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Buccioni (Enc): “Una collocazione al circo contemporaneo”

Antonio Buccioni

 
“Purtroppo in Italia il circo contemporaneo è ancora un prodotto trasversale che non trova collocazione, all’interno dell’Agis stiamo lavorando a un progetto che restituisca a questa disciplina la sua centralità”. E’ quando dichiara il presidente dell’Ente Nazionale Circhi, Antonio Buccioni, al Il Messaggero. Il quotidiano romano, con un ampio servizio di Simona Antonucci (“Il circo dell’arte”) il 3 giugno si è occupato del festival Apripista che si è svolto all’Auditorium e di cui ci siamo occupati anche noi di Circo.it con un’intervista di Alessandra Borella al direttore artistico, Gigi Cristoforetti. “Tridimensionale come il film Avatar, multidisciplinare come le installazioni di una Biennale d’arte. Trasgressivo per la sfida che lancia a ogni certezza. Rompe gli equilibri, supera ogni steccato, si mette continuamente in gioco, con leggerezza. E alla stabilità dei teatri risponde col nomadismo. Nessun linguaggio, come quello del circo contemporaneo, è così radicale”, scrive la giornalista. Ma sono le dichiarazioni di Buccioni l’aspetto più nuovo, per l’apertura che arriva dall’associazione di categoria dei circhi italiani ad un’esperienza che ormai ha rotto gli argini anche in Italia, ma che spesso è stata vista come antagonista ai circhi di tradizione.
E’ un po’ il circo in generale che nel nostro Paese viene considerato dalle istituzioni, spettacolo di serie D, purtroppo. “La legge italiana sullo spettacolo continua a considerare questa forma espressiva al pari dei Luna Park”, scrive Simona Antonucci. “Il Fus – spiega Antonio Buccioni – contribuisce allo sviluppo di questa disciplina con l’1,5% del totale dei finanziamenti. Tre milioni annui che vengono ripartiti tra case di riposo per ex circensi, l’Accademia di Verona, le attività delle famiglie storiche, lo spettacolo viaggiante e gli artisti di strada”. Il commento della giornalista è il seguente: “Doloroso il paragone con la Francia, la Spagna, il Canada, l’Australia, dove esistono vere e proprie università (Vincent Cassel si è diplomato in una di queste)”.
L’articolo completo.

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