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Senza rete e lavorando da enormi altezze, ha fatto venire i brividi a milioni di persone il funambolo Karl Wallenda. Sì, anche la rima ci spinge in quella direzione: è stata una vera leggenda.
A soli 6 anni viene abbandonato dal padre e deve affrontare le durezze della vita in tempi non facili, (siamo nel 1911) con la madre e due fratelli, Herman e il piccolo Willy.
Mostra subito il suo talento, Karl, guadagnandosi di che campare nelle osterie e nei “garden” tedeschi dove si esibisce nelle verticali. Qualcosa lo attira verso il cielo, però, in cerca di un nuovo equilibrio: debutta sul filo nel 1921 come assistente del funambolo tedesco Louis Witzman e dopo un anno decide di montare un proprio numero con i fratelli chiamandolo The Flying Wallenda. Con lo Strassburger Circus si fanno conoscere in Germania, Austria e Italia. Sembra che proprio a Milano debutti la prima versione della piramide dei Wallenda, allora composta solo da tre persone.
Karl sposa prima Martha Schepp e poi Helen Kreis, ma è come funambolo che ottiene le maggiori soddisfazioni. Con il nome di Great Wallendas la troupe debutta da Ringling nel marzo del 1928, al Madison Square Garden di New York, dove riceve un’ovazione di 15 minuti per la piramide a tre livelli eseguita da Herman e il figlio Joseph in bicicletta, Karl in piedi su una sedia in equilibrio sulla stanga tenuta dai due, ed Helen in piedi sulle sue spalle. Da Ringling rimangono fino al 1938, e poi dal 1942 al 1946.
Nel 1933 avviene il primo tragico incidente. Il fratello minore di Karl, Willy, cade durante uno spettacolo, rimbalza sulla rete di protezione e piomba a terra. Per lui è finita. Altre tragedie vengono evitate per un soffio. I Wallenda si trovano sulla fune anche il sei luglio del 1944, ad Hartford, nel Connecticut, quando scoppia il famigerato e tragico incendio dello chapiteau di Ringling.
Sono dei precursori i Wallenda, introducono l’uso di biciclette e monocicli e la messa a punto del bilanciere con l’utilizzo di moderni metalli leggeri. Ma la loro caratteristica è quella di lavorare sempre e solo senza rete.
Nel 1947 riesce per la prima volta nella storia la piramide a sette, anche grazie all’apporto della giovanissima nipote di Karl, Jenny, che va ad occuparne la sommità. Da allora, per cinque anni, i Wallenda sono letteralmente sommersi dal successo e di conseguenza anche dalle scritture.
Ma la tragedia è dietro l’angolo. Il 23 gennaio del 1963, in uno Shrine Circus a Detroit, la piramide a sette si sfalda e gli artisti cadono a terra. Due muoiono, uno rimane paralizzato. E’ proprio in questo momento che il nome dei Wallenda si stampa definitivamente nell’immaginario collettivo entrando nella storia del circo. Ma la troupe si scioglie e Karl si dedica a grandi traversate riprese da emittenti televisive e immortalate dai fotografi di mezzo mondo.
Lui attraversa gole, fiumi e persino immensi stadi (nella foto in home page, pubblicata da Life, è in quello di Philadelphia nel 1976) con migliaia di persone col naso all’insù. Nel 1978, dopo aver firmato con i Feld un contratto che gli avrebbe dato modo di rappresentare il Ringling al Festival di Monte Carlo, esattamente il 22 marzo, a Puerto Rico decide di tentare una traversata di 250 metri ad un’altezza di oltre trenta metri. Dopo pochi passi, un colpo di vento gli fa perdere l’equilibrio. Non riesce più a controllare la lunga pertica e nemmeno ad afferrare la fune. Precipita come un corpo morto, rimbalza sul tetto di un’automobile e si schianta al suolo.