Skip to content Skip to footer

enis-togniSi è spento questa mattina a Bologna, all’età di 83 anni, un grande rappresentante del circo italiano: Enis Togni. Quattro anni fa era mancata la moglie, Ingrid Nawrot. Il circo è in lutto e si stringe attorno ai familiari, ai quali va il cordoglio di tutti, a partire dal presidente Enc, Antonio Buccioni, dal presidente onorario e guida dell’Accademia d’Arte Circense, Egidio Palmiri, dal consiglio direttivo a tutta l’associazione di categoria, fino alla redazione di Circo e Circo.it.
Il funerale si tiene martedì 3 gennaio alle ore 11 presso la Chiesa di Sona (Vr) piazza Della Vittoria. Per esplicito desiderio del Signor Enis e della sua famiglia, le esequie verranno celebrate in un contesto di composto silenzio, nello stile cioè che ha contraddistinto nel corso della sua esistenza il garbo e la discrezione del compianto.

L’intervista che ci concesse qualche anno fa: Il circo visto dal colosso di casa Togni

Enis Togni si forma alla scuola del padre, Ferdinando Togni. Una data significativa di una lunga e gloriosa storia è quella del 1953 quando i fratelli Ercole (Tete), Ugo (Chichino) e lo stesso Ferdinando (Nandino) decidono di scindere il vecchio e glorioso «Circo Nazionale Togni» formando tre distinti complessi. La «ditta» di Ferdinando & figli debutta a Tivoli il 23 luglio dello stesso anno con il nome di «Circo Togni». La divisione però aveva già avuto un primo collaudo nel 1951 dopo il tragico incendio di San Donà di Piave, quando Ferdinando si era presentato nelle piazze del settentrione con il proprio «Circo Williams-Terzo Distaccamento del Circo Togni».
Nel 1954 il complesso assume il nome di «Circo Ferdinando Togni» e si presenta a Roma con un buon programma che comprende, oltre ai numeri di casa, il giocoliere Angelo Piccinelli, i Miletti ai «trapezini» e ai globi, i Bonj alle sbarre, Nene Huesca, Nani Colombaioni, Italo Fornasari. L’anno successivo la «ditta» non resta indifferente alle esperienze acquatiche e si tuffa per qualche tempo nella pantomima. Il successo aumenta talmente che nel 1956 lo chapiteau non è più sufficiente a contenere il pubblico. Perciò in estate si inaugura a Foligno il nuovo circo, rotondo di 44 metri e a 8 antenne, che poi raggiunge Napoli per le feste natalizie. Passa successivamente a Taranto, ove lo chapiteau viene affittato per l’incontro pugilistico Vernalione-Garbelli, valevole per il titolo italiano. Ma oltre che per il primo «affitto» il 1957 rappresenta una tappa importante; i Togni decidono infatti di prendere il cammino oltre confine e precisamente per la Germania, paese verso il quale i tre fratelli hanno sempre manifestato particolari simpatie. Enis Togni presenta numeri di gabbia con notevole classe.
Questa prima e limitata esperienza italo-tedesca un anno dopo porterà, sempre in inverno, alla società Togni-Williams, con debutto a Lissone il 21 ottobre 1959. A fine inverno il «Circo Williams» deve rientrare in patria e i fratelli Togni riprendono la loro strada, «strada ferrata», considerando che da sempre si sono serviti delle ferrovie per i trasferimenti. A quel tempo la ditta dispone già di ben dieci elefanti, cinque dei quali fanno parte del proprio programma, tre lavorano in Spagna e due in Svizzera. In questa nazione i Togni si associano intanto a Eliane Knie per dar vita al «City Circus». Dall’Italia varcano le Alpi gli elefanti, i cavalli e il numero misto, più il già imponente materiale del circo.
L’esperienza del grande complesso ha talmente affascinato i fratelli Togni da indurli a far costruire uno chapiteau a sei antenne, che permette di presentare lo spettacolo nelle tre piste. Il circo, a cui viene dato il nome di Heros, debutta a Varese nel novembre del 1960. Il successo è travolgente. Lo spettacolo fa il giro dell’Italia.

Arriviamo a grandi passi al Circo Americano. Una spettacolare pubblicità, sempre affidata all’abilissimo Ugo Nietzsch e già collaudata con l’Heros, annuncia per la sera del 22 novembre 1963 in quel di Torino il grandioso «Circo Americano». Ma quel giorno giunge da Dallas la notizia del tragico attentato al Presidente John Kennedy e la «prima» viene rimandata di 24 ore «in segno di lutto». Lo spettacolo, presentato nel Palazzo dello sport alla maniera di Ringling, è il frutto della collaborazione europea tra i Togni, gli spagnoli Castilla e la tedesca Carola Williams. Dalla Spagna sono giunte la grande parata introduttiva delle nazioni «The World in the Circus» e quella finale delle «Mille e una Notte» con l’immancabile lampada di Aladino. La gabbia centrale viene affidata al leggendario domatore Pablo Noel. Altra attrazione da brivido è quella di Roy Franzen, che si tuffa in una piscina infuocata. Questo artista ritornerà con i Togni, non più giovanissimo, in occasione degli spettacoli allestiti per l’«Estate Romana» del 1982.
Gli elefanti dell’ex-Circo Heros e di Williams sono presentati insieme da Gunther Gebel, che ha in tal modo la sua prima esperienza «americana».
Dopo Torino è la volta di Milano, sempre in un Palazzo dello sport; quindi, sotto chapiteau, lo spettacolo è portato a Livorno, Napoli, Bari, Lecce, Taranto, Foggia, Pescara, San Benedetto e Monza. Da quest’ultima piazza parte per una nuova tournée in Germania, riassumendo il nome di «Italienischer National-Circus Heros».
L’avvicinarsi dell’inverno segna il ritorno in Italia. Debutta il 12 novembre a Verona come «Americano», un nome che ormai suscita grande fascino sulle folle. Per Natale è a Roma, mentre a Torino, sempre per l’organizzazione Willy-Bruno-Enis, al Palazzo dello sport viene proposto dal 27 novembre al 13 dicembre il Circo Svizzero Knie il cui programma è formato dagli ormai classici numeri di famiglia con cavalli ed elefanti, insieme con alcune grandi attrazioni italiane: i Bogis, Raspini e Caroli più i trapezisti volanti Marylee.
Il Circo Americano, «il più grande spettacolo del mondo», incontra ovunque calorosi consensi e quindi rimane in patria sino alla primavera del 1966.
Negli Anni Sessanta ecco «Mille e una Notte», a cui seguono la «Storia di Cristoforo Colombo», la «Storia degli Stati Uniti» e infine la «Storia del Circo». Le parate hanno tutte una comune caratteristica: l’esibizione finale degli uomini d’oro alle pose plastiche (The Olimpiades, Trio D’Ors, Trio Superman, Trio Don del Oro, ecc.). Si consolida pure quella che sarà una delle più belle tradizioni dei Togni, i grandiosi numeri di famiglia con i cavalli e gli elefanti. A «Sua Maestà il Cavallo» verranno sempre riservate le tre piste, nelle quali – cessata la prestigiosa chambrière di Ferdinando – si esibiranno bellissimi gruppi equestri agli ordini di Mr. Bruno, Mr. Willy e via via tanti altri addestratori, fino a Flavio, Loris, Sandro e Tommy, più Miss Gaby.
Tra i numeri di famiglia è doveroso sottolineare anche quelli di jockey con la partecipazione di tutti i fratelli e cugini e di Alta Scuola, prima con Adriana e Bruno e in seguito con i Togni junior (Gabriella, Betty, Silvana, Elvit, Loris e Tommy) nell’ultima edizione.
Un’altra caratteristica pressoché costante dei circhi dei figli di Ferdinando è la presentazione di due troupe di volanti contemporaneamente («La sfida nello spazio», nata già con il circo Heros). Sotto l’immenso chapiteau hanno volato i migliori trapezisti (Jarz, Cardona, Tony Steele, Don Martine?, Marylee e gli stessi Togni senior e junior).
Nella primavera del 1966, ripreso il nome Heros, il circo ritorna in Germania per poi passare in Olanda.
In questa tournée vengono pure presentati i clown Rastelli, i Murillos al trampolino elastico, gli icariani Albertis e il giocoliere sul filo Daviso Martini.

Al ritorno nel quartiere invernale di Verona il circo cambia nome e si trasforma in «Gran Circo di Madrid» con Fiesta 1967. Dalla Germania i Togni si sono portati come «ricordino» il «Circo di Berlino» con Jeanette Williams e il sempre più sorprendente Gunther Gebel. Questi presenta per la prima volta una tigre che cavalca due elefanti. Il complesso passerà due inverni in Italia (1966-67 a Milano e Torino e 1967-68 a Roma) esibendo anche i numeri di Williams, gli orsi polari del Circo Hagenbeck, i Folco, i clown Romanus e i soliti bravissimi artisti di casa: Elio Jarz con i suoi scimpanzé, l’equilibrista Daviso, i Forgione alle pertiche, i volanti Cardona.
Nella primavera del 1968 il Circo di Madrid si trasforma in «Americano» e nel 1969 a Como debutta come «Heros».

Mentre l’Heros continua la sua tournée Oltralpe, ecco arrivare in Italia, sempre ingaggiato dalla famiglia di Ferdinando Togni, il «Circo di Mosca», che debutta a Genova il 29 agosto sotto un nuovo chapiteau rosso fiammante, rotondo, di 52 metri.
IL 1969-70 segna un momento importantissimo per il Circo italiano, che vede ingigantire i suoi complessi maggiori. Nel generale clima di rinnovamento si inserisce anche il Circo Heros, che già da dieci anni ha raggiunto dimensioni «kolossal». Al rientro a Verona c’è il solito cambio di insegne; dal nome Heros – che non verrà più usato da Ferdinando Togni – si ritorna all’Americano. Fa la sua apparizione la bellissima Eva Miller nelle vesti di presentatrice e di protagonista del Far West Show, mentre dalla Francia sono arrivati gli spericolati acrobati dell’aria Antares. Debutta anche la nuova produzione The Cristopher Columbus Parade.
In questo periodo la famiglia Togni riesce a gestire contemporaneamente tanto il Circo Americano che il Circo di Mosca.

Al rientro in Italia si procede a un nuovo – e questa volta sostanziale – cambiamento: si abbandona cioè lo chapiteau a tre piste e si ritorna a quello rotondo che aveva ospitato il Circo di Mosca per allestire, in collaborazione con l’impresario messicano Javier de Leon, il «Circo Nacional de Mexico».
Anche in questa produzione, come già per il Madrid, la «controporta» è una pista girevole, che permette di presentare diverse scenografie.
Nei primi anni 70, a Plymouth in Inghilterra, viene inaugurato l’«Italy’s Great International Circus Enis Togni», ingaggiato dai Chipperfield, che non accontentandosi di avere il meraviglioso chapiteau rotondo del Mexico e la cavalleria, hanno voluto inserire anche il nome di Enis nell’insegna, a conferma del prestigio raggiunto dai Togni in ogni nazione.

Poi Enis porta in Italia, e precisamente a Roma e a Milano, la favola di «Disney on Parade», fantasmagorica coproduzione italo-americana che rievoca il mondo e le storie dei celebri personaggi disneyani.
Nel frattempo a Monte Carlo S.A.S. il Principe Ranieri II ha deciso di allestire nel Principato, per gli ultimi giorni di dicembre, il I Festival Internazionale del Circo. La partecipazione del circo Americano è massiccia. Nel 1976 l’organizzazione del Festival di Monte Carlo decide di affidarsi alle attrezzature dei Togni. In quello stesso anno il numero di elefanti dell’Americano-Togni, presentato da Flavio, vince brillantemente il «Clown d’Argento», mentre il circo si trova a Milano per il Natale.
Il 29 marzo 1975 aveva debuttato a Mantova il Circo Billy Smart. Per la nuova realizzazione si abbandonano le tre piste per ritornare alla pista unica centrale. Lo chapiteau, appositamente costruito, è molto bello, rotondo, di 44 metri di diametro, con cupola centinata quadrata.
La stagione 1979 si svolge tranquillamente su molte piazze italiane, sino a raggiungere Torino da dove il circo si trasferisce a Parigi per le feste natalizie. I circhi francesi non vedendo di buon occhio l’arrivo del temibilissimo concorrente, si danno da fare per frapporre ostacoli d’ogni sorta. Dopo averli superati, finalmente l’Americano può debuttare e segna un grosso successo.

Il successo di Enis Togni è stato il frutto di un mix di creatività e comunicazione (si pensi alle imponenti pubblicità all’americana), capacità organizzativa (i trasferimenti attraverso rotaia e per strada), moderne attrezzature, grandi numeri, validissima amministrazione, alleanze strategiche con grandi marchi internazionali, il fiuto nell’avvalersi di collaboratori decisivi: Dante Cardarelli in primis, poi Ugo Nietzsch, Mario Aiassa, Salvino Magli, «Lalo» Murillo, ma l’elenco non è ovviamente completo.
A fianco di questa frenetica attività, Enis ha unito quella ai vertici dell’Ente Nazionale Circhi. Per tutte queste ragioni, la sua impronta nella vita del circo italiano ed europeo è stata profondissima.