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Salieri Circus Award. Il Festival di un’altra dimensione

di Alessandro Serena

È difficile che un evento, di qualsiasi natura, arrivato appena alla seconda edizione faccia un balzo simile. Non solo in avanti, ma anche di lato. Come verso un’altra dimensione. Non tanto rispetto alla qualità tecnica dei numeri in concorso (pure tutti di ottima fattura) ma in quanto alla capacità di indicare ed originare vibrazioni e tendenze. Aprirsi, appunto, ad altri orizzonti, sempre restando all’interno della propria precisa mission: affermare il concetto di Circo d’Arte.

Lo splendido Teatro Salieri di Legnago

Qui quasi ogni numero è un pezzo unico. Viene chiesto agli artisti di adattare il proprio repertorio ad una selezione di musiche classiche, a volte di indossare costumi diversi dal solito e spesso di impaginare il proprio virtuosismo in maniera differente. La performance viene poi completata da splendide immagini proiettate su un grande led wall. Tutto ciò ha l’effetto di creare di fatto delle esibizioni spesso irripetibili. Già, perché poi gli artisti non sempre adotteranno in maniera definitiva questa regia.
Molti festival fanno attenzione ad avere numeri poco visti, alcuni riescono ad avere quasi tutte esclusive. Ma questo è il primo ed unico ad interpretare del tutto l’hic et nunc. Queste emozioni puoi viverle solo qui e ora. Il Salieri è come quei fiori leggendari e bellissimi che sbocciano solo una volta ogni mille anni sull’Himalaya e poi in poco tempo muoiono come consumati dallo sforzo. Ma in questo caso per gli artisti sarà stata comunque un’esperienza formativa unica. E per spettatori e operatori si perde quel senso di “già visto” che può capitare anche nel festival più importante per la presenza di numeri apparsi altrove solo qualche settimana o qualche mese prima.

Che pubblico! Numeroso, attento e felicemente sorpreso.

Ma i petali di questo fiore sono molti. Una giuria tutta al femminile. La gente del settore sa che nel circo non c’è bisogno di quote rosa per valutare l’importanza che le donne hanno avuto ed hanno in questo mondo. Ma un comitato interamente composto dal gentil sesso è un segnale importante. Tanto più che la presenza era davvero variegata con giurate provenienti da Europa, Sud America, Canada, Australia, Africa. E luccicanti nel colore degli abiti, dei capelli, della pelle, degli occhi.
La scelta di avere fuori concorso Silke Pan, un’artista tedesca costretta da tempo su una sedia a rotelle che ha interpretato proprio il desiderio di essere acrobata. Il circo che diventa stimolo e per i più deboli è da qualche tempo al centro dell’attenzione, al punto che anche l’Ente Nazionale Circhi (con il sostegno della Fondazione Terzo Pilastro) ha ideato il progetto Un Circo per tutti. Ma avere come ospite un’artista del genere è un’operazione bella e coraggiosa. Una kermesse pensata anche per esaltare il fisico statuario di super uomini e super donne, ha ricordato a tutti che “super” si è soprattutto nelle intenzioni e nella volontà.

Nicol Nicols (Oro) e David Larible (Platino).

La decisione di tribuire il Salieri di Platino, per la carriera, a David Larible. La parabola professionale di questo straordinario pagliaccio è incredibile. Inoltre la figura del clown in generale, e il percorso personale di questo artista, ricordano a tutti la fragilità dell’essere umano, e la sua capacità di rialzarsi dopo una caduta in pista, con la faccia magari ancora sporca di segatura, e tornare sotto i riflettori per far ridere e commuovere il pubblico di tutto il mondo. Chapeau.

Musica Maestro. L’orchestra diretta da Diego Basso.

Il sogno realizzato di avere un’orchestra sinfonica di quasi 40 elementi ad accompagnare le performance. Si erano visti abbinamenti simili per altri eventi, ma mai per un festival. Un respiro musicale sublime. Lo ha segnalato anche l’ospite d’eccezione Red Canzian, dei Pooh, che ha voluto fare pubblicamente i complimenti al maestro Diego Basso (che ha ricevuto anche il premio speciale dell’Ente Nazionale Circhi).
La varietà, la qualità e le motivazioni dei numerosi eventi collaterali. Per esempio il mercatino del circo, un’iniziativa molto semplice, quasi naif, ma che da tempo è nel cuore degli appassionati ed era stata creata e portata avanti da Ezio Torchiani, da poco scomparso, e al quale è stata dedicata questa edizione, svoltasi sotto una bella tensostruttura blu e gialla. Le mostre fotografiche dedicate agli artisti dello scorso anno e a quelli di questa edizione, con scatti non banali. I talk show condotti con leggerezza ma sapienza da Roberto Bianchin.

Nicol Nicols. Il Pavarotti della fune.

E la competizione è stata di assoluto livello con un podio rilevante. Due Oro. L’esibizione del funambolo spagnolo Nicol Nicols è sembrata incarnare lo spirito del Festival. Una tecnica eccelsa impiegata nell’evocazione di un mondo. L’artista ha accettato la sfida di indossare un elegante frac e di esibirsi su arie tratte da La Traviata e Rigoletto di Verdi e dal Dongiovanni di Mozart mentre sullo sfondo appariva l’interno di un teatro d’Opera. Un Pavarotti della fune, capace di virtuosismi di altissimo livello (mortale indietro e avanti pulitissimi).

Il leggendario. Enrico Caroli.

Ha ricordato una foto, piuttosto nota agli storici, del leggendario acrobata Enrico Caroli anche lui in frac mentre esegue un salto mortale a cavallo in un circo stabile. È stata una celebrazione iconica della mitologia del circo classico. Per lui anche il premio della giuria della critica con le maggiori firme di tutto il continente.

Emeline Goavec e Joann Benhamou. Un duo d’Oro.

Il secondo Oro è andato al duo di trapezisti francesi Emyo (Emeline Goavec e Joann Benhamou), capaci di utilizzare uno dei più classici attrezzi del circo, il trapezio, in modalità innovative e solo parzialmente già esplorate che permettevano di realizzare un vero e proprio passo a due aereo, oscillando da una parte all’altra, volando in cielo o sfiorando le tavole del palcoscenico.
Tre Argento. Un altro numero aereo, i Pas de Deux Straps con delle linee e dei movimenti da veri protagonisti della danza classica e delle prese a mani e piedi con un coefficiente di difficoltà notevole. Il quartetto di contorsioniste etiopi Sheger Queens, una performance che pure eseguita sull’Overture da Il Barbiere di Siviglia di Rossini, manteneva un sapore esotico. E Andrea Fratellini, già noto al grande pubblico per le sue numerose partecipazioni televisive, ventriloquo dalla simpatia spontanea e dotato di una tecnica sopraffina, tanto da far cantare magnificamente il suo scorbutico ma irresistibile pupazzo, Zio Tore.

Argento. Il quartetto di contorsioniste etiopi Sheger Queens.

Tre anche i Bronzo. Alla giovane mongola Sarangua, equilibrista su bastoni. A Chia Cheng Sung con una dinamica esibizione con sino a tre diabolo. E all’italiana Kimberly Zavatta, una danza aerea con cinghie, sulle note della Carmen, accompagnata dal canto dal vivo.
Gli italiani hanno ben figurato anche dietro le quinte visto che la regia di palco era affidata a Marco Togni e Paride Orfei (ben assistito dal figlio Cristian).
Insomma con il Salieri Circus Award i fratelli Antonio, Letizia e Luciano Giarola (circondati da un agguerrito staff di collaboratori) sono riusciti a trasportarci per qualche giorno in un’altra dimensione, quella di un “festival di creazione”. Come si dice: “se non ci fosse bisognerebbe inventarlo!”.

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