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Un naso rosso per alleviare il dramma dei minatori intrappolati

L’uomo non finisce mai di stupire se stesso, e ce lo ricorda una notizia del sito web di “Repubblica”. Sottoterra, 33 minatori cileni attendono da tempo, e molto ancora dovranno attendere, di poter ritornare alla luce e riabbracciare le famiglie. Sopra la terra, un giovanotto di nome Rolly, con naso rosso e abiti clowneschi, canta e dice cose che fanno ridere. Fanno ridere i minatori? Purtroppo no, a loro arriva solo lo stretto necessario per tenerli in vita. Fanno ridere quelli che stanno lì, sopra la terra, in attesa: le madri, le mogli, i bambini, i poliziotti che controllano la situazione. E’ una stravaganza? Se è così, è la stravaganza più antica del mondo. Non so se Adamo chiese a Eva “Ma che c’è da ridere?” mentre ascoltava una barzelletta dal serpente tentatore, ma se fosse così non ne sarei stupito. Da sempre, credo, qualcuno esiste sul pianeta Terra che in mezzo a gente convinta che non c’è niente da ridere va controcorrente sbellicandosi dalle risa. Rolly, in cima a quel mucchio di terra che raggruma tanto dolore, fa il suo mestiere ed è bene sia così. I bambini si raccolgono attorno a lui, cantano con lui, giocano con lui, e anche gli adulti attorno partecipano, almeno un poco; e magari si rasserenano, almeno per un poco. Non scopro nulla ricordando in questa sede che la risata ha proprietà terapeutiche. Leggo su un libro di Alberto Terzi e Valentina Broggi (“Siamo seri!”, edizioni La Meridiana) che ridere produce rilassamento muscolare, facilita processi di vasocostrizione, distoglie dal dolore e altro ancora. La clownterapia, come è a tutti noto, è oggi una disciplina presa in considerazione ancorchè criticata da molti. Non mi addentro nella dotta disputa. Solidarizzo invece a distanza con questo giovanotto dal naso rosso che, su un luogo di tragedia, sdrammatizza le ore della attesa trasmettendo il morbillo di un breve sorriso destinato attraverso le comunicazioni dall’alto a contagiare un poco, si spera, anche chi sta sotto e deve, assolutamente deve, reinventarsi la vita. Ebbene, la grande rivincita del circo è proprio questa: ridere quando non c’è niente da ridere. Mi piace pensare che qualche stilla di quest’arte possa infilarsi anche dentro un buco nero.

Ruggero Leonardi