C’è anche uno spicchio di esistenza vissuta da un bambino del circo nel nuovo documentario di Walter Veltroni. Ha iniziato a luglio a comporre il puzzle che darà vita a “I bambini sanno”, opera seconda dell’uomo politico che ha sempre coltivato la grande passione per il cinema. La prima è stata la storia di un uomo e insieme di una stagione della vita politica e sociale del nostro paese: “Quando c’era Berlinguer”. Ha avuto notevole successo ed ha raccolto l’attenzione di tanti, anche di molti giovani.
La nuova fatica di Veltroni è una sorta di Piccolo principe, anzi di vari piccoli principi, che osservano e vivono quello strano mondo creato dagli adulti, che spesso non sanno mettersi in ascolto dei più piccoli. Rinunciando così ad uno sguardo prezioso e originalissimo nell’avventura della vita.
“E’ un film su dei bambini italiani fra i 9 e i 13 anni, in quell’età di mezzo nella quale non sono più bambini e non sono ancora adolescenti, e farà emergere diverse esperienze”, spiega Veltroni a Circo.it. “Sono storie le più diverse, dal figlio dell’operaio a quello dell’immigrato, a bambini che vivono condizioni particolari, ma il film darà voce anche a semplici opinioni di ragazzini”.
Se gli si chiede perché abbia voluto inserire anche il circo nel suo nuovo docu-film, Walter Veltroni risponde così: “Ho pensato che sarebbe stato bello trovare un bambino che lavorasse in un luogo che è insieme di gioco, di sperimentazione, di comunità e con una connotazione poetica molto elevata, qual è quello del circo”.
Insieme alla troupe è arrivato al circo di Darix Martini, attualmente a Pesaro, ieri mattina di buon’ora. Si è messo subito al lavoro. Prima con una intervista a Maicol all’interno della roulotte, poi insieme agli operatori si è spostato sotto allo chapiteau dove Maicol, Angela e Yuri si allenavano e lì ha continuato a raccogliere materiale filmato. Quindi la seconda intervista a Maicol seduto sulle gradinate del circo, e poi ancora il piccolo acrobata in volo, questa volta al trapezio.
Un Veltroni curioso e positivamente impressionato non solo dai rampolli di casa Martini (ha anche conversato con l’istruttore Rene Rodogell per capire i segreti della preparazione), quello che si è visto ieri, ma anche affascinato dal mondo del circo.
Finirà di girare a metà settembre e il risultato sarà pronto per il giudizio del pubblico fra la primavera e l’estate del prossimo anno. “I bambini sanno” si vedrà al cinema e su Sky.
Che impressione le ha fatto questo circo e in particolare l’incontro con Maicol, Angela e Yuri Martini? “Ho visto una grande passione, e quel che colpisce è che si tratta di una passione difficilmente spiegabile dal punto di vista razionale, perché per chiunque, non dico fare l’esercizio al trapezio, ma solo salire fin lassù sarebbe molto difficile, mentre per loro è sangue. Dal piccolo, che ha solo sei anni ed è già un prodigio, ad Angela e Maicol. Qui ci si trova davanti all’eccellenza, che nasce dalla passione, dall’allenamento, dal rigore e forse anche da un senso di comunità che nei circhi c’è ancora”.
Cosa pensa del circo Walter Veltroni? “Con Antonio Buccioni ne ho parlato tante volte. Il circo su di me ha sempre esercitato un grande fascino. Tanto che non c’è quasi nessuno dei miei romanzi in cui ad un certo punto non compaia in qualche forma il circo. Il circo è allegria ma anche tristezza, entrambi sono sentimenti vitali. In fondo Fellini ha raccontato del circo proprio questa doppia dimensione. C’è tutta una filmografia, una letteratura, legata al circo, con questa doppia dimensione ma insieme con un elemento di notevole fascino. Mi ha colpito, intervistando Maicol, sentire che a lui da piccolo i clown facevano paura, e fra l’altro anche a me facevano paura, però i clown hanno una vocazione a far ridere. E’ questo gioco di contraddizioni che rende il circo enormemente affascinante. E poi il circo esprime un mondo, una cultura, dei valori, una storia. Le discipline si tramandano attraverso le generazioni…, dove si trovano oggi dei mestieri in cui i nipoti fanno quello che facevano i nonni? Sarebbe davvero importante, anche per salvaguardare questo patrimonio storico, raccogliere in un volume nomi, genealogie e storie delle famiglie circensi italiane”. A questo proposito si informa. C’è la Storia del Circo di Alessandro Cervellati. In anni più recenti è uscito un libro di tutt’altro genere, Il circo della memoria di Alessandra Litta Modignani e Sandra Mantovani. Veltroni domanda: ma cosa si trova in libreria oggi e sulle attuali famiglie del circo italiano, magari che aggiorni la Storia del circo di Cervellati? “Sarebbe interessante trovare un editore disposto…”, suggerisce. Un altro segnale dell’amore di Walter Veltroni per il circo. Microcosmo di contraddizioni e fascino che continua ad attraversare i secoli con una disarmante, ma potentissima, semplicità. Una proposta la facciamo noi: il terzo docu-film potrebbe riguardare il circo. Storie, esistenze, discipline. Cos’è diventato il circo negli anni che ci separano dalla morte del regista che l’ha celebrato, Federico Fellini.
Claudio Monti