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La comicità che Rob Torres presenta è leggera, spensierata e fanciullesca, in perfetto pendant con l’azzurro chiaro del completo che è il suo costume di scena. La simpatia che questo clown riesce a suscitare è invece straripante ed efficace, grazie al rapporto che stabilisce con il pubblico fin dai primi istanti in cui entra in scena, chiudendo l’applauso di benvenuto in una scatoletta di legno e giocandovi divertito.
Il repertorio di Torres prevede anche molti esercizi di manipolazione e giocoleria, dal sapore vaudevilliano, alcuni dei quali omaggiano esplicitamente gli artisti che lo hanno ispirato nella creazione del proprio personaggio. Tra i numeri che presenta vi sono infatti un’interessante routine di giocoleria con il cappello che ammicca a George Carl ed un cambio di costume in scena degno di Rowan Atkinson. Il personaggio di Torres rimane comunque sempre molto personale. Interpellato sul rapporto tra sé stesso e la propria maschera, Rob utilizza una interessante similitudine: ”Quando sono in scena sono sempre me stesso, non mi calo in nessuna parte, più semplicemente accade che quando indosso il costume è come se alzassi il volume”. Infatti anche quando è lontano dal palcoscenico o dalla pista, Rob è un intrattenitore spontaneo, una fucina di gag, giochi di magia e giocolerie. Torres ed il suo clown sono esattamente la stessa persona, che mantiene costantemente il contatto con la propria componente giocosa.
Il titolo dello spettacolo teatrale di Rob è Room to Play e questo è ciò che effettivamente accade in scena. L’artista, sotto gli occhi del pubblico, costruisce la propria casa, completa addirittura di tetto e comignolo, utilizzando esclusivamente magiche corde bianche che escono dalla sua valigia o direttamente dal costume. Una volta preparata la stanza, Rob può finalmente iniziare a giocare, coinvolgendo ampiamente il pubblico ed invitando gli spettatori in casa propria.
Il suo approccio alla scena ha caratura internazionale, universalmente apprezzabile da qualunque pubblico di ogni età in quanto i giochi e le gag sono presentati in maniera alquanto naturale ed immediata, i suoi lazzi non sono mai eccessivamente sopra le righe. Proprio questo è l’intento di Rob, ovvero presentare uno spettacolo apprezzabile da chiunque, senza pre-requisiti necessari alla corretta fruizione. Come egli stesso riferisce sul proprio sito internet (www.funeeestuff.com), ricerca l’assurdo nelle azioni quotidiane più semplici, ma come ogni artista sa bene che “sviluppare un’azione unica ed al contempo semplice che coinvolga un pubblico non è per niente facile”. Torres ritiene che la performance funzioni meglio quando l’artista sta “lavorando con il pubblico piuttosto che facendo qualcosa per esso”.
Forse per coerenza con questi principi, Rob non si presenta con il classico naso rosso né trucco esagerato, bensì con il già citato costume azzurro che amplifica la sua natura di bambinone meravigliato da ogni cosa. Dato ciò, non stupisce che Rob identifichi due separati spettatori come la sua “Mama” ed il suo “Papa”, costruendo assieme ai due genitori fittizi gag basate su quella comicità in dolcezza che è il suo tratto distintivo.
Alberto Fontanella