Lo spettacolo Cubo è la semplicità che parla di semplicità. E lo fa attraverso strumenti…semplici!
Cubo ha aperto il festival di Teatro Ragazzi Franco Agostino, rassegna cremasca giunta alla quattordicesima edizione dal titolo “Mi Fido” e che parte in concomitanza con l’avvio dell’anno scolastico per concludersi a giugno. La data di apertura è stata domenica 23 ottobre, giorno in cui il Cubo è stato ospitato dal Teatro San Domenico di Crema, uno spazio grande, particolare perché ricavato da una chiesa e di largo richiamo.
Ad ogni modo il luogo teatrale si ridimensiona subito e prende la forma del Cubo, leitmotiv di tutto lo spettacolo. La storia è quella della quotidianità con la quale gli adulti dovrebbero riappacificarsi: una scatola, una forchetta, una scarpa, l’oblò della lavatrice, un ombrello, la finestra aperta nella casa di un clown… questi ed altri oggetti, se mossi dal guizzo della fantasia, possono diventare tutto ciò che si desidera, e quando non sono visti da nessuno hanno vita propria con la quale ormai solamente i bambini sanno interagire.
Quest’enorme scatola, insieme a tutti gli oggetti di scena del medesimo materiale che animano il palcoscenico come se fosse un grande libro pop up, sono stati realizzati dall’artista Nemo (al secolo Riccardo Bianchi) che compare anche sulla scena: “I materiali usati sono i cosiddetti materiali di supporto, soprattutto cartoni riciclati con i quali sono abituato a lavorare”. Nella primavera del 2011 Nemo ha realizzato una mostra nello spazio di Alice nella Città proprio utilizzando questi materiali di supporto. “Nicola mi ha parlato di questa idea di uno spettacolo che partiva da una scatola e io mi sono lanciato con la proposta di lavorarci a livello scenografico”. Il risultato è una grande scatola che misura 4 x 4 e che aprendosi raggiunge gli 8 metri di larghezza per 2,5 m di altezza; è un’abitazione, un ripostiglio, la testa del protagonista, un micromondo circoscritto che vede animarsi oggetti di ogni tipo, dove onde invadono lo spazio, pesci fosforescenti danzano, le scatole mordono, palloncini bianchi appaiono e tutto può diventare tutto.
A completare le sei facce del cubo di Cubo ci sono Sara Passerini, attrice che lavora stabilmente con Progetto Nur e che per questo spettacolo ha curato i costumi e la grafica, Mattia Manzoni addetto all’editing audio e Massimo Guerci che si è occupato delle luci.
Il Cubo sta per iniziare il suo viaggio, è sufficiente aprire la scatola e restare a guardare.
Stefania Ciocca