredato da bibliografie, fotografie, programmi di sala, manifesti e cartoline, disponibili alla consultazione web.

Cedac. Pubblicazioni.

Una piattaforma che con il passare del tempo sta rivelando tutte le sue potenzialità, poiché sempre più persone, molte delle quali esterne al mondo circense, stanno dimostrando apprezzamento per questo strumento che rappresenta un privilegiato punto di accesso alla cultura circense, a dimostrazione del fatto che è l’approccio scientifico l’anello di congiunzione necessario per far dialogare in maniera coerente le diverse dimensioni culturali del settore circense, proponendo così diverse modalità di approccio a questo mondo. Un modello organizzativo quello proposto dal CEDAC che sta riscuotendo vivo interesse poiché per la prima volta si sta ragionando di cultura di circo in un’ottica partecipativa che necessita conseguentemente di metodologie descrittive basate su standard scientifici condivisi; è infatti l’utilizzo di standard che permette la coerenza, la cooperazione e conseguentemente la potenziale connessione tra molteplici archivi in una prospettiva interdisciplinare. Altri strumenti, funzionali all’attività di ricerca, in dotazione al Centro, sono il programma Sebina Open Library che ha consentito la catalogazione in SBN (Servizio Bibliotecario Nazionale) dell’intera sezione bibliotecaria, costituita da circa 3000 volumi, e di una parte dei programmi di spettacoli. Anche in questo caso la cooperazione ha permesso di rendere disponibile, e quindi consultabile, un patrimonio librario specialistico, con volumi spesso unici, sul territorio nazionale, a questo poi si aggiunge il catalogo ACNP, Archivio Collettivo Nazionale Periodici, portale all’interno del quale sono state catalogate le principali riviste di settore, per alcune delle quali è stato effettuato lo spoglio dei singoli articoli. Nell’ambito della diffusione della cultura dell’arte circense di fondamentale importanza risulta essere l’attività di ricerca storiografica che negli ultimi anni ha portato alla pubblicazione di due importanti volumi dedicati a note famiglie circensi italiane, i Casartelli e i Togni: La storia della famiglia e dell’impresa Casartelli dalle origini al 1978 e Darix Togni dal Nazionale al Florilegio. Due pubblicazioni monografiche per la cui realizzazione è risultata determinante la politica di acquisizione documentaria svolta in questi anni, mirata non al mero possesso di “reliquie polverose” ma piuttosto concepita come valorizzazione attiva in cui i documenti vengono analizzati, comparati, dando vita a continui spunti di riflessione, in un processo in cui l’informazione viene messa in circolazione superando il concetto di musealizzazione, di situazione cioè cristallizzata, in cui i documenti risultano spesso decontestualizzati. Si tratta di due lavori il cui obiettivo principale è stato quello di “tirar fuori”, dare voce, unire in un filo logico e cronologico la documentazione e le fonti conservate presso il Centro Studi, e più nello specifico nei vari fondi che sono stati acquisiti, depositati o condivisi nel corso di questi anni. Nella politica documentaria del CEDAC, infatti è bene ricordare che un ruolo di fondamentale importanza ricopre la dimensione cooperativa, cioè il momentaneo prestito dei materiali da parte di un soggetto, i quali vengono digitalizzati e poi riconsegnati al proprietario; pratica questa che permette di scoprire ed utilizzare documentazione inedita, nel rispetto di un vincolo molto spesso affettivo, trattandosi per lo più di album fotografici e di ricordi di famiglia.

Una pratica consolidata, in quanto il CEDAC è ormai considerato l’istituto di riferimento per il deposito delle collezioni le quali, è opportuno sottolineare, non vengono inglobate anonimamente dal CEDAC, ma mantengono una loro specifica identità con riferimento, in termini tecnici, al soggetto produttore come prevede la disciplina archivistica.
Il lavoro storiografico svolto negli ultimi quattro anni trova nel volume Corpo Animali Meraviglie. Le arti circensi a Verona dal Settecento al Novecento, un illustre precedente grazie al quale si è inaugurata una intensa attività di ricerca sul territorio di Verona e in particolare all’interno dei suoi archivi, di Stato e del Comune, delle sue biblioteche pubbliche, comprese le collezioni di persone private, che ha portato e sta portando ancora oggi, a distanza di dieci anni, alla luce nuova documentazione. Alla base vi è l’idea che gli archivi siano custodi di storie, di luoghi e di personaggi, che aspettano di essere raccontati e riscoperti, e l’unico modo possibile è facendo conoscere ed aprendo questi patrimoni, che, se pur all’apparenza molto specialistici, in realtà riscuotono più interesse di quanto non si creda se correttamente comunicati. La conoscenza è infatti la prima forma di tutela e successivamente di valorizzazione. Su questo principio il CEDAC ha iniziato la sua attività e ancora oggi rimanendovi fedele persegue nell’obiettivo di fornire un servizio di pubblica utilità a chiunque abbia necessità di approfondire la dimensione circense in tutte le sue molteplici sfaccettature, sia si tratti di tesi di laurea, di ricerche personali, in merito alla genealogia, a progetti fotografici e di scenografia, podcast, documentari e scrittura di romanzi, solo per citarne alcuni. Il trasferimento poi nella nuova sede, avvenuto nel 2018, presso i Magazzini Generali di Verona ha permesso di potenziare il suo ruolo di istituto culturale, favorendo la partecipazione culturale attiva dell’utente che possa mettere in atto processi di produzione e consumo della cultura.

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