La grazia. L’eleganza. La sensualità. Il fascino. Quattro concetti per un comune denominatore: Erika Lemay.
Dopo una settimana di incontri, in cui diversi personaggi del mondo circense e dello spettacolo (Livio Togni, Paride Orfei, Arturo Brachetti, Andrea Loreni, Valeria Cavalli, Maurizio Accattato, Alessandro Larocca ed altri.) si sono dati il cambio ed hanno tenuto lezione, salendo in cattedra al posto dei docenti consueti, venerdì 25 novembre è stato il turno di Erika Lemay.
Una ragazza semplicissima acqua e sapone, ma dallo sguardo ammaliatore e dal piglio deciso. Chi l’ha vista entrare in aula, l’ha scambiata per una studentessa qualsiasi, ma sono bastati cinque minuti di proiezione di una sua esibizione per lasciare tutti ammutoliti, docenti compresi.
Con il suo accento canadese e l’immancabile sorriso, Erika ha raccontato gli inizi della sua carriera, dall’incontro con la danza classica a soli quattro anni, alla decisione, forse un po’ inconsapevole, di passare ad un’arte tanto affascinante quanto misteriosa come quella circense. Ma proseguire su questa strada è stato positivo e fruttifero, perché nel giro di pochi anni, Erika è diventata una delle più importanti artiste di circo contemporaneo a livello mondiale. La sua prima esperienza risale all’adolescenza, con il Circo Eos, poi, a soli quattordici anni partecipa al Festival Internazionale del Circo del Belgio “La Piste aux Espoirs”, e da lì la sua carriera decolla, portandola in giro per il mondo ad affermare la sua arte, non solo come artista, ma anche come testimonial di sfilate, feste, conferenze e cerimonie.
I massimi livelli raggiunti da quest’artista canadese derivano da ore e ore di duro allenamento, da una vita regolare (non fuma, non beve, non fa tardi la sera) che lei stessa afferma di condurre, ma soprattutto da un particolare modo di utilizzare il suo corpo.
La “nuova regina del circo”, come l’ha definita una famosa rivista patinata, crea emozioni attraverso lo strumento principale del suo lavoro: il corpo. Ne fa una poesia, i cui versi anziché riecheggiare, hanno uno sbalorditivo impatto visivo sul pubblico. Ed è proprio lei che ci racconta cosa significa fare poesia con il proprio corpo: “Significa anzitutto libertà, essere in grado di esprimersi attraverso un linguaggio fisico, esattamente come avviene nella danza”. Per Erika ognuno è libero di interpretare i suoi spettacoli come meglio crede, così come si fa quando si legge una poesia. Ognuno può interpretarne la propria versione, è la libertà della poesia e la filosofia dei suoi spettacoli.
Ingredienti fondamentali delle sue performance sono l’eleganza e la sensualità, che Erika Lemay descrive come “un impasto perfetto di carisma, fascino ed armonia”. Sono concetti astratti, che talvolta assumono valenze concrete quando si fa dell’arte l’essenza della propria vita. Ed Erika Lemay in questo ci riesce benissimo: riesce a catturare il pubblico e a portarlo in atmosfere irreali, dove mostra l’invisibile senza doverlo sottolineare a tutti i costi. Il pubblico odierno è abituato a vedere spettacoli d’ogni sorta, eppure quando Erika compare sul palco, vestita come un essere divino, è come se contemplasse uno spettacolo irreale. Perché? Forse perché Erika con il suo talento e la sua grazia celeste è l’esempio vivente che la magia del circo esiste davvero.
Valentina Ripa