Il varo della legge sul circo e lo spettacolo viaggiante è stato una enorme conquista, un risultato storico, anche se chi si impegnò per raggiungere quella meta, ebbe subito la consapevolezza che non si sarebbe trattato di un obiettivo raggiunto una volta per tutte perché, anzi, molto rimaneva da fare.
Fino al 1968 il mondo del circo non aveva un proprio organo di informazione, perché Circo (che all’epoca si chiamava “il Circo!”, col punto esclamativo) comincerà ad uscire nel 1969 e il primo numero vedrà la luce nel mese di giugno di quell’anno sotto la direzione di Pino Correnti.
Gli avvenimenti che segnarono i decenni precedenti – come già abbiamo visto nelle puntate precedenti di questa storia in pillole (da Ercole Togni a Orlando Orfei, passando per una ricognizione sul numero dei circhi e delle arene verso la fine degli anni 50), dalla nascita dell’Ente Circhi nel 1948 – restano scolpiti nella storia grazie alle pubblicazioni dello Spettacolo Viaggiante, che ci permettono oggi di conoscere molti fatti che altrimenti sarebbero andati perduti. Fra questi, la nascita della legge n. 337 del 1968, rappresenta sicuramente “il” fatto più significativo per l’affermarsi della presenza dei circhi e per la conquista di una dignità sociale, oltre che normativa, dell’arte circense in Italia.
Bisogna affidarsi ancora una volta alla rivista dell’ANESV, che nel frattempo aveva cambiato leggermente nome, diventando Lo Spettacolo Viaggiante. Nel nunero di febbraio-marzo 1968, in copertina campeggia una immagine che riassume la notizia: il ministro Corona posa in una affollata fotografia insieme ai rappresentanti dello spettacolo viaggiante e del circo: insieme a lui spiccano il presidente dell’AGIS, Italo Gemini, il presidente dell’ANESV, Camillo Bruno, il presidente ENC, Egidio Palmiri, Darix Togni e tanti altri.
Fu una conquista dura e impegnativa la legge 337, come bene riassumeva il titolo dell’articolo che Camillo Bruno scrisse per quel numero de Lo Spettacolo Viaggiante: “IERI la lunga vigilia, OGGI la meta raggiunta, DOMANI i compiti che ci attendono”.
Il 4 ottobre 1963 venne ripresentata alla Camera la proposta di legge di iniziativa parlamentare a favore dei circhi e dello spettacolo viaggiante. Riprendeva lo stesso schema che oltre un centinaio di deputati di diversi partiti, avevano sottoscritto nella legislatura precedente, ma che era decaduto perché il Parlamento si sciolse per le elezioni del giugno 1962.
La proposta di legge del 63, però, era molto più incompleta rispetto a quella che verrà approvata cinque anni dopo. “Finalmente – scrive il presidente ANESV, Camillo Bruno, su Lo Spettacolo Viaggiante – venne un ministro che, dopo essersi ben “documentato” circa la vera natura e la funzione dello spettacolo viaggiante, avocò al suo Dicastero il compito di predisporre il disegno di legge”. Il ministro era il già citato Achille Corona, socialista, che fu ministro del Turismo e dello Spettacolo nel primo, secondo e terzo governo Moro.
A meta si andò grazie ad un lavoro di squadra che ebbe alcune punte di diamante. Le elenca, in segno di gratitudine, Camillo Bruno: “C’è voluta la costanza e la pazienza del ministro Corona; la pazienza e competenza dei funzionari del ministero dello Spettacolo che ne seguirono passo passo le vicende; di un ministro, l’on. Andreotti, che da sempre ha protetto lo Spettacolo Viaggiante; di un ministro che si è reso conto dello stato di grave disagio morale e finanziario dei circhi e dello spettacolo viaggiante, l’on. Preti; del fraterno, autorevole e determinante intervento del Cavaliere del lavoro Italo Gemini; del vicepresidente dell’AGIS, Franco Bruno; di un giornalista parlamentare, Vittorio Bruno, e di tanti altri che sarebbe lungo elencare”. Italo Gemini, si trasferì “quasi permanentemente” – si legge su Lo Spettacolo Viaggiante – nell’anticamera delle Commissioni alle quali era assegnato il disegno di legge. “Vigile difensore della categoria, non mancò di avvicinare, durante tutto il tempo della seduta, vari parlamentari, discutendo con loro alcune norme ed evitando la presentazione di emendamenti che avrebbero soltanto ritardato l’iter del provvedimento affossandolo in maniera definitiva”. Quindi arrivò l’approvazione della Camera e poi del Senato, la firma del presidente della Repubblica, la promulgazione e la pubblicazione della legge sulla Gazzetta Ufficiale.
Un impegno iniziato nel 1963 arriva a coronamento nel 1968. Nessuno si illuse che la conquista fosse però completa e definitiva. Non solo perché “lungo l’iter legislativo si è dovuto rinunciare a qualche cosa e si è perduta qualche penna”, ma anche perché “tutto ciò a cui si è in questa fase dovuto rinunciare non va dimenticato, ed è soltanto da considerare accantonato per le future rivedicazioni”. Ma Camillo Bruno fu ancora più chiaro, ricordando che non bastava conquistare una posizione ma occorreva consolidarla, rafforzarla e difenderla dai contrattacchi. Scriveva: “Per consolidare i benefici concessi dalla nostra legge, è indispensabile curare con diligenza, intelligenza e spirito di opportunità gli interventi necessari presso i ministeri, le prefetture, le questure e le amministrazioni comunali, perché alla legge facciano seguito senza indugio il regolamento, i decreti ministeriali e le circolari ai prefetti ed alle amministrazioni comunali, onde assicurarne l’applicazione e la osservanza”.
Appena il Senato approvò il disegno di legge, l’8 marzo 1968, si riunì la giunta esecutiva dell’ANESV allargata all’Ente Nazionale Circhi, rappresentato dal presidente Palmiri, da Darix e da Wioris Togni. Intervennero anche Italo Gemini e Franco Bruno. Alle 11.30 la riunione si sciolse e tutti i partecipanti andarono al ministero del Turismo e dello Spettacolo dove furono ricevuti dal ministro Corona. Una fase storica si era felicemente conclusa aprendo scenari insperati per il circo italiano. (c.m.)