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Bau Boys: il processo al circo diventa un boomerang per gli animalisti

Marco Berry intervista una esponente della Lav del Trentino
Bau Boys è il programma di Italia 1 che, televisivamente parlando, tenta di cavalcare l’onda di quel sentimento diffuso di amore verso gli animali che contraddistingue il nostro tempo e che è segnato – come aveva ben capito il filosofo Roger Scruton già nella prima metà degli anni ’90 – da una sensibilità che estende agli animali quei diritti che un tempo erano riservati agli esseri umani. Con tutto ciò che ne consegue. La carta stampata da anni beneficia a proprio vantaggio di questo flusso, che equivale anche ad intercettare nuovi lettori e Dio solo sa quanto gli editori ne abbiano bisogno. Basta guardare alle rubriche che sono state inserite da due quotidiani nazionali come il Corriere della Sera e La Stampa, ma sono solo due esempi di una galassia molto estesa e sicuramente “redditizia”.
Attilio Bellucci
Se c’è una rivoluzione che si è affermata, infatti, non è quella che ha portato all’uguaglianza fra gli uomini (“resta un valore difficile da realizzare”, disse Norberto Bobbio) o a quella invocata da Marx nel suo Capitale e che ha a che fare coi diritti del lavoro, ma quella che ha portato alla affermazione dei diritti degli animali, che oggi vengono prima di quelli degli uomini. A suo modo è anch’esso un segno dei tempi, tutto da discernere.
Mancava in tv un programma che catalizzasse l’amore autentico e quello interessato, gli umori, le passioni e la capacità di mobilitazione di questo segmento (forse sopravvalutato a giudicare dagli ascolti di Bau Boys, abbastanza bassi, fra il 2 e il 4,5% di share), che ha punte estreme nelle organizzazioni animaliste, ovviamente sempre attente nel portare acqua al proprio mulino e ad ingrossare le proprie fila, oltre che le entrate economiche. Da questo punto di vista il bravo Berry potrebbe un giorno approfondire l’argomento: quante associazioni animaliste esistono in italia? Quanto sono cresciute negli ultimi anni? Come vivono? Quali sono i loro bilanci? Da dove derivano le loro entrate? Quante di queste vanno a sostenere realmente la cura degli animali?
Sta di fatto che Bau Boys deve rendere ragione del fatto di essere “la community per chi ama gli animali” e dunque apre il microfono di preferenza verso chi si prende cura degli animali in pericolo, contro abusi e maltrattamenti. Non poteva mancare il circo nella casistica delle specie animali che da secoli convivono con l’uomo, e fin qui tutto normale. L’assurdità sta nel fatto che per parlare di circhi e animali, il programma di Italia 1 assume come punto di vista oggettivo quello della Lav, che da anni ha dichiarato guerra senza frontiere al circo, che si è sempre rifiutata di confrontarsi a viso aperto con i dati alla mano, che non ha mai fatto una proposta costruttiva per migliorare le condizioni di vita degli animali nei circhi (a differenza dell’Enpa, ad esempio, che invece negli anni passati ha sottoscritto con l’Ente Nazionale Circhi un protocollo d’intesa) e che, come tutte le associazioni animaliste, trae un vantaggio diretto dalla propria attività “contro”, come ha sostenuto un senatore della Repubblica, Valerio Carrara: “Oltre a godere di un regime fiscale agevolato, le associazioni animaliste sono destinatarie delle somme recuperate con le sanzioni pecuniarie previste dall’applicazione degli articoli 3, 7 e 8 della legge 20 luglio 2004, n. 189, recante «Disposizioni concernenti il divieto di maltrattamento degli animali, nonché di impiego degli stessi in combattimenti clandestini o competizioni non autorizzate”. Lo stesso senatore che da anni chiede che il governo renda pubblico l’ammontare dei finanziamenti che ogni anno finiscono alle organizzazioni animaliste, così come pubblici sono i contributi statali al circhi (2 milioni di euro circa l’anno), ma chissà perché non ottiene risposta.
All’estero, invece, le associazioni animaliste serie e interessate all’obiettivo che perseguono per statuto, hanno scelto proprio la strada del dialogo coi circhi, ottenendo ottimi risultati. Il caso Svizzera ne è un modello.
Andiamo avanti. Bau Boys da giorni è diventato una bacheca di accuse gratuite e a senso unico contro i circhi, basta andare sul suo sito, guardare i video inseriti dalla Lav, i sondaggi faziosi e così via. Strano che a prestarsi come “madrina” di questa operazione sia quella Cristina Chiabotto che ha presentato con notevole coinvolgimento e anche divertimento, il Festival del Circo di Montecarlo su Rai 3, facendosi fotografare vicino a leoni, tigri ed elefanti, sottolineando ciò che ha visto, cioè la grande sintonia e intesa fra artisti e animali nel circo.
Berry però, da bravo indagatore (mestiere che gli riesce bene sin dai tempi delle Iene) è andato sul posto per capire se le accuse della Lav (ha intervistato una esponente di Rovereto ed ha mandato spezzoni dei suoi video) avessero qualche fondamento. Il risultato lo si è visto nel programma andato in onda ieri sera alle 19 su Italia 1 (il video integrale qui sotto).
L’attivista della Lav ha parlato di “animali costretti in spazi angusti, addestramenti forzati, con metodi coercitivi, con pungoli elettrici” e tutta questa contumelia diffamatoria che riscontri ha avuto? Nessuna, ovviamente. Bau Boys nel servizio inchiesta da Bellucci ha fatto scorrere delle immagini di animali picchiati e maltrattati, ma erano le solite messe in circolazione dagli animalisti senza precisare a quando risalgono, dove sono state girate, se qualcuna si riferisse all’Italia, che esiti hanno avuto i procedimenti penali e così via. Niente altro che fumus persecutionis.
Berry ha trascorso una intera giornata al circo Bellucci-Mario Orfei, per vedere come vengono trattati gli animali. Ma è vero che li maltrattate? “E perché io dovrei avere un animale e maltrattarlo? Se lo picchio lavora meglio? Sicuramente lavora peggio. Noi siamo uno dei circhi in Italia che ha più animali, io sono nato a contatto con loro e così mio figlio… adesso vi porto dagli animali, io mi avvicino e vedrete se loro scappano“, dice Attilio.
Mostra a Berry e alla sua troupe dove vivono e si vede che gli spazi proprio angusti non sono. Sfata il mito degli animali prelevati nella savana, quando in realtà “sono nati in cattività da generazioni”.
Ma vengono seviziati e percossi gli animali? Sorride Bellucci: “Abbiamo i controlli dei veterinari, è mai possibile che, se fossero vere le accuse della Lav, non si accorgano che gli animali vengono picchiati?”
Berry deve continuare a porre le domande care agli animalisti ma i suoi occhi registrano altro. “La vita del circo crea dei legami fortissimi fra gli animali e gli uomini”, dice ad un certo punto. Ne sa qualcosa Jody Bellucci: “Io ho un elefante che mi ha cresciuto, è lui che mi ha insegnato non io, ed io del suo benessere mi occupo nel miglior modo possibile. Seguo gli animali sempre, non ho un giorno di vacanza, è duro ma è più quello che ricevo dagli animali che quello che lascio. Anche nel circo se c’è qualcuno che sbaglia è giusto che paghi, ma non è corretto che per colpa di alcuni debbano pagarne tutti le conseguenze”. Lineare, concreto, diretto.
Berry vuol vedere l’addestramento e Bellucci lo accontenta. Spiega che il premio è il boccone di carne, che la frusta serve solo a dare i segnali ma che non si frustano gli animali. Il segreto per ammaestrarli sono l’amore e la ricompensa, non la frusta.
Ed è vero che per tranquillizzare gli animali si danno delle sostanze? domanda Berry. “Un animale drogato è più pericoloso, perché deve essere vigile, noi diamo loro da mangiare dopo che hanno lavorato altrimenti si appisolano”, risponde Emidio.
Jody Bellucci
Poi Berry viene invitato ad entrare in gabbia con le tigri e accetta. Si avvicina a Dora, le porge un pezzetto di carne, sorride, si diverte, ma il comportamento delle tigri non lo spaventano perché non sono impaurite e aggressive ma abituate a convivere con l’uomo.
“Ho la mia roulotte vicino alle tigri, vivo con loro, anzi vivo per loro…”, dice Bellucci.
Berry torna alla carica riportando le accuse della Lav: “Sarà vero che durante il trasporto gli animali patiscono il freddo o non mangiano abbastanza?”
Una decina di tir sono dedicati agli animali – dice ancora Jody – e sono proprio loro i primi ad essere tutelati ed accuditi, sono gli ultimi ad essere caricati ed i primi ad essere scaricati, i carri sono idonei e ci sono delle autorità che lo verificano.
Berry assiste anche allo spettacolo. Si avvicina alle tigri, che col muso vorrebbero strusciarsi alla sua mano. “Ecco stanno preparando l’entrata delle tigri, … eh non mi sembrano tanto spaventate. Le tigri nate in cattività sono dei gattoni molto grossi”, commenta. E poi: “Tutto il personale è attento che ogni animale non si innervosisca, sia tranquillo e sia trattato nel migliore dei modi”. E accompagnando le immagini dell’elefante che esce dal tendone dice: “E dopo aver lavorato, a riposarsi e a mangiare”. Il circo non è il regno del male descritto ogni giorno dagli animalisti di professione, Berry lo constata, ma deve rendere un ultimo omaggio al pensiero dominante: “Io nella mia testa sogno un circo senza animali”, dice come se dovesse recitare il Credo, e domanda a Bellucci: “Non ha mai pensato di costruire uno spettacolo di sole persone?”
Berry si accorge che le tigri fanno le fusa come dei gattoni e vorrebbe accarezzarle
La disarmante risposta di Attilio smonta anche l’ultima barriera: “Ma senza gli animlai non è circo, farei teatro, il vero circo è questo, però la cosa importante che tu hai visto è che cerchiamo di fare il massimo per gli animali”.
Serve un altro Credo, prima di andarsene: “Noi dei Bau Boys siamo a favore di un circo senza animali ma non possiamo condannare chi dedica con tanto amore la propria vita a questa antica arte, frutto del lavoro di generazioni intere”. Berry ne esce molto bene, perché pur avendo una sua idea riesce a far prevalere la forza esaustiva della realtà che ha incontrato. Per questo gli perdoniamo anche il fatto che le ultime sue parole ripetono una notizia non fondata, perché sicuramente gli sarà stata riferita dalla Lav: “In 16 paesi è stato vietato l’uso degli animali nel circo, forse i tempi sono maturi per voltare pagina!” Caro Berry, chiedi alla Lav che ti elenchino i paesi nei quali esiste il divieto assoluto agli animali nei circhi, vedrai che il numero diventa impercettibile, e fra questi Paesi le grandi democrazie del mondo sono quasi del tutto assenti. Un’inchiesta nata per processare il circo, si è dimostrata un’ottima partita vinta, anche se costretti a giocarla in difesa. E vincere così è da campioni e conferma la regola: sono almeno 30 anni che in Italia gli animalisti giocano da un ruolo di predominanza – partendo avvantaggiati dal punto di vista mediatico, lobbistico ed economico – contro il circo, ma Golia non ha ancora sopravanzato Davide. Eppure Golia, come nelle scritture, è forte e potente, “alto sei cubiti e un palmo, aveva in testa un elmo di bronzo ed era rivestito di una corazza a piastre, il cui peso era di cinquemila sicli di bronzo. Portava alle gambe schinieri di bronzo e un giavellotto di bronzo tra le spalle… davanti a lui avanzava il suo scudiero.”