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Il difensore regionale della Lombardia interviene a difesa del circo

C’è già una legge che parla chiaro, ed è la n. 337 del 1968: “Disposizioni sui circhi equestri e sullo spettacolo viaggiante”. Articolo 1: “Lo Stato riconosce la funzione sociale dei circhi equestri e dello spettacolo viaggiante. Pertanto sostiene il consolidamento e lo sviluppo del settore”. Art. 9: “Le amministrazioni comunali devono compilare entro sei mesi dalla pubblicazione della presente legge un elenco delle aree comunali disponibili per le installazioni dei circhi, delle attività dello spettacolo viaggiante e dei parchi di divertimento. L’elenco delle aree disponibili deve essere aggiornato almeno una volta all’anno. Le modalità di concessione delle aree saranno determinate con regolamento deliberato dalle amministrazioni comunali, sentite le organizzazioni sindacali di categoria”.
Ci sono già diverse circolari del ministero dell’Interno, e fra queste alcune che spiegano come gli enti locali non possano accampare nemmeno ragioni di “ordine urbanistico” o di “pubblico interesse” per non concedere l’area ai circhi, e anche qualora i Comuni non avessero provveduto a stilare l’elenco delle aree e il relativo regolamento di utilizzo, “dovranno rilasciare ai richiedenti la concessione di suolo pubblico”.
Il legislatore ha dato tale importanza al tema delle aree, ben comprendendo che su di esse si basa l’attività di oltre un centinaio di imprese del circo, da prevedere nel decreto ministeriale 20 novembre 2007, all’art. 11, contributi pubblici per la “strutturazione di aree attrezzate per l’esercizio dell’attività circense a persone fisiche, enti pubblici e privati, associazioni ed istituzioni”. Dunque non ci sono proprio scusanti per i Comuni inadempienti.
Non è tutto. Ci sono già sentenze di Tribunali Amministrativi Regionali di mezza Italia che parlano altrettanto chiaro, la prima delle quali è datata 1994 e l’ultima risale al luglio scorso: i Comuni non possono in alcun modo vietare e nemmeno ostacolare l’attività dei circhi, né adducendo come motivazione la mancanza di aree, né introducendo regolamenti o ordinanze contro gli spettacoli con animali.
Il ritornello è noto da tempo, ma nonostante questo quadro normativo e giurisprudenziale cristallino, che non lascia margini di interpretazione, alcune amministrazioni comunali continuano a fare di tutto per non adeguarsi.
Da oggi, anzi da ieri, a questo mosaico di norme e sentenze si aggiunge anche la presa di posizione di un difensore civico regionale – primo caso in assoluto – quello della Lombardia, che ribadisce gli stessi concetti di cui sopra e pone l’ente locale davanti alle proprie responsabilità.
Cominciamo col dire chi è il difensore regionale in questione. E’ un’autorità pubblica indipendente, prevista dall’art. 61 dello Statuto d’autonomia della Lombardia e disciplinata dalla legge regionale 6 dicembre 2010, n. 18. Tutela i diritti e gli interessi dei cittadini e degli altri soggetti della società civile (associazioni, imprese, comitati) nei confronti della Regione Lombardia e delle altre amministrazioni pubbliche rientranti nella sua competenza, quindi anche dei Comuni lombardi.
Nello svolgimento delle sue funzioni si attiene solo alla legge, “in piena autonomia, non ricevendo direttive dagli organi politici regionali”, si sottolinea sul sito internet del difensore regionale, “a disposizione dei cittadini contro la cattiva amministrazione”. Proprio così. Il difensore regionale “si occupa, su richiesta dei cittadini o d’ufficio, di tutti i casi di cattiva amministrazione: illegittimità o irregolarità amministrative, iniquità o discriminazioni, mancanza di risposta o rifiuto d’informazione o d’accesso agli atti amministrativi, ritardi ingiustificati, carenza qualitativa dei servizi e simili”.
Nel territorio della regione Lombardia alcuni Comuni hanno ultimamente espresso dinieghi a richieste di concessione avanzate dai circhi. L’Ente Nazionale Circhi è prontamente intervenuto, ha ricordato a quelle amministrazioni che i dinieghi fondati sulla mancanza temporanea o permanente di aree o su divieti ai circhi con animali, sono del tutto gratuiti e illegittimi, ed ha richiamato anche precise sentenze dei TAR e circolari ministeriali. Niente da fare. Non è cambiato niente.

Braian Casartelli (foto Andrea Giachi)
Qui ci sarebbe da aprire un lungo discorso, e chiedersi perché alcuni Comuni (pochi per la verità) debordino dal recinto delle loro funzioni, fino a “calpestare” leggi e pronunciamenti di Tar. Forse per cercare di evitarsi una responsabilità (certo, reperire un’area pubblica per i circhi è un problema che si aggiunge ai tanti che un’amministrazione deve ogni giorno affrontare)? Oppure pensando che un divieto ai circhi con animali possa essere utile nei confronti di piccole lobby elettoralmente sensibili? Ma la casistica potrebbe essere più ampia. Di fatto ci troviamo di fronte a deformazioni di una classe politico-amministrativa che casta lo è fino in fondo, anche quando male interpreta il proprio ruolo, credendosi al di sopra della legge. Tanto che a volte quel tipo di politica fa sorgere la speranza che certi Comuni passino, almeno per qualche anno, giusto il tempo per ristabilire le regole, ad un commissario prefettizio, ripulendosi così da certe logiche.
Lo scorso maggio ci siamo occupati ad esempio del caso di Ventimiglia, definendolo “Comune modello”. Cosa è accaduto? Semplicemente che la Commissione straordinaria insediatasi in Municipio dopo che era stato sciolto il consiglio comunale, ha applicato senza interpretazioni e filtri di sorta la legge dello Stato (dovrebbero farlo tutti i Comuni, certo, ma alcuni forse si ritengono esentati) ed ha dotato la città ligure di un’area finalmente adeguata per ospitare i circhi. E’ così che dovrebbero fare tutte le amministrazioni comunali, ma le eccezioni non mancano mai.
Al difensore regionale della Lombardia si è rivolto l’Ente Nazionale Circhi a fine agosto, a seguito del diniego ricevuto dal circo Kodanty nel Comune di Bresso. Per inciso, è opportuno aggiungere che ora anche i dinieghi espressi dagli altri Comuni lombardi verranno sottoposti al vaglio del difensore regionale.
In data 18 settembre 2012, il difensore regionale, dott. Massimiliano Della Torre, ha scritto al sindaco di Bresso e ai dirigenti comunali competenti in materia, e per conoscenza al presidente Enc, Antonio Buccioni.
Redy Montico al Festival di Massy
Va prima chiarito che alla base dello “stop” al circo di Paolo Codanti, il Comune di Bresso poneva due argomentazioni: l’impossibilità di utilizzare l’area in passato destinata ai circhi a causa del mancato completamento dei lavori per la realizzazione del Parco scientifico-tecnologico, e il divieto agli spettacoli con animali.
Circa il primo aspetto, il difensore regionale scrive che “l’art. 9 della legge 18.3.1968, n. 337 ‘Disposizioni sui circhi equestri e sullo spettacolo viaggiante’ pone a carico delle amministrazioni comunali l’obbligo di individuare, nell’ambito dei loro territori, adeguati spazi per l’installazione di circhi equestri e di spettacoli viaggianti e prevede che l’elenco delle aree disponibili sia aggiornato almeno una volta all’anno. Pertanto, considerato che l’impedimento richiamato sembra perdurare nel tempo e che l’area in questione è al momento l’unica individuata dall’Amministrazione comunale per la realizzazione di spettacoli viaggianti, si ritiene necessaria l’indicazione di un sito alternativo che consenta lo svolgimento dell’attività circense, la cui funzione sociale è espressamente riconosciuta dallo Stato”.
Per quanto riguarda invece il divieto all’impiego di animali domestici e selvatici, introdotto dal “Regolamento per l’esercizio dell’attività di spettacolo viaggiante nell’ambito del territorio comunale”, approvato con una delibera del Consiglio Comunale risalente al 2008, il difensore regionale aggiunge: “… non si comprende quale sia il fondamento normativo che abbia consentito a codesto Comune di disciplinare in maniera così peculiare e restrittiva un’attività della quale il legislatore statale sostiene il consolidamento e lo sviluppo e che tutela nella sua globalità, comprensiva degli spettacoli che comportino l’utilizzo di animali, che della stessa costituiscono importante connotazione. Infatti, se da un lato, ai sensi dell’art. 9, comma 5 della legge 337/1968, le amministrazioni comunali hanno facoltà di disciplinare con apposito regolamento l’uso delle aree pubbliche comunali per manifestazioni artistiche legate agli spettacoli circensi, è, dall’altro, evidente che le relative disposizioni regolamentari non possono essere in contrasto con le finalità che la norma intende perseguire”. E ancora: “Peraltro, l’illegittimità di disposizioni comunali impeditive dell’impiego di animali nelle manifestazioni circensi trova conforto in un consolidato orientamento giurisprudenziale (cfr. T.A.R. Toscana, Sez. I, 26.5.2008 n. 1531; T.A.R. Abruzzo – PE, Sez. I, 24.4.2009, n. 321 e T.A.R. Emilia-Romagna – BO, Sez. II, 4.7.2012, n. 470), che ha, invece, ribadito il potere dell’ente locale di disciplinare e vigilare nell’esercizio dei suoi poteri di polizia veterinaria sulle condizioni di igiene e sicurezza pubblica in cui si svolge l’attività circense e su eventuali maltrattamenti degli animali, sanzionati anche penalmente dall’art. 727 c.p.”
La richiesta puntuale che il difensore regionale pone al Comune di Bresso è quella di “procedere all’indicazione di un’area alternativa a quella precedentemente individuata per lo svolgimento delle manifestazioni di che trattasi e di riconsiderare la richiesta presentata dal sig. Paolo Codanti”. Va da sé che i circhi nel Comune di Bresso debbono rapidamente poter tornare a lavorare.
“Si tratta di un altro importante obiettivo centrato per l’Ente Nazionale Circhi”, commenta il presidente Enc, Antonio Buccioni. “Con le amministrazioni comunali e con le autorità pubbliche in genere abbiamo sempre collaborato lealmente, cercando punti d’incontro ed anche mediazioni, mai lo scontro. Ma quando ci si imbatte in chiusure e rigidità da parte dei Comuni, se non addirittura al tentativo di sostituirsi allo Stato, non resta che affidarsi a chi può ristabilire la legalità. Nessuno può pensare di calpestare un settore fatto di imprese che fra l’altro danno lavoro a migliaia di persone. Su questo versante saremo vigili e inflessibili”.

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