Il circo, e in questo caso particolare il circo sociale, dimostra ancora una volta di saper far parlare di sé oltre che mettersi in mostra su una pista. Nella giornata conclusiva del nono Festival Internazionale di Budapest il circo è stato infatti protagonista sulla pista, ma anche centro di interesse in una conferenza dal titolo Il circo e la sua funzione sociale organizzata in seno al progetto europeo Homeless. The wandering of the circus, che ha trovato un’ottima collocazione all’interno di questa atmosfera festivaliera.
Tra gli scopi del progetto quello di promuovere il dialogo interculturale valorizzando il circo come occasione di visibilità sulle tematiche legate all’emarginazione sociale su scala europea e con la conferenza organizzata a Budapest non può che dirsi riuscito. Riuniti in una sala conferenze dell’hotel Benczur c’erano infatti operatori di circo provenienti da tutta Europa e non solo, sia in qualità di relatori, ma anche di spettatori attenti e coinvolti, come Line Giasson, direttrice casting per il Cirque du Soleil, e Guillaume Dufresnoy del Big Apple Circus, entrambi impegnati anche con progetti nel sociale.
A dirigere gli interventi Alessandro Serena, professore di Storia del Circo all’Università di Milano, attivo su più fronti anche nell’ambito del circo sociale. Suo il compito di introdurre l’argomento, illustrando il circo classico come comunità itinerante, modello di valori importanti; il circo contemporaneo come narrazione attenta a temi sensibili; e il circo sociale, nelle sue varie sfaccettature, come aiuto concreto a persone o gruppi in difficoltà o come collante sociale. Circo sociale che è stato protagonista indiscusso di tutte le conversazioni, visto e commentato da formatori, insegnanti, esteti, ma anche persone che hanno voluto dare a questo genere l’opportunità di mostrarsi sulla scena.
Trait d’union fra gli interventi la grande passione e il coinvolgimento di tutti gli oratori per le loro esperienze di circo sociale. Nelle parole di tutti gli operatori fortemente percepibili infatti tutto il loro impegno e la loro dedizione.
Il primo ad illustrare la propria esperienza, Ruggero Sintoni, presidente di Accademia Perduta e creatore dell’iniziativa del Circo della Pace a Bagnacavallo. Con lui si sono ripercorse tutte le tappe di questa manifestazione che ha avuto per protagonista il circo sociale, in un racconto accompagnato dalle belle immagini delle cinque edizioni e infarcito di aneddoti in grado di far sorridere. A seguire Felicity Simpson, di Circolombia, a domandarsi cosa sia il circo sociale, offrendo come ottima risposta: “circo” come modo per creare competenze e “sociale” come modo per colmare le differenze, in un percorso offerto ai ragazzi colombiani di crescita artistica, ma soprattutto personale verso una vita migliore tramite una carriera nel circo. Poi Jessica Hentoff di Circus Harmony, scuola di circo per ragazzi di tutte le età e tutti i background sociali a Saint Louis negli Stati Uniti, che ha accompagnato il discorso con video dei suoi ragazzi a dimostrare come le differenze sociali non abbiano peso quando si lavora in gruppo. Bambini nati in carcere, al fianco di figli di famiglie agiate, insieme per creare piramidi e dar vita a salti acrobatici. Bogdan Zajac, presidente di Ocelot, ha poi illustrato la condizione della Polonia, paese che ha vissuto il comunismo in cui lo sport ha goduto e gode di buona considerazione a dispetto però del circo, che viene praticato, ma che non deve essere in un certo senso nominato. Un impegno quello di Ocelot nella formazione di giovani acrobati provenienti dallo sport, portati poi sulla scena come artisti, superando ogni barriera, anche fisica, come la paralisi: ad esibirsi come veri e propri artisti grazie ad Ocelot, infatti, anche ragazzi costretti sulla sedia a rotelle. Dall’Ungheria poi Szandra Szonday, filosofa del circo, in un percorso attraverso l’evoluzione dell’estetica circense verso la messa in scena di forti tematiche sociali; e Nora L. Ritok ad illustrare l’impegno della Real Pearl Association nell’integrazione della comunità rom nella società attraverso l’arte.
Ultimo, ma non di fatto, Daniel Romila, in un coinvolgente intervento attraverso le tappe della sua vita che l’hanno portato dalla strada fino al palcoscenico e alla pista da circo come artista, ma anche formatore. Il ricordo di un passato che fa affiorare le lacrime, nel vero senso della parola, per il circo che si presenta come una realtà irraggiungibile, che poi invece diventa tangibile e lascia il segno per tutta la vita.
Una conferenza ricca e piena di emozioni a presentare il circo sociale attraverso diverse sfaccettature, ma in tutte le occasioni in grado di essere un vero e proprio mezzo per affermarsi nella società.
Rebecca Magosso