Il salto mortale da cavallo a cavallo, con gli equini lanciati al galoppo. In volo, con un impeccabile ed elegantissimo frac, ovviamente lui. Eleganza, precisione chirurgica, stile, leggerezza, fascino magnetico. Tutto vero, nessuna esagerazione quando l’artista da descrivere risponde al nome di Enrico Caroli (1912-1983). Egidio Palmiri quando racconta le gesta di quest’uomo ancora oggi si commuove, forse perché sotto al frac c’era davvero una pasta eccellente uscita da uno stampo più unico che raro. Un grande sbocciato all’interno di una famiglia di stelle.
La dinastia dei Caroli risale agli inizi del 1800. Pietro, originario di Faenza, abbraccia la vita nomade e lo fa unendosi ad una troupe di ginnasti, i Civilotti. E’ l’inizio di un percorso che porta i Caroli a calcare le piste dei circhi di tutto il mondo, legandosi anche ad altre antiche famiglie (come Lizzi, Sforzi e Medini) per dar vita ad un inestricabile groviglio di parentele.
Francesco Caroli (1922-2004) è una delle più belle figure di artista del Circo del Novecento. Comincia da piccolo ad esibirsi con i fratelli Camillo, Ernesto (1917- 94) ed Enrico in un vastissimo repertorio di salti e piramidi a cavallo. Enrico fa gridare al miracolo col salto mortale dal primo al terzo cavallo, lo stesso dicasi per il salto in piroetta (avvitamento), doppio dalle spalle del fratello Ernesto al cavallo che segue. Una forza della natura, che a volte faceva pensare di essere sospinto da una mano divina. Ha un portamento che viene descritto anche un po’ altezzoso, sprezzante, soprattutto quando, in piedi sul cavallo, volge lo sguardo al pubblico con un sorriso sornione sulle labbra.
Non ci vuole molto a capire perché i Caroli siano stati ingaggiati dai maggiori circhi europei, riscuotendo enorme successo a partire dagli anni ’30 fino a diventare una delle più applaudite troupe di acrobati a cavallo di tutti i tempi.
Nel 1943 Francesco ispira la nascita di un numero di clownerie che prenderà il nome di “Les Francescos” in omaggio all’elegante clown bianco che ogni giorno sotto i riflettori deve fare i conti con le spassose trovate dell’augusto Enrico e dello “sbronzo” Ernesto. Costruiscono così un repertorio solidissimo basato su quello classico dei grandi trii del passato e Francesco diventa il più brillante clown bianco della sua generazione, capace di spalleggiare le gag dei fratelli in ogni luogo in cui si trovano ad esibirsi. Uno spasso.
La nascita di figli e nipoti fa assumere al numero dei cavallerizzi le dimensioni della grande troupe, tanto da arrivare a diciassette persone, quasi tutte preparate e formate da Francesco. Bravissimo anche come maestro.
Poi la famiglia si divide e i “Les Francescos” si ritirano. Francesco viene chiamato ad insegnare acrobazia equestre nella scuola di circo di Chalon sur Marne. A metà degli anni Ottanta viene riscoperto e rivalutato da Bernhard Paul nel circo tedesco Roncalli, della cui pista è per oltre quindici anni l’incontrastato principe.
Acrobata equestre, clown e insegnante. Non è una carriera delle più scontate quella di Francesco Caroli, che resta anche per questo un faro nell’arte della segatura. Enrico e Francesco sono tumulati nella chiesa del cimitero di Bussolengo dove, sotto l’altare, Leonida Casartelli ha fatto costruire dei loculi. Enrico ha riposato da subito in uno di questi, mentre Francesco è morto a Parigi, ma alla moglie aveva espresso il desiderio di essere seppellito vicino al fratello. E’ rimasto circa un mese a Parigi e poi ha trovato poto anche lui a Bussolengo.