
A dirigere gli interventi Alessandro Serena, professore di Storia del Circo all’Università di Milano, attivo su più fronti anche nell’ambito del circo sociale. Suo il compito di introdurre l’argomento, illustrando il circo classico come comunità itinerante, modello di valori importanti; il circo contemporaneo come narrazione attenta a temi sensibili; e il circo sociale, nelle sue varie sfaccettature, come aiuto concreto a persone o gruppi in difficoltà o come collante sociale. Circo sociale che è stato protagonista indiscusso di tutte le conversazioni, visto e commentato da formatori, insegnanti, esteti, ma anche persone che hanno voluto dare a questo genere l’opportunità di mostrarsi sulla scena.

Il primo ad illustrare la propria esperienza, Ruggero Sintoni, presidente di Accademia Perduta e creatore dell’iniziativa del Circo della Pace a Bagnacavallo. Con lui si sono ripercorse tutte le tappe di questa manifestazione che ha avuto per protagonista il circo sociale, in un racconto accompagnato dalle belle immagini delle cinque edizioni e infarcito di aneddoti in grado di far sorridere. A seguire Felicity Simpson, di Circolombia, a domandarsi cosa sia il circo sociale, offrendo come ottima risposta: “circo” come modo per creare competenze e “sociale” come modo per colmare le differenze, in un percorso offerto ai ragazzi colombiani di crescita artistica, ma soprattutto personale verso una vita migliore tramite una carriera nel circo. Poi Jessica Hentoff di Circus Harmony, scuola di circo per ragazzi di tutte le età e tutti i background sociali a Saint Louis negli Stati Uniti, che ha accompagnato il discorso con video dei suoi ragazzi a dimostrare come le differenze sociali non abbiano peso quando si lavora in gruppo. Bambini nati in carcere, al fianco di figli di famiglie agiate, insieme per creare piramidi e dar vita a salti acrobatici. Bogdan Zajac, presidente di Ocelot, ha poi illustrato la condizione della Polonia, paese che ha vissuto il comunismo in cui lo sport ha goduto e gode di buona considerazione a dispetto però del circo, che viene praticato, ma che non deve essere in un certo senso nominato. Un impegno quello di Ocelot nella formazione di giovani acrobati provenienti dallo sport, portati poi sulla scena come artisti, superando ogni barriera, anche fisica, come la paralisi: ad esibirsi come veri e propri artisti grazie ad Ocelot, infatti, anche ragazzi costretti sulla sedia a rotelle. 
Ultimo, ma non di fatto, Daniel Romila, in un coinvolgente intervento attraverso le tappe della sua vita che l’hanno portato dalla strada fino al palcoscenico e alla pista da circo come artista, ma anche formatore. Il ricordo di un passato che fa affiorare le lacrime, nel vero senso della parola, per il circo che si presenta come una realtà irraggiungibile, che poi invece diventa tangibile e lascia il segno per tutta la vita.
Una conferenza ricca e piena di emozioni a presentare il circo sociale attraverso diverse sfaccettature, ma in tutte le occasioni in grado di essere un vero e proprio mezzo per affermarsi nella società.
Rebecca Magosso

