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Monte Carlo, il Circo oltre il tempo: in ricordo di Egidio Palmiri

di Alessandro Serena

Ieri sera si è ufficialmente chiusa la 44^ edizione del Festival del Circo di Monte Carlo. Questo articolo è dedicato a Egidio Palmiri, leggendario artista, direttore, presidente dell’Ente Nazionale Circhi e fondatore dell’Accademia d’Arte Circense, scomparso lo scorso lunedì. In un secolo di pista ha avuto fra i tanti meriti quello di essere stato chiamato dal Principe Ranieri per contribuire in maniera determinante alla nascita e allo sviluppo del Festival. Per ovvi motivi la sua presenza si era poi diradata. Ma l’ultima apparizione da giurato, nel 2004, era coincisa con un podio fantastico per l’Italia: Bronzo a Willer Nicolodi, Argento a Stefano Orfei e Oro ai Fratelli Errani. Quest’anno lo stesso Maycol ha alzato al cielo l’ambita statuetta. Forse un po’ anche proprio verso Palmiri che da lassù sarà stato ben contento dell’ennesimo trofeo conquistato da un suo ex allievo.
Se ancora qualcuno si stesse chiedendo se il circo possa essere o meno considerato a tutti gli effetti una forma d’arte, ebbene il Festival del Circo di Monte Carlo spazza via ogni dubbio. E se ancora qualcuno si stesse chiedendo se in quest’arte ci sia o meno posto per gli animali ebbene la risposta è chiara. Non solo c’è il posto ma indubbiamente nella forma più autentica del circo classico la presenza degli animali fa parte della specificità e dell’essenza artistica ed antropologica.
La 44^ edizione del festival più importante del mondo ha avuto un palmares d’eccezione, con tre Clown d’Oro, quattro d’Argento e quattro di Bronzo.
Il primo Oro, ma se “ci fosse stato di diamante avrei dato quello” ha detto SAS la Principessa Stephanie, è andato alla cavalleria del Circo Knie che presentava quattro opere d’arte.

Festival di Monte Carlo. La giuria con Palmiri e il Principe Ranieri

L’evoluzione della specie
L’arte equestre, come noto, è antica quanto il rapporto fra l’uomo e il cavallo e ha numerose diramazioni e sfaccettature, basti pensare alla scuola di equitazione spagnola di Vienna. Ma quella della famiglia Knie è peculiarmente “circense”. È legata in maniera indissolubile a forma e misura della pista del circo. Al cerchio, forse il più grande fra i simboli universali. E in questa arte specifica ancora una volta i Knie si sono dimostrati grandi maestri.
Maycol Errani ha presentato due capolavori. Il carosello di 30 cavalli cesellato negli anni da Fredy Knie. E la libertà di sette stupendi frisoni. Ci sono nel corso dell’evoluzione di una disciplina artistica dei momenti in cui si definiscono delle nuove tendenze o direzioni. L’estetica militare è superata da quella sportiva, poi da quella folkloristica o comunque legata a tradizioni nazionali, infine da quella new age. Ma Maicol Errani incarna l’evoluzione della specie e in qualche modo supera qualsiasi definizione per proporre uno stile unico e personale formato dalla sapienza di Fredy Knie jr e completato dal carisma di Maicol, dovuto anche al suo sangue da attore errante italiano dell’arte. Le immagini che si creano in pista sono archetipiche ovvero senza tempo, proprio perché oltre il tempo stesso, oltre le ere, le estetiche di questo o quel periodo. Il rapporto di Maycol con i cavalli ricorda quelli leggendari, Alessandro Magno con Bucefalo, Napoleone con Marengo, Zeus con Pegaso. Gli animali di Maycol non hanno forse le ali ma fanno di certo volare con la fantasia.
Stupenda anche la libertà presentata dal giovane Ivan Pellegrini Knie in groppa al frisone Poseidone. E mozzafiato la doppia posta presentata dallo stesso Ivan e da Wioris ognuno in piedi su due cavalli e intento ad afferrare le briglia di altri nove equini ciascuno che passavano sotto le proprie gambe a velocità sfrenata. Venti cavalli al galoppo in pista per una manciata di minuti che valeva da sola il viaggio a Monte Carlo.
Alle conferenze organizzate dall’ECA si è affrontato il tema della differenza fra circo classico e contemporaneo, ebbene le performance della famiglia Knie superano il dilemma ponendosi oltre e al di sopra delle definizioni e del tempo stesso. Un uomo che danza con un branco di cavalli è un’immagine archetipica che potrebbe appartenere al passato al presente o al futuro.
A proposito di opere d’arte pare un po’ come durante il rinascimento italiano quando a “bottega” da Leonardo o da Michelangelo c’erano allievi che poi ne portavano avanti le tecniche e il lavoro. In questo caso a bottega da Fredy Knie jr ci sono talenti come Maycol e Wioris Errani e Ivan Pellegrini Knie. Durante la conferenza stampa Maicol è stato sempre due passi più indietro del Maestro, come a voler confermare tutto ciò. È evidente che questa sapienza arrivi direttamente dal genio equestre di Fredy Knie Jr e quindi dal papà Fredy Sr. ma è ammirevole osservare come Maicol sia in grado di interpretarla oggi ai massimi livelli.
Interessante annotare anche dei nuovi record. I Knie ora sono l’unica famiglia ad aver vinto tre volte l’Oro. E Maycol è l’unico artista della storia ad aver vinto l’Oro in due discipline completamente differenti: i giochi icariani e l’ammaestramento di cavalli.

Festival di Monte Carlo 1976. Palmiri consegna al Principe Ranieri il libro di Cervellati

Verso l’infinito
Le tecniche circensi, come accade nello sport o in tante altre discipline, spostano i propri limiti sempre più in alto. Così un primato che una volta poteva sembrare fuori dalle possibilità umane come il quadruplo salto mortale è stato in effetti in anni recenti realizzato da diversi artisti. Ma rimane un esercizio rarissimo e straordinario. Per questo quando Ammed Tuniziani ha girato il proprio corpo in aria per quattro volte di seguito tutto il pubblico dello chapiteau di Fontvieille si è alzato in piedi di scatto, anche come per una liberazione dopo l’incredibile sequenza di passaggi di standard altissimi e realizzati con precisione e ritmo che aveva preceduto l’exploit. I componenti della troupe infatti avevano presentato ogni genere di figura possibile nella disciplina incluso un inedito doppio salto mortale in doppia piroletta con presa alle gambe. I Tuniziani sono da anni nel gotha dell’arte circense avendo fatto qualche anno con Ringling Bros. e con Big Apple, ed è destinata al Circo Hermanos Vazquez (al momento forse il circo itinerante più grande d’America), dove troverà altri due Clown d’Oro, quello del nostro David Larible, star comica del prossimo spettacolo, e quello di Miguel Vazquez il trapezista messicano che per primo ha reso il quadruplo una realtà e che ora è direttore tecnico di quel complesso. Per ricordare Egidio Palmiri citeremo il fatto che grazia all’attività dell’Accademia un italiano, Ruby Merzari ed Elvit Bellucci, tornarono a realizzare un triplo salto mortale al trapezio volante dopo decenni.
Oro anche ai fratelli Martinez, per il loro numero di acrobati icariani. Quasi una curiosità etnica il maggiore (19) colombiano e il minore (15) giapponese che dei propri paesi hanno preso da una parte il ritmo e dall’altra l’atmosfera scenica e la dedizione al lavoro. Una performance in due parti, una ad altezza normale con un repertorio molto vasto e ben eseguito e l’altra a fino a 12 metri quando un attrezzo meccanico alzava la classica “trinca” fino ad altezze vertiginose. Un numero che più di altri ricordava il rischio e la predisposizione quasi al sacrificio umano. Forse non a caso lo sprezzo del pericolo e l’attitudine positiva verso la morte erano una caratteristica sia delle civiltà precolombiane sudamericane, in particolare gli Aztechi, che dei giapponesi con harakiri e kamikaze.
Forse la rinascita dei giochi icariani deve qualcosa all’attività dell’Accademia del Circo di Palmiri, che aveva recuperato una disciplina quasi dimenticata per riportarla ad altissimi livelli. Ma a lui non piaceva il rischio eccessivo, soprattutto se collegato a giovanissimi. Può sembrare un paradosso visto che lui e i suoi famigliari erano stati artisti del brivido, ma tant’è. Era molto attivo su questo versante e aveva criticato aspramente anche gli allenamenti troppo duri dei bambini di alcune scuole orientali.

Un’altra immagine della consegna del volume di Cervellati a Ranieri di Monaco

Brivido, dolcezza, messa in scena
Quattro poi gli Argenti conferiti. Uno all’ammaestratore russo Sergey Nesterov che con le sue cinque tigri bianche ed una leonessa ha dimostrato un’ulteriore evoluzione del dressage russo in dolcezza. Con una veste bianca quasi fosse un vestale di un culto antico, impegnato in un rituale sacro, l’artista iniziava dove altri finiscono ovvero sdraiato a terra accanto ai suoi animali. Gli esercizi dimostrati erano poi quelli classici ma con una complicità disarmante. Spesso vis a vis con i propri compagni di lavoro anche negli esercizi più difficili come i debù in avanti e in indietro, Sergey finiva poi il numero addirittura abbracciato ad una grande leonessa che non finiva di fargli le fusa. Palmiri aveva presentato numeri di cavalli e aveva sempre avuto attenzione per l’ammaestramento in dolcezza. Quante battaglie anche in sede istituzionale per poter rivendicare il diritto all’arte circense di utilizzare gli animali, e quante battaglie per migliorare il benessere degli stessi.
Un bell’Argento al venezuelano Henry Ayala, il Principe dei Clown. Degli interventi energici quanto ricostituenti, ben ritmati, presentati con costumi sempre diversi, e la partecipazione ad un numero di filo alto fra i più notevoli della storia recente del Festival. Unire comicità a brivido è una dote rara ed Henry lo ha fatto in maniera davvero efficace. Un artista che si è formato al Florilegio di Darix Togni e che ha girato per tutto il mondo, venendo a contatto con contesti assai differenti tra loro e sviluppando una grande capacità di adattamento che di certo è risultata utile nell’ambiente più difficile al mondo per un clown.

Regia russa. Tecnica e simpatia
Argento e grande esito ottenuto anche dai Dandy’s, alla stanga russa, che presentavano una serie di esercizi davvero notevoli, ciascuno dei quali, da solo, avrebbe potuto concludere un “normale” numero del genere. In particolare cinque tripli salti mortali differenti: ingruppato, carpiato, con mezza piroetta, con piroetta, con doppia piroetta. Con uno stile elegante e allo stesso tempo scanzonato che è una cifra stilistica del regista russo Alexandre Grimailo, forse il primatista in quanto a numeri presentati nei festival di tutto il mondo. E per altro sua anche la regia del “Matrimonio” presentato dalla troupe Efimov al fast track, il trampolino lungo, in questo caso abbinato ad altre forme di tappeto elastico. Una performance premiata con il Bronzo e ispirata ad una festa nuziale ed interpretata da campioni provenienti dalla pista, dalla ginnastica e persino dalla disciplina dei tuffi. Anche in questo caso la tecnica sopraffina era resa lieve dalla messa in scena di Grimailo. E viene in mente come la presenza scenica sia sempre stata ritenuta essenziale per Palmiri che dava grande importanza alle lezioni di danza nella sua Accademia.

Il presidente Palmiri tiene in braccio Cai Yong
Il festival guarda a Oriente
Una novità di quest’anno il gemellaggio con il Festival di Chimelong annunciato con tanto di mascotte presenti nella parata iniziale che scherzavano con l’annunciatore, il veterano Petit Gougou. Ma la grande nazione era presente anche con tre grandi numeri di gruppo, di tre discipline tradizionali: i piatti in equilibrio, la giocoleria di cappelli e il salto delle corde, con artisti provenienti da Shandong. Ancora una volta gli artisti con gli occhi a mandorla hanno dimostrato di padroneggiare queste arti e di essere in grado di renderle altamente spettacolari soprattutto quando presentate da gruppi molto numerosi, con fino a una trentina di artisti in pista allo stesso momento. Argento per loro. E torna alla mente la curiosità e simpatia di Palmiri verso gli orientali, come quando aveva voluto tenere in braccio il giovanissimo Cai Yong vincitore del Festival di Latina.
Bronzo per la Troupe Zola della Mongolia. Purtroppo un infortunio ad uno dei migliori agili del gruppo ha comportato una frettolosa risistemazione del numero sia nella parte tecnica che in quella coreografica che non ha permesso di godere a dovere della esibizione che sembrava ben studiata ed ispirata alle tradizioni di quel lontano paese.
Bronzo anche alla coppia Flash of Splash. Una delle discipline più in voga del momento è quella delle cinghie aeree. In particolare quando presentate in una sorta di passo a due nel cielo dello chapiteau. È questo il caso di Amalia e Yevhen con uno stile deciso, quasi aggressivo, che saranno da Knie il prossimo anno a loro agio visto che il circo svizzero realizzerà una speciale produzione di “circo metallico” con Flic Flac.
Bronzo anche ai Five Boys dei Bingo Circo-Teatro, una performance davvero efficace e ben pensata di esercizi alla doppia pertica cinese alternati da un dinamico mano a mano in uno stile rock che ha trascinato tutto il pubblico. Non a caso alla stessa coreografa, Iryna Herman, sono stati affidati opening, transizioni e finale degli spettacoli, momenti festosi ed allegri con membri del suo gruppo integrati da alcuni allievi della scuola di circo di Kiev per un totale di 26 ragazze e ragazzi in pista e per aria.

La forza di passione e lavoro
Il successo del Festival di Monte Carlo, sia di questa edizione che per come continua a scrivere la storia dell’arte circense è possibile per una combinazione di passione e lavoro. Sas la Principessa Stephanie continua a nutrire grande amore per questa forma d’arte e ha saputo mettere insieme e motivare un gruppo di lavoro straordinario, capitanato da Urs Pilz, con talenti assoluti in ogni settore.
Egidio Palmiri non finiva di indicare la necessità di seguire queste due regole fondamentali. E forse i tanti operatori italiani che accorrono ogni anno in principato dovrebbero provare a tenerle di gran conto in un momento difficile per l’impresa come mai prima d’ora.
Durante gli spettacoli la Principessa Stephanie guardava spesso al cielo, cercando forse l’approvazione del padre. E chissà se il Principe Ranieri starà ora commentando con Egidio Palmiri i risultati dell’ennesima grande edizione di questo Festival unico al mondo. Una manifestazione che continua a ricordare a tutti che l’arte circense, quando a questi livelli, è oltre il tempo e oltre lo spazio.