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Circo: operazione sterminio

Pochi elementari concetti, nello squallore del Day After, per fotografare la situazione del Ddl 2287-bis. Non omettendo di ricordare che, quando qualche anno fa, introdussi il concetto di sterminio riferito alla volontà di una classe politica e dirigente di disintegrare il settore benemerito dell’arte e della cultura popolare, fui tacciato di sensazionalismo irresponsabile. Oggi i comunicati dell’ENC vengono segnalati al Ministero dell’Interno, la qual cosa mi lusinga non poco: magari mi venisse concessa l’opportunità di illustrare al Ministro Minniti o magari al Viceministro Bubbico, i soprusi quotidianamente sofferti dalla gente del circo e dello spettacolo viaggiante!
Valga il vero.
Giulio Andreotti postulava con naturale, elementare buonsenso, che le norme, le leggi in particolare, quandanche non vengano redatte dalle categorie che vanno a disciplinare, vadano in ogni caso con esse categorie virtuosamente concertate. Ed una legge che si propone nei principi informatori di fornire nuovo impulso allo sviluppo delle attività dello spettacolo dal vivo, dovrebbe, a pena del paradosso, fornire canali e strumenti per la realizzazione degli obiettivi.
Per il circo italiano il Ddl 2287, poi 2287-bis, non rappresenta altro che una inaudita, inverosimile, sconsiderata mortificazione.
Non degna neanche a livello di una virgola, attenzione e men che mai impegno, in ordine al DIRITTO ALLA PIAZZA, perpetuando il tradimento da parte della Repubblica degli impegni di onore e legislativi assunti a mezzo della legge 18 marzo 1968 n. 337.
Non contempla nuove, diverse e collocabili entro la soglia della decenza, risorse finanziarie per il settore, mentre lo espone al saccheggio del, peraltro esiguo, bottino da parte di produzioni che si contrabbandano circo quando circo non sono.
Ci sarebbe da postulare, se non amassimo visceralmente lo spettacolo a 360 gradi, la cessazione di ogni intervento finanziario pubblico nei confronti dell’intero settore: sono certo che saremmo fra i pochissimi sopravvissuti alla calamità, essendo sostenuti da un abbraccio popolare di gente semplice e di famiglie regolarmente paganti.
Quanto agli animali, a questa mattina deve essere almeno lapidariamente chiara una circostanza: piuttosto che consegnare i nostri compagni di lavoro ai lager di annientamento contrabbandati per centri di recupero – recupero da che, forse da uno stato di benessere perfino superiore a quello in natura – prenderemo la via dell’esilio stroncando sul nascere ogni perverso dibattito sulla necessità di acquisire e gestire denaro pubblico per la realizzazione e la successiva manutenzione dei lager stessi.
Offriremo, a mo’ di esempio, a cavallo del territorio che ci lega alla Francia, o nelle viscere di Roma cattolica, occasioni perché il circo classico con gli animali non venga rimosso dall’immaginario collettivo, finché l’alba di una nuova civiltà non vedrà la luce. Ma prima giocheremo ogni carta in nostro possesso. A 60 anni mi ritrovo per la prima volta a solidarizzare con Susanna Camusso nella propria sacrosanta denuncia del golpe voucher, un autentico massacro della volontà e delle prerogative del popolo, peraltro inerme e rassegnato. Renderanno all’occhio umano invisibili le acque. Ma siamo vaccinati, profondamente vaccinati, irrimediabilmente vaccinati.

Antonio Buccioni

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