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La meravigliosa avventura di girare un film sul circo

Carlo, Mario e Luca Verdone

 

“L’idea del film su Franconi è nata in me frequentando la biblioteca di mio padre, piena di libri sul circo coi quali sin da ragazzo ho cominciato a familiarizzare, ma più in generale respirando l’amore per il circo che mio padre ha trasmesso a me e ai miei fratelli”. Luca Verdone, regista di La meravigliosa avventura di Antonio Franconi, racconta in anteprima a Circo.it il parto della pellicola che viene presentata oggi alle 15 al Festival del Film in corso a Roma. E non è un caso se il film è dedicato proprio a Mario Verdone, grande studioso di spettacolo, docente di Storia e critica del film all’università di Roma, saggista, critico d’arte, follemente innamorato del cinema e del circo. E dunque cominciamo con due rivelazioni che riguardano proprio Mario Verdone.

Mario e Carlo Verdone sul set di Ma che colpa abbiamo noi (Foto tratta dal sito internet di Carlo Verdone)
La prima ha proprio a che fare con i libri: “Stiamo riorganizzando la residenza di Cantalupo in Sabina, dove mio padre trascorreva le vacanze (e dove ha ricevuto anche la cittadinanza onoraria, ndr), e un piano conterrà la sua enorme biblioteca, nella quale i ‘titoli circensi’ hanno un peso notevole”, annuncia. “Contiamo di costituire una fondazione e il materiale potrà avere anche una fruizione pubblica, sarà a disposizione degli studiosi e di quanti vorranno consultarlo per ricerche e approfondimenti”. La seconda novità non è meno importante perché ha a che fare con la genesi della passione per l’arte della pista in Mario Verdone, un aspetto fino ad oggi inesplorato. Luca ne è convinto: “Le origini di mio padre sono senesi e Siena è una città votata allo spettacolo, soprattutto in estate. Il Palio di Siena, che viene tanto contestato dagli animalisti, a ben vedere è uno spettacolo circense. Gli sbandieratori sono dei giocolieri, si allenano tutto l’anno come i circensi, così come la figura del tamburino richiama direttamente al circo, e poi la sfida con i cavalli… Mio padre deve avere assaporato da ragazzo le gioie del Palio di Siena e quando ha visto il circo ci ha ritrovato una parte della sua infanzia e giovinezza. Poi ovviamente c’è stato il resto, l’approfondimento culturale, l’incontro con registi che hanno amato il circo, il rapporto diretto con molti personaggi della pista di segatura…”.
Silvia Verdone e Christian De Sica (Dal sito di Carlo Verdone)
Quindi il circo è entrato in casa Verdone grazie a papà.
Sì, lui aveva un legame strettissimo col circo e ce l’ha trasmesso a tutti, a me, a Carlo e a mia sorella Silvia. Da piccoli ci portava spesso al circo, in casa abbiamo tante foto sotto al tendone, ed ho ancora vivi nella memoria alcuni momenti trascorsi con mio padre e con la gente del circo, con Darix Togni ad esempio.
Torniamo alla biblioteca “contagiosa”.
Avendo respirato l’aria del circo in famiglia, appena cresciuto è stato naturale per me cominciare a leggere certi testi e scoprire personaggi e storie affascinanti. Così lessi di Franconi e cominciai a chiedere spiegazioni. Ricordo che in casa arrivarono anche le bozze del libro di Giancarlo Pretini (Antonio Franconi e la nascita del Circo) che fra le altre cose contiene un soggetto cinematografico, scritto da mio padre molti anni prima sul fondatore del circo moderno. La figura di Franconi mi incuriosì moltissimo…
Franconi interpretato da Massimo Ranieri
Perché?
Per varie ragioni. E’ stato un personaggio eccezionale. Visse tantissimo per l’epoca, quasi cent’anni, dal 1737 al 1836. Ebbe rapporti stretti con la Rivoluzione francese, fu un imprenditore circense illuminato, e poi mi ha colpito la vita avventurosa di quest’uomo, come suggerisce anche il titolo del film. Franconi accetta continuamente le sfide, cerca sempre l’incognito, ha l’amore per il rischio, anche per gli eccessi, compresi quelli sentimentali. Pare che non amò solo la moglie Elisabetta… ebbe una vita piuttosto agitata anche da questo punto di vista.
Un tombeur de femmes?
Credo di sì e il film sviluppa questi aspetti, mette in luce la ricerca della perfezione e del rischio come valore assoluto nella vita.
Dal soggetto cinematografico che scrisse suo padre negli anni 50, immaginando nel ruolo di Franconi Vittorio Gassmann, ha tratto spunto oppure no?
Ne ho tratto delle suggestioni ma il mio soggetto è quasi completamente diverso. Anche perché per realizzare la sua idea sarebbe stata necessaria una produzione da kolossal, anche molto costosa e di questi tempi non sarebbe stato facile.
Massimo Ranieri sul set del film (foto tratte dal sito internet di Ranieri)
Non teme che una figura come quella di Franconi possa apparire troppo legata al circo classico soprattutto in un momento in cui la moda del nouveau cirque è forse all’apice?
E’ un problema che non mi sono posto. Non ho pensato a comparazioni con l’attualità, il mio è un omaggio ad un artista che ha fatto del circo uno strumento di espressione e di pura poesia ed è anche una valorizzazione del circo tradizionale.
Da molti anni il cinema italiano non sfornava qualcosa sul circo.
Infatti, spero che il mio film segni un nuovo feeling fra cinema e circo, d’altra parte io sono fra coloro che pensano che il cinema sia nato dal circo e non debba dimenticarsene.
Magari ha già in mente altri progetti cinematografici sul circo?
E’ presto per dirlo, ma un’idea ce l’ho.
Sempre di tipo storico?
No, qualcosa di più moderno. Mi piacerebbe molto continuare questo filone.
Perché ha pensato a Massimo Ranieri per interpretare il ruolo di Franconi?
Era l’unico attore che potesse interpretarlo considerata la sua versatilità non soltanto nel campo della musica ma anche in quello teatrale e cinematografico. E non è solo un attore completo, ma è un acrobata… credo sia l’unico attore italiano che sappia andare a cavallo, camminare su una palla, andare sulla corda …
Anche perché la scuola del circo l’ha frequentata davvero.
Sì, e Massimo Ranieri divora ogni forma di spettacolo, la fa sua, e poi è un estremista, ogni esperienza la vive appieno e la porta all’estremo.
E dunque è rimasto soddisfatto di Ranieri-Franconi?
Più che soddisfatto. Si può dire che il film sia stato costruito su Massimo Ranieri e guardandolo ci si renderà conto della sua straordinaria versatilità: fa duelli, va a cavallo, fa il clown… e imprime un’energia particolare alla storia.
Delle pellicole storiche e più famose dedicate al circo lei quale preferisce?
Sicuramente I Clowns di Fellini. E’ il numero uno e a mio parere il regista di Rimini ha seppellito tutti gli altri. Dopo quel capolavoro che cosa si può aggiungere sul circo? E poi tutto il cinema di Fellini ruota attorno al circo, dal primo all’ultimo. Senza il circo non si capisce nulla di Fellini.
E Il Circo di Chaplin?
E’ un altro capolavoro, ma più incentrato sulla mimica eccezionale e sulla poesia di Chaplin. Fellini è ancora oggi attualissimo, il suo ritratto del clown resta intramontabile.
Anche se quel film da alcuni fu letto come la condanna a morte del circo.
Non lo era sicuramente: il circo va capito per quello che è, va vissuto nella sua integrità, con le sue malinconie e con le sue grandi esplosioni di gioia e Fellini lo aveva capito molto bene.
Fellini frequentò parecchio suo padre e la vostra casa?
Sì, fra loro ci fu una lunga amicizia, spesso si trovavano la sera a Roma, mangiavano insieme, discutevano, si divertivano, e con loro c’era anche Tristan Rémy.
Un bel trio…
Parecchio affiatato. Fellini chiese a mio padre anche di curare il volume I Clowns e in particolare l’antologia degli scritti, cosa che fece volentieri.
Ha conosciuto anche Charlie Chaplin suo padre?
Sì, accadde quando Chaplin venne a Roma negli anni 50, al Centro Sperimentale di Cinematografia. Mio padre lo andò a prendere all’aeroporto e lo scarrozzò per Roma. Nacque un certo rapporto e Chaplin gli lasciò una foto con la sua dedica.
Come tutti i bambini che sono andati molto al circo da piccoli con i genitori, poi da grande ha avuto un rifiuto?
Rifiuto no, ma ci sono andato di meno negli anni 70, quando il circo italiano ha iniziato a vivere una certa decadenza.
E oggi come vede lo spettacolo di segatura?
In una fase di trasformazione, sta diventando un’altra cosa. Credo che la cosa importante sia mantenere la tradizione ed inserire elementi di novità, come poi stanno giustamente facendo le grandi famiglie italiane e i complessi più importanti nel mondo.
Che consiglio darebbe ai circensi?
Di puntare su un mix tra Cirque du Soleil e circo tradizionale. Di recente ho visto il Roncalli e mi sembra un esempio eccellente di quello che sto dicendo. Mescolare i generi tenendo alta la qualità.
E la presenza degli animali?
Non ho niente in contrario, fa parte del circo. Ma ritengo che gli animali non possano più avere un ruolo predominante, il numero di gabbia non lo vedo come il futuro.
I fratelli Togni nel film su Franconi
Torniamo a Franconi: che ruolo hanno avuto il Cedac di Verona e i fratelli Livio, Corrado e Davio Togni, che compaiono anche nel film?
Compare anche Antonio Giarola (direttore del Cedac, ndr), in una piccola parte di sostenitore di Franconi a Parigi. Giarola è stato prezioso perché mi ha messo a disposizione una documentazione storica incredibile per ricostruire la pista circolare di Asthley e il circo fra 700 e 800. E preziosi sono stati anche i Togni, sia perché loro sono i due chapiteau utilizzati, quello grande e quello piccolo, peraltro bellissimo, e sia per i suggerimenti che mi hanno dato, gli artisti coinvolti, loro stessi con un ruolo da attori, come Corrado che fa il clown.
Il presidente dell'Ente Circhi Antonio Buccioni e Luca Verdone al Festival del Film di Roma
Cosa si aspetta da questo film che comunque non ha avuto una gestazione facile?
Sì in effetti c’è stata anche qualche disavventura legata alla produzione. Sono contento di avere onorato il mio impegno e di avere dato corpo a una mia fantasia. A mio parere il film è bello e penso che possa incontrare l’interesse del pubblico per un’arte, quella del circo, che continua ad essere intramontabile.
Come verrà distribuito il film?
La pellicola è di proprietà del Ministero per i Beni culturali, col quale dopo il Festival di Roma deciderò anche questo aspetto. Sicuramente andrà in televisione, ma penso che sarà anche distribuito nelle sale.
Soddisfatto che sia stato presentato al Festival del Film di Roma?
Moltissimo, che sia stato inserito come evento speciale lo considero un ottimo risultato e sono grato alla direzione del Festival.
Claudio Monti