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Figueres, il Festival del popolo

di Alessandro Serena

Genis Matabosch (foto Ahara Bischoff)

Genis Matabosch (foto Ahara Bischoff)

Il Festival di Figueres di Genis Matabosch arriva alla sua terza edizione e riafferma il ruolo del circo come momento di grande incontro con il pubblico. Lo fa con un successo indiscutibile di critica e di numeri: 28 mila spettatori paganti in una città di poco più di 40 mila abitanti, con visitatori dalle città limitrofe e persino dalla vicina Francia. Platea gremita e in festa per ogni replica. Quella che si respira è proprio un’atmosfera di grande fiesta popolare, aiutata di certo dal fatto che la Catalogna e la Spagna hanno tradizioni consolidate nel rapporto ludico con le proprie manifestazioni più genuine e dirette, come le sagre paesane, le fiere legate a contesti religiosi ed altro ancora. Ma soprattutto per la felice scelta del cast che, oltre ad essere composto da artisti che si esibiscono per la prima volta in Europa, è ricco di numeri in grado di suscitare un immediato riscontro da parte del pubblico.
Uno degli artisti che maggiormente ha rappresentato questo spirito di festa popolare e che ha avuto un esito di dimensioni inaspettate è stato il clown cileno Pastelito, in patria una vera e propria star anche grazie alle numerose partecipazioni televisive. Ma non si tratta di un fenomeno scaturito dal piccolo schermo, anzi nelle vene di questo artista scorre il sangue di generazioni di clown musicali popolari ibero-americani.
Il clown Pastelito con David Larible (foto Ahara Bischoff)

Il clown Pastelito con David Larible (foto Ahara Bischoff)

Pastelito (in italiano “dolcetto”) non piacerà forse ai critici raffinati perché è a volte sopra le righe e alcune delle sue gag sconfinano nello scatologico. Ma il suo stile si riconcilia con le origini carnevalesche e squisitamente popolari del pagliaccio e gli spettatori si sono lasciati coinvolgere dall’energia straripante di questo artista, con il quale l’empatia è immediata, tributandogli un successo al di sopra di ogni aspettativa. Certo il suo stile è tagliato a misura per il pubblico ibero-americano, ma è difficile di questi tempi, soprattutto nel circuito dei festival, assistere ad un esito simile da parte di un comico.
Il direttore artistico Genis Matabosch è una persona di palato fine ed elegante ed è colui che ha fatto conoscere in Spagna la raffinata poesia comica di David Larible. Ma bene ha fatto a dare il giusto spazio a questo clown, espressione pura delle origini della figura del saltimbanco da fiera. Per altro Pastelito (all’anagrafe Augustin Oscar Maluenda Rios) canta ottimamente, suona bene sei strumenti e il suo numero, pur senza nessuna pretesa drammaturgica, mostra nell’apparente caos, un’ottima sapienza di montaggio. Il passaggio finale come “uomo orchestra” nel quale suona due trombe, seguito da una serie di flic flac a due o a una mano e salto mortale in piroletta lascia lo spettatore in visibilio. A lui è andato il premio della critica.
Il giocoliere cinese Kai Cao (foto Christophe Roullin)

Il giocoliere cinese Kai Cao (foto Christophe Roullin)

Ma il cast era composto anche da molti altri numeri curati in ogni minimo particolare e il palmares della giuria ufficiale è risultato molto ricco con tre Ori, tre Argenti e altrettanti Bronzi.
Oro al giocoliere cinese Kai Cao, della China National Acrobatic Troupe di Pechino, ensemble già dotato di ricco palmares (fra cui emerge il doppio Oro di Monte Carlo e Parigi) per la troupe di ballerine con diabolo. L’artista presenta tecniche di giocoleria verso l’alto e di bouncing mescolate con veloci passi di tip tap, pur senza scimmiottare stili occidentali. La perfezione e la rapidità di esecuzione sono gli ingredienti vincenti di questo artista.
La troupe acrobatica del Circo Nazionale di Pyongyang (foto Christophe Roullin)

La troupe acrobatica del Circo Nazionale di Pyongyang (foto Christophe Roullin)

Primo posto anche per la troupe acrobatica del Circo Nazionale di Pyongyang, che ha anche conquistato il premio del pubblico con un’originale performance di salti all’altalena russa combinati con evoluzioni ad una singola barra (delle parallele). Lo stile è quello tipico dei gruppi nordcoreani, con colonna sonora originale marziale ed evoluzioni a volte non stilisticamente perfette. Ma i salti che presentano, incluso il quintuplo salto mortale, lasciano lo spettatore sempre senza fiato.
Terzo Oro ex aequo a la troupe di giocolieri di diabolo della Flag Circus, con una peculiare variante dei numeri corali che hanno reso celebre la tradizione cinese. In questo caso si trattava piuttosto di ottimi solisti che si alternavano al centro della pista. Particolare la messa in scena con la colonna sonora di Singing in the rain, oltre a Go West dei Village People.
Argento per il trio di brasiliani Olimpo Brothers che ha proposto un numero di equilibrismo e pose statuarie. Pur diversi nelle caratteristiche fisiche, con un porteur piazzato e due agili più esili, e anche in assenza di un coefficiente di difficoltà rilevante, le routine presentate erano originali ed efficaci e hanno convinto giuria e spettatori, che hanno accolto la performance in maniera esaltante.
Sul secondo gradino del podio anche la raffinata esibizione di Tatiana Ozhiganova, un’artista che suona la concertina mentre si esibisce alle cinghie aeree. Il contrasto fra la durezza delle figure ginniche e la delicatezza della performance dona al numero un’aura poetica anche se risultava di meno che nella grande cupola del Bolchoj Circus di Mosca, dal quale proviene.
La giovane vietnamita Trin Tra My (foto Christophe Roullin)

La giovane vietnamita Trin Tra My (foto Christophe Roullin)

Argento anche per la giovane vietnamita Trin Tra My che presentava un numero di equilibrio di spade, coltelli e bicchieri abbinate ad una classica performance al tessuto aereo, con un risultato davvero mozzafiato.
Bronzo per la giovane contorsionista americana Jordan Mc Knight, di appena 16 anni, dotata di una grande flessibilità sia nella spina dorsale che nelle articolazioni. La graziosa, semplice ma azzeccatissima coreografia di Jasmine George-Straga, la rende un modello unico, una figura inedita a metà strada fra i dislocatori maschi stile Muktar Gussengagev e la leggendaria, elegante e indimenticata Fatima Zohra.
Terzo posto anche per la Yunnan Acrobatic Troupe in gara con due numeri, entrambi delle combinazioni di discipline presentate da formazioni numerose. La performance premiata era quella al trampolino elastico con ai quattro lati delle pertiche che permettevano di mostrare un repertorio non fortissimo ma di certo ben originale. Con musiche e stile hip hop lontani dalle proprie origini ma molto apprezzati dal pubblico.
La Yunnan Acrobatic Troupe (foto Christophe Roullin)

La Yunnan Acrobatic Troupe (foto Christophe Roullin)

Il loro secondo numero era una miscela di meteore d’acqua e giochi icariani, al contrario nel rispetto delle proprie tradizioni etniche, con costumi tipici delle loro parti.
Premio dell’immagine alla giovane contorsionista cilena Catalina Palma con un classico ed efficace numero di verticalismo e contorsioni.
Fuori dal podio ma molto apprezzato il quartetto di giocolieri Empress di Ruslan Ganeev, in rappresentanza del Circo Nikulin, una fra le creazioni più “rotonde” dove la personalità del regista emerge maggiormente, in questo caso stravagante ma assai piacevole con bizzarri costumi scozzesi e un lungo vestito pieno di rose per la affascinante bionda del gruppo. Anche la concezione degli attrezzi è notevole con tre pertiche per ciascuno dei ragazzi e una altalena per la loro “imperatrice”. Ciò permetteva di presentare delle routine di passing notevolmente complesse, anche se non sempre precise. Anche fuori dal podio il Duo Shadows che presentava esercizi di mano a mano di buona precisione con uno stile innovativo.
Questi i numeri che hanno conquistato più attenzioni, ma il cast era davvero nutrito e prelibato e di certo i numerosi operatori europei hanno potuto trovare numeri interessanti per i futuri contratti. Il festival è inoltre diventato un punto di incontro non indifferente con prestigiosi nomi intervenuti anche solo per assistere alla finale (come David Larible o Edgard Zapachny). Peccato che non vi siano stati artisti italiani, c’è da sperare che in futuro si possano proporre artisti che abbiano montato dei numeri appositamente.
Gli artisti salutano il pubblico del Festival di Figueres (foto di Ahara Bischoff)

Gli artisti salutano il pubblico del Festival di Figueres (foto di Ahara Bischoff

Il grado di attenzione verso il gradimento del pubblico non deve far pensare che lo spettacolo del circo non possa essere inteso come arte alla pari delle altre considerate più nobili. Figueres è anche la città natia di Salvador Dalì, il grande genio poliedrico che ricordò a tutti la necessità di far arrivare l’arte ad un vasto pubblico, uno dei primi grandi artisti “globali” della storia. Nel Festival non manca l’attenzione per la storia e per la cultura con numerosi interventi paralleli, come mostre fotografiche, di documenti antichi e la presentazione di cinque libri sul circo.
Anche perché il Festival ha un vero e proprio demiurgo, Genis Matabosch, ideatore o direttore artistico di numerose manifestazioni di successo in tutta Spagna (Euroclown, Festival de Palassos, Festival di Albacete, etc.), critico attento, storico scrupoloso. Nessun altro festival di circo al mondo conosce una simbiosi tale con il proprio ideatore, che è direttore artistico, architetto, persino presentatore, conosce personalmente ogni singolo membro della giuria. E c’è da dire che gli spettacoli scorrono in maniera perfetta con nessuna pausa fra un numero e l’altro e presentazioni sempre calcolate al secondo ma che appaiono naturali mentre sono studiate nei minimi particolari anche gestuali.
Certo Matabosch ha costruito un’equipe di professionisti appassionati che lo aiutano nel difficile compito. Come, solo per citarne alcuni, il coordinatore Joan Mompart, i responsabili della giuria Gari Munoz e Ramon Bech (cofondatore della Circus Arts Foundation) e per quanto riguarda lo spettacolo il direttore d’orchestra Carmino D’Angelo e il direttore tecnico Patrick Rossel (capace di tanti piccoli espedienti per riuscire a montare, smontare e spostare gli attrezzi in modo quasi invisibile).
Una delle magie più grandi è la quadratura economica. In tempo di crisi e di difficoltà degli enti pubblici, il Festival di Albacete ha un bilancio in cui il 70% delle entrate è rappresentato dagli incassi, in particolare dalla vendita dei biglietti. Come diceva spesso Matabosch all’inizio dello spettacolo: “Il festival è del pubblico”, e fin quando manterrà questo spirito di festa popolare si può stare sicuri che continuerà ad avere questo successo.

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