Dalle presidenziali francesi arriva una doccia fredda per l’animalismo europeo. Anzi, gelata. I candidati (anche se non tutti) svelano dove batte il loro cuore a proposito dell’utilizzo degli animali nei circhi e le risposte più clamorose sono quelle dei due pretendenti che si contendono le presidenziali francesi. Nonostante gli appelli delle associazioni animaliste francesi, come l’influente Fondation 30 millions d’Amis, che ha posto a tutti i candidati 10 domande in materia di animali: circo, corrida, fauna selvatica, traffico di animali da compagnia, sperimentazione sugli animali, eccetera. Ebbene, né Hollande né Sarkozy lisciano il pelo agli animalisti. Anzi, difendono il circo a spada tratta.
Davanti alla domanda “prendete l’impegno di andare verso una progressivo divieto di detenzione degli animali selvatici nei circhi?”, le risposte non sono state all’insegna del populismo e dell’arrendevolezza verso l’animalismo organizzato, che pure controlla non pochi voti.
Il candidato socialista nella sua presa di posizione sui circhi si richiama significativamente alla carta dei “Diritti di cittadinanza per il circo”, che risale al 2001 ed è una sorta di vademecum adottato dalle amministrazioni locali (sottoscritto dal ministero della cultura, associazione dei comuni, federazione nazionale dei comuni per la cultura, sindacato delle nuove forme di arti del circo, sindacto dei circhi Franco-Europei, sindacato nazionale del circo) in fatto di spettacoli circensi, a partire dall’utilizzo delle piazze e fino all’impiego degli animali. Hollande (che ha scelto il Cirque d’Hiver per la sua recente convention) si limita a sottolineare che quella carta, che non vieta in alcun modo i circhi con animali ma si preoccupa che il loro impiego avvenga secondo la legislazione vigente e nel rispetto del benessere delle specie utilizzate negli spettacoli, deve essere scrupolosamente osservata, anche laddove parla dei diritti applicabili agli animali nei circhi, e tutti i Comuni devono adottarla. Punto.
E cosa ha invece risposto Nicolas Sarkozy, presidente in carica, favorito dai sondaggi e che punta con decisione alla riconferma a capo dell’Union pour un Mouvement Populaire? “I circhi devono naturalmente disporre di tutte le autorizzazioni rilasciate dalla protezione ambientale e dei certificati di abilitazione relativamente alla capacità di prendersi cura degli animali”. La legislazione vigente e aggiornata nel 2011, prosegue, ha rinforzato le regole di protezione degli animali utilizzati negli spettacoli itineranti ed entro tre anni si discuterà anche con le associazioni che si occupano di protezione degli animali per un eventuale aggiornamento. Ma è il passaggio conclusivo che fa schierare con decisione Sarkozy a sostegno dei circhi con animali: “L’obiettivo del lavoro fatto per la protezione degli animali è quello di sorvegliare al loro corretto utilizzo ma non vietare l’attività dei circhi, che contribuiscono a creare lo stupore nei bambini e a scoprire la bellezza di specie animali che altrimenti sarebbe concessa solo ai più ricchi di loro”.
La Francia, insomma, mantiene diritta la barra sulla stessa lunghezza d’onda di tutte le moderne democrazie del mondo: giusto regolamentare e vigilare scrupolosamente sul benessere e sulle condizioni di vita e gestione degli animali negli spettacoli, ma vietarli significherebbe regredire da ogni punto di vista.
Se al tema degli animali non rispondono per nulla candidati come Jacques Cheminade, Marine Le Pen e Jean-Luc Mélenchon, solo i leader minori fanno contenti gli animalisti e sposano la loro causa, come Philippe Poutou (Nuovo partito anticapitalista) o l’ecologista Eva Joly. Nemmeno sulla corrida Sarkozy usa l’arma del politicamente corretto: “L’esistenza su più parti del territorio francese di tradizioni locali secolari come quella della corrida, è una realtà che lo stato deve rispettare”.
Claudio Monti