Siamo al delirio e ben oltre l’intimidazione. Un’altra molotov è stata piazzata vicino ad un mezzo del circo Millennium, dopo quella che solo per fortuna non è stata innescata e non ha prodotto danni gravissimi. E, quel che è peggio, nessuno nell’Amministrazione comunale ha espresso solidarietà al circo stigmatizzando l’accaduto. Anche la stampa locale parla di “odiosi atti intimidatori” e di “gesto criminale”. Scrive l’Adige, che “l’intento evidente era quello di creare danni grossi. Per fortuna però la combustione è stata interrotta, forse dalla pioggia, e la molotov non si è incendiata”.
Derek Coda Prin è stato chiaro parlando col quotidiano l’Adige: “Noi teniamo duro e andiamo avanti, il circo non è solo il nostro lavoro, è tutta la nostra vita”. E nei confronti del Comune di Trento: “Ci hanno relegato in questo posto all’Interporto, troppo lontano dalla città, abbiamo preso acqua e vento, e ora anche le mototov. Non so se sia una nuova bottiglia incendiaria o se sia stata piazzata insieme all’altra nei giorni scorsi e noi l’abbiamo trovata solo ora. È comunque un atto grave”. Commesso da chi? Polizia e carabinieri stanno indagando, ma non è difficile fare due più due: “Temo che qui ci sia la mano di animalisti estremisti. Le critiche sono legittime, le intimidazioni e gli attentati no. A Feltre, la nostra prossima tappa, ci hanno già distrutto 73 cartelli. Temo anche per la tappa successiva a Belluno. Noi chiediamo solo di essere messi nelle condizioni di lavorare, come i nostri padri hanno fatto per generazioni: questo circo dà da vivere a 60 persone e crea lavoro anche per l’indotto. Senza dimenticare che noi per stare qui paghiamo l’affitto, le tasse, la luce, l’acqua, i rifiuti”.
Costretti a lavorare su un’area privata più simile ad un campo di battaglia che ad un luogo nel quale esercitare un’attività artistica e imprenditoriale: “Nonostante la legge 337 del 1968 preveda che le amministrazioni debbano mettere a disposizione spazi adeguati per gli spettacoli circensi, questo spesso non accade. A Trento siamo stati relegati qui all’Interporto, troppo lontani dalla città, su un’area privata. Per questi pochi giorni paghiamo 5.500 euro, troppo per un’attività come la nostra. Per la cartellonistica abbiamo lasciato al’Ica 800 euro. Nel breve periodo in cui ci fermiamo in città, siamo come un qualsiasi altro contribuente”.
Il circo tornerà a Trento, dove l’accoglienza del pubblico è stata ottima, nonostante la posizione defilata, ma stavolta chiederà al Comune l’area ex Zuffo, concessa ai luna park e utilizzata per le diverse manifestazioni, patronali e no. “È evidente che per sopravvivere nell’epoca di internet, al circo debba essere garantito almeno il diritto di esistere”, scrive oggi l’Adige. Chissà se in Comune lo leggeranno. Questa mattina il presidente dell’Ente Nazionale Circhi, Antonio Buccioni, ha segnalato la gravità dell’accaduto e il silenzio delle istituzioni locali, al prefetto e al sindaco di Trento.