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Il clown russo Oleg Popov
Sei un pagliaccio! Quante volte abbiamo sentito pronunciare questa frase? Direi in un’infinità di occasioni. Il significato dell’epiteto, affibbiato al malcapitato di turno, deriva dal noto personaggio buffo con il naso rosso chiamato clown.
Il mondo del circo si è sempre nutrito fin dalle sue origini di una condizione apertamente contraddittoria che gli ha procurato da parte della gente da un lato adorazione, e dall’altra ostilità, accentuata dai periodi riguardanti i cosiddetti fenomeni da baraccone (personaggi bizzarri e deformi detti Freaks), per finire a quelli sempre attuali della questione degli animali.
E’ diventata purtroppo consuetudine comune adoperare in maniera dispregiativa il sostantivo “circo”, senza tener conto della nobiltà e del prestigio artistico di cui esso gode, e lo si tenta in tutti i modi di accostare a situazioni negative e confusionarie tra le più varie, che molto spesso riguardano vuoti teatrini televisivi farciti di galline starnazzanti.
Ritornando alla figura del clown (quello vero), è da sempre una colonna portante del circo tradizionale. Il ricordo del circo da parte di un adulto è quasi sempre riconducibile ad un clown divertente che si è visti da bambini. Nel corso degli anni il variopinto clown (detto augusto) ha perso un po’ quei connotati marcati e riconosciuti da tutti, in ragione di un trucco più moderno, sinonimo quasi di un riscatto sociale nei confronti del più aristocratico clown bianco.
Una volta, oltre ai noti Grock, Charlie Rivels, Gorge Carl, Oleg Popov eccetera, era facile cogliere nella comicità cinematografica e televisiva di alcuni personaggi tipo Charlie Chaplin su tutti, ma anche Totò e Jerry Lewis, i tratti evidenti di una clownerie fra le più geniali.
Grock
David Larible
La comicità al circo oggi continua ad essere presente, ma sembra aver perso quel fascino (sicuramente complice la televisione) di allora. Di sicuro non mancano le eccellenze come David Larible, Housh ma Housh, Jigalov, Shub e qualche altro, ma in generale il livello qualitativo ha subito un calo vertiginoso. David Larible – Italianissimo e osannato in mezza Europa – esempio di genialità comica popolare, per farsi apprezzare in Italia ha dovuto girare un bel pò per i principali teatri di prosa sparsi per la penisola.
Basta entrare oggi in diversi circhi per accorgersi che la comicità è ridotta quasi sempre alle solite riprese viste e riviste, con il solo obiettivo di riempire gli spazi vuoti fra un numero e l’altro. Ma era per certi versi inevitabile che la crisi creativa del circo tradizionale colpisse anche i clown.
Continua ad essere purtroppo abitudine mandare in pista i nuovi rampolli nelle vesti di improbabili clown. L’esigente circo svizzero Knie, che come pochi riesce a coccolare in maniera esemplare il pubblico, la crisi creativa del clown classico l’ha colta da diversi anni a questa parte e, soprattutto, molto prima degli altri. Non è casuale la scelta artista di attingere frequentemente dal cabaret e dal teatro.
Negli spettacoli del Cirque du Soleil la figura del clown riveste spesso un ruolo centrale e viene impiegata principalmente per mettere insieme i vari pezzi del puzzle. Slava Polunin, ha contribuito non poco a rendere poetico e surreale “Alegria”.
“Un giorno senza sorridere è un giorno perso”, affermava Charlie Chaplin. Speriamo che tutti coloro che entrano in pista con l’ambizione di far ridere (sarebbe sufficiente appunto far sorridere), si ricordino sempre di non sprecare banalmente un pensiero così autorevole.
Michele Casale