|

Se la protezione animali si celebra al circo


Mentre l’Italia è stretta nella morsa della canicola estiva, nella vicina Svizzera punteggiata di prati verdi, ampi spazi aperti e paesaggi alpini, se la passano meglio, non c’è che dire. E non solo a causa della posizione geografica.
Da Berna arriva una notizia che, per i lettori italiani (ammesso che qualcuno l’abbia letta da qualche parte, perché la stampa italiana non ha scritto un solo rigo) ha dell’incredibile. La Protezione Svizzera degli animali (PSA) per festeggiare ufficialmente i suoi 150 di vita – ed è un bel traguardo – ha scelto il tendone di un circo, svizzero, ovviamente. Knie, per la precisione, dove lavorano gli eccellenti Maycol, Guido e Wioris Errani.

In queste foto (Circus Knie) gli animali del circo Knie


Cominciamo con lo spiegare chi è la Psa. E’ una longeva e rinomata associazione animalista, sicuramente la più antica della Svizzera, ma in generale sulla scena internazionale sono poche a poter vantare questo radicamento (in Italia la più vecchia è l’Enpa ed ha 140 anni). Quando è nata si chiamava “Associazone svizzera centrale per la protezione degli animali”, oggi è presente in tutti i Cantoni e nel Principato del Liechtenstein, fa parte della World Society for the Protection of Animals (società mondiale per la protezione degli animali) e di varie altre sigle di notevole spessore. Fra le battaglie vincenti della Psa, basti ricordare quella per il “divieto della macellazione rituale” e l’entrata in vigore della legge sulla protezione degli animali che, tanto per dirne una, ha chiuso la strada all’allevamento dei polli in batteria.
Rispetto alle associazioni animaliste italiane, che ormai ricevono ingenti contributi pubblici, sia dallo Stato che dagli enti locali, la Psa è tutta un’altra storia. Sul proprio sito internet sottolinea, non senza orgoglio, che “si basa in gran parte sui contributi finanziari dei suoi benefattori e non riceve nessun tipo di sovvenzione o altro contributo dall’ente pubblico, sebbene svolga molti compiti che spetterebbero allo stato”. Sembra una differenza da poco con le associazioni di casa nostra? In realtà è enorme, e non è la sola a differenziare gli animalisti svizzeri da quelli made in Italy.
La più clamorosa è questa: se nel Belpaese animalisti variamente etichettati hanno fatto della contrapposizione e dello scontro frontale con i circhi la loro ragione di vita, in Svizzera vince il pragmatismo e l’impegno veramente a favore degli animali (e non contro i circhi con animali). Niente toni bellicosi e accusatori, offensivi e violenti, che costituiscono invece ormai il linguaggio ordinario degli animalisti italiani.
La Psa ha scelto il circo Knie, una “istituzione” nell’arte circense che impiega da sempre animali e che non ha bisogno di presentazioni, per fare il punto sui suoi 150 anni di attivismo pro animali e sui progetti che l’attendono. La Psa ha chiamato a raccolta a Berna i propri aderenti, le personalità della politica e dell’economia, proprio sotto al tendone del circo più rinomato di Svizzera (e non solo), noto internazionalmente per i suoi numeri con gli animali.
In Italia gli animalisti hanno messo nel mirino i circhi e vorrebbero chiuderli d’imperio. In Svizzera vige un’altra logica. Il confronto è all’ordine del giorno, e prima di tutto la stima reciproca fra animalisti e circensi. Entrambi impegnati a migliorare sempre di più le condizioni di vita degli animali, obiettivo che in Italia gli animalisti sembrano avere sostituito con quello di peggiorare la vita dei circensi. Un risultato di questa unità d’intenti a favore degli animali, è che in Svizzera (basta vedere le foto che pubblichiamo) i circhi dispongono di aree enormi nelle quali far vivere i loro animali durante le tournée. In Italia, grazie anche alle battaglie animaliste, le “piazze” si sono ristrette sempre di più o sono scomparse del tutto.
Ospiti del circo Knie, gli animalisti svizzeri non hanno rinnegato nulla delle loro posizioni e non hanno fatto sconti, ma hanno avuto anche l’onestà di riconoscere a Knie di attuare metodologie di mantenimento e stabulazione degli animali che oggettivamente incontrano anche il favore degli animalisti. Così come per il circo nazionale svizzero l’incontro con la Psa è stata l’occasione per dimostrare che le attività circensi possono avvenire nel pieno rispetto degli animali.
Ospiti illustri, si diceva. Fra gli intervenuti, anche il consigliere federale Johann Schneider-Ammann, capo del Dipartimento federale dell’economia, al quale compete anche il controllo dell’Ufficio federale di veterinaria (UFV).
Schneider-Ammann si è detto soddisfatto perché “nel breve tempo in cui è stato responsabile dell’UFV, le condizioni di trasporto degli animali attraverso la Svizzera sono state rese più severe”.
Ogni “attore” sulla scena pubblica, insomma, in Svizzera ha un ruolo da rispettare nel continuo sforzo di migliorare gli standard di vita degli animali. L’approccio italiano è invece quello dei divieti, delle battaglie di principio che spesso e volentieri restano sulla carta e contrappongono un “attore” ad un altro senza approdare a nessun risultato positivo concreto.
Sentite cosa ha detto il capo del DFE: “Protezione degli animali ed economia non sono in antagonismo perché un allevamento rispettoso degli animali, oltre ad essere un’esigenza del pubblico, è anche garanzia della qualità degli alimenti”. Forse anche il ministro Brambilla (che ha ormai confezionato un elenco infinito di divieti: ai circhi, al Palio, alla caccia, ad ogni manifestazioni che impieghi animali…) e altri parlamentari italiani avrebbero qualcosa da imparare dalle istituzioni elvetiche e dalla Schweizer Tierschutz.
Claudio Monti

Short URL: https://www.circo.it/?p=8711

Comments are closed

Archives

Comments recenti