Ieri presso la Biblioteca del Senato si è tenuta una parata niente male. Un workshop organizzato dalla Lav in collaborazione con l’associazione Animal Defenders International: a tema il Ddl 2287-bis del Governo per la parte che interessa i circhi con animali, ovvero la dismissione di questi ultimi dall’ambiente nel quale sono cresciuti ed hanno vissuto, in cattività, da generazioni. Siccome non è una operazione… naturale convincere gli italiani che i circhi rappresenterebbero il problema numero uno della nostra Italia, costoro ci stanno mettendo tutto il loro impegno.
Ieri hanno fra l’altro presentato un documentario, “Lion Ark”, prodotto da ADI, che tocca le corde emotive del pubblico, secondo regole di comunicazione molto in uso nel mondo animalista per fare colpo sull’opinione pubblica e portarla (al guinzaglio) sulle proprie battaglie.
Però il diavolo fa le pentole ma non i coperchi, e il paradiso in terra (promesso anche da Belzebù) non esiste. Solo che la stampa italiana non riesce nemmeno a copiare da quella internazionale.
Ieri Corriere.it nel pubblicare il trailer di “Lion Ark” sul proprio sito, ha scritto che il film documentario “racconta la dismissione dei circhi con animali in Sud America, avvenuta grazie alla collaborazione delle autorità governative con gli attivisti di Animal Defenders: un’operazione unica al mondo, coronata dal trasferimento di ben 25 leoni in un santuario per animali esotici”. Né ieri in Senato e né nell’articolo del Corriere, però, è stata riferita la notizia che la stampa internazionale ha pubblicato nel giugno dello scorso anno. Leggiamo dalla Reuters, una delle principali agenzie di stampa internazionali: “Two rescued Colombian circus lions die at South African refuge”. Due dei leoni “salvati” dai circhi colombiani muoiono nel rifugio sudafricano. “Liberati” in aprile, ai primi di giugno già due decessi. Due su trentatrè. Leoni che hanno preso la strada del Sudafrica, trasferiti in una “riserva privata” (articolo Reuters) quando Perù e Bolivia hanno vietato i circhi con animali. Notizia fondatissima perché comunicata anche dalla stessa ADI. La causa sarebbe stata una tossina. Avendo in mano la documentazione scientifica si potrebbe entrare nel merito. Sta di fatto che due leoni “salvati” dai circhi sono morti nel paradiso terrestre nel quale gli animalisti hanno pensato di collocarli. Non è un particolare da poco perché la Lav sta dedicando sforzi colossali (si pensi solo al rapporto Censis, che chissà quanto sarà costato) per preparare la “salvezza” degli animali dei circhi, che se poi finiscono in centri di recupero sotto osservazione per presunti illeciti, come accaduto in Italia, o vanno a morire nei santuari animalisti, beh, qualche domanda bisognerebbe porsela.
Un resoconto molto approfondito della iniziativa svoltasi al Senato, l’ha pubblicato ieri il Blog Zoelagatta.
Contiene tutte le cartucce sparate dagli animalisti per spiegare perché sia giunto il momento di togliere gli animali dai circhi. Vediamo.
Ci sarebbero motivi di “pubblica sicurezza”: nel caso dell’Italia nei circhi sarebbero avvenuti “30 incidenti dal 1995 ad oggi”. Non viene dettagliato granché su questi numeri, altrimenti si potrebbe rispondere punto su punto. Si sostiene che ci sarebbe stato “il coinvolgimento di 35 animali. Di questi eventi, il 36% ha avuto conseguenze: nel 33% dei casi ci sono stati dei feriti, nel 3% dei casi, decessi”. Feriti lievi, lievissimi, gravi? Umani o animali feriti? Decessi quali? Attendiamo dettagli dalla Lav.
Ma a proposito di animali e sicurezza va segnalato uno strabismo preoccupante da parte animalista: ma come, guardano alla pagliuzza di 35 animali (tutti da verificare, ripetiamo) e fanno scena muta sugli incidenti che vedono protagonisti i cani fra le mura domestiche e che assommano a migliaia di casi all’anno? E’ questa la vera emergenza sociale, non i circhi.
Ci sarebbero poi “ragioni etologiche” e quindi scientifiche: vengono portate a sostegno le ricerche condotte da un tale professore ed anche una pubblicazione. Se si mettono sul tavolo tutte le prese di posizione di esperti e studiosi in materia, se ne trovano anche numerose favorevoli alla presenza degli animali nei circhi e che non rilevano nessuna controindicazione scientifica al riguardo. Anzi, uno zoologo di fama mondiale ha spiegato, tanto per cominciare, di “non vedere alcuna ragione per vietare spettacoli con animali di qualsiasi genere”. Ma più in generale ha smontato tutto l’armamentario ideologico animalista.
Ci sarebbero poi i divieti introdotti nel mondo. Quanti e di che tipo? Le informazioni fornite dagli animalisti sono vaghe. Quanti divieti veri e propri, totali, come la Lav vorrebbe in Italia? Pochissimi, eccezioni rarissime nelle democrazie occidentali. Il proibizionismo è, ad oggi, una goccia nel grande mare delle legislazioni che regolamentano, ma non vietano, gli spettacoli con animali.
Ci sarebbe una presunta volontà degli italiani a decretare la fine del circo con animali. Su cosa si basa la Lav (e non solo) per affermare ciò? Sul rapporto di un istituto di ricerca, e tutti sanno come simili dati siano spesso finiti al centro di clamorose contestazioni perché, ad una analisi approfondita, si sono prestati a controverse valutazioni.
A cosa mira dunque la campagna della Lav a proposito del “ricollocamento degli animali” che dovrebbero essere sottratti ai circhi, grazie alla auspicata (da parte loro) approvazione del Ddl 2287-bis?
Si può leggere nelle ultime righe del blog citato: “Eurogroup for Animals sta completando una mappatura di tutti i centri di recupero e dei santuari presenti in Europa che corrispondono ad accertati standards di qualità e che si dedicano a fornire accoglienza a diverse specie di animali esotici e selvatici. Tali centri promuovono la protezione degli animali e si offrono di accogliere animali in difficoltà e/o in situazioni di maltrattamento. Essendo già attivi nel ricevere animali provenienti dai circhi, rappresentano una risorsa preziosa, ma spesso poco nota, per i Governi interessati ad adottare un divieto dell’uso degli animali negli spettacoli viaggianti e che si trovano a dover identificare nuove sistemazioni per gli animali”.
Animali dei circhi, in buona sostanza, sottratti ai loro legittimi proprietari, sradicati dal loro habitat naturale in quanto specie nate in cattività, e ricollocati in “paradisi” nei quali trovano anche la morte? E quali costi la collettività dovrà sobbarcarsi per realizzare queste oasi tanto care agli animalisti? Una corretta informazione dovrebbe occuparsi anche di questo, non solo di pubblicare comunicati di fonte animalista.