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Ugo Nietzsch, il signore della pubblicità

di Dario Duranti

La storia di un pilastro della famiglia di Ferdinando Togni, che nell’epoca d’oro dell’impresa circense in Italia, riusciva ad occuparsi di comunicazione da ogni punto di vista. Dalla colla per affiggere i manifesti ai contatti con importanti giornalisti ad attente strategie di marketing. Si tratta certo di tecniche del passato, ma inventiva, tenacia e passione sarebbero da prendere come esempio anche ai nostri giorni.

Ugo Nietzsch con Aldo Moro in visita al Circo Americano a Roma nel 1965.

Nel periodo più florido per il Circo italiano, dalla metà degli anni Sessanta alla fine degli anni Settanta, con la coda degli anni Ottanta, i grandi complessi avevano nella loro squadra personaggi altrettanto grandi che si occupavano della comunicazione degli spettacoli a 360 gradi. Rapporti con i giornali (allora capillari e preziosissimi nel dare notizia dell’arrivo del circo in località piccole, medie e grandi), conferenze stampa, affissioni, realizzazione di programmi di sala, relazioni esterne ed eventi speciali con ospiti del mondo della radio e della neonata televisione. Ogni circo aveva la propria punta di diamante. Alcuni saldamente legati a un complesso, altri invece, divenuti professionisti ambìti, accettavano ingaggi a seconda delle stagioni e delle necessità dei vari complessi. I fratelli Liana Nando e Rinaldo Orfei hanno trovato un valido collaboratore in Luciano Frassinelli coinvolto anche nello spettacolo con mansioni di speaker. Gli subentrerà Fabio Zigliotto. Rosario Pisciotta, dopo essere entrato in contatto col mondo del circo collaborando con Orlando Orfei in occasione delle visite a Palermo, si rivelò un eccellente responsabile delle affissioni e della comunicazione al fianco di Walter Nones e Moira Orfei. Stefano Cisternino Sgobba è stato un addetto stampa che ha collaborato con quasi tutti i grandi circhi dell’epoca. Il suo nome si trova su programmi di sala e organigrammi del Circo Orlando Orfei, Darix Togni, Moira Orfei, Cesare Togni, ma le collaborazioni al suo attivo sono state sicuramente molto numerose e, avendo sviluppato ottimi contatti pubblicitari in tutte le grandi città, li metteva al servizio dei circhi che le visitavano realizzando supporti pubblicitari che col pretesto di presentare il programma dello spettacolo, offrivano molti spazi da offrire a ditte ed esercizi commerciali. Enis Togni sin dall’apertura del primo Circo Ferdinando Togni ha sempre avuto un fuoriclasse incaricato della comunicazione, un braccio destro, in grado di occuparsi di tutti gli aspetti di questo settore, Ugo Nietzsch oggi novantenne, uno degli ultimi testimoni di tutta la luminosa parabola dei complessi di quella famiglia, passando dal Circo Heros all’Americano, dal Circo de Mexico al Circo de Madrid a tutte le mille iniziative partorite dalla mentalità imprenditoriale di Enis Togni.

Il gruppo degli elefanti al Circo Americano nel 1963.

Ugo, originario della Liguria, ma trapiantato in Trentino, fino a quel momento svolgeva mansioni di fotoreporter a Merano per il giornale locale e, per arrotondare, fotografava un po’ di tutto, dagli spettacoli ai turisti. Aveva 23 anni quando passò dalla sua città il Circo Ferdinando Togni. Fino ad allora col circo aveva avuto pochi rapporti. Aveva scattato qualche foto al domatore Dola al Circo Apollo e immortalato lo spettacolo del Circo Medrano, ma nulla di più. Era il 1954 e Ferdinando Togni si era da poco separato dai fratelli Ugo ed Ercole. Il suo circo era ancora relativamente piccolo e la squadra di lavoro ancora tutta da costruire. Enis stava iniziando a prendere in mano la direzione del complesso di famiglia, destreggiandosi tra l’ufficio e la grande gabbia. “Quando arrivò in città ilCirco Ferdinando Togni – racconta Ugo – feci la conoscenza di Nani Colombaioni, ottimo clown, che mi propose di fotografare il pubblico del circo con un cucciolo di leone in braccio portato da lui durante gli intervalli. L’idea si rivelò ottima e così decisi di spostarmi anche nella piazza seguente: da qui si può facilmente immaginare il seguito. Dopo un periodo di ambientamento (io nel circo mi trovavo molto bene, i fratelli Togni erano ragazzi della mia età, alla mano e simpatici e anche molti artisti erano giovani), mi fu chiesto di dare una mano nell’affissione dei manifesti e, visto che, in passato, avevo collaborato con un giornale, anche di contattare la stampa per fare scrivere qualche articolo sul circo nelle varie città. Poco per volta mi trovai responsabile dell’ufficio stampa e pubbliche relazioni del Circo Ferdinando Togni e capo della colonna pubblicitaria, ossia la struttura che si occupa di precedere il circo di un paio di settimane per preparare la piazza, gestire le affissioni, con un seguito di camionette ed attacchini. In una fase di grande crescita del Circo”.

La squadra delle affissioni del Circo Americano negli anni Ottanta.

Ugo diventerà effettivamente uno dei pilastri dell’organizzazione Togni, un collaboratore prezioso. La sua conoscenza del tedesco (per via del bilinguismo in Trentino) lo porterà ad essere un fidato accompagnatore e interprete per Enis in tutti i viaggi e le trasferte in Germania e Austria.

Sebbene avesse maturato qualche esperienza professionale nel giornale locale, era digiuno di circo, ma come tutti i suoi colleghi di quell’epoca, costruì la propria professionalità giorno per giorno, accumulando esperienze incredibili in tutti i settori dell’attività circense. I primi periodi nell’ambito delle affissioni lo vedevamo munito di un carretto a quattro ruote preso a noleggio sul quale Angelo, un omone alto oltre due metri, caricava manifesti e colla, mentre Ugo andava a trattare con l’ufficio affissioni. Lasciato Angelo con il carretto ad affiggere in centro, Ugo, che guidava il furgone, si occupava con un altro operaio della periferia e dei comuni limitrofi. La sera tornavano al circo: lui alle sue foto con il leoncino, Angelo e l’altro operaio alle loro rispettive mansioni dello spettacolo. Quando il circo si trasferisce in Germania, dove l’affissione volante “all’italiana” non era comune e gli spazi molto più ridotti, impara nuovi sistemi in uso dai complessi locali e mette a punto soluzioni innovative. Come l’utilizzo di grandi plance metalliche (fatte realizzare dagli Anceschi) o l’uso della “carta da fondo”, che poi prenderà piede anche in Italia, per realizzare affissioni più efficaci. Il sogno di Enis Togni è sempre stato di creare un grande circo ispirato ai complessi tedeschi come Krone, Gleich, Busch e Apollo che venivano in Italia a spremere il mercato nei mesi invernali. La collaborazione con i soci tedeschi Williams permise di gettare le basi di quello che poi sarebbe diventato prima il Circo Heros e poi insieme agli impresari spagnoli Castilla, il Circo Americano.

Affissione del Circo Mexico a Milano nel 1971.

“Con il Circo Heros si stabilizzò anche la mia squadra pubblicitaria nella composizione che sarebbe durata molti anni: 10 operai, con almeno 5 specializzati all’affissione di manifesti a 8-10 metri di altezza senza scala, 4 furgoni attrezzati, un camion per il trasporto dei cartelli e per il traino di una carovana di 10 metri, 2 roulotte abitazione più la mia e il mio camioncino. Per un breve periodo, con il Circo Americano, ho avuto in dotazione 6 furgoni invece di 4, ma, oltre ai titolari che trovavano il tutto troppo caro, anche io ho ammesso che era troppo, perché non riuscivo a controllare tutti. Viaggiavamo con 15 giorni di vantaggio sul circo, attaccavamo la pubblicità in un raggio di 35-40 km, affiggevamo una media di 2000 fogli al giorno. Il numero dei cartelli, dei poster giganti mobili e delle locandine variava a seconda della grandezza della città”. Di ogni città Ugo annotava i litri di colla utilizzati, i fogli di manifesti attaccati, i km percorsi e il carburante consumato, i biglietti stampati e consegnati, l’elenco delle scuole dove venivano distribuiti; il tutto con precisione millimetrica e metodo quasi scientifico, in modo da poter consuntivare con precisione le spese di comunicazione e promozione. “Il circo io lo vedevo solo nelle città in cui sostava più di 20 giorni o quando mi ci recavo per delle riunioni organizzative o per “fare i conti” come si dice in gergo. Arrivati in piazza mi occupavo dei giornali, consegnando il comunicato e le foto e i flani (ossia le matrici in zinco con la grafica del circo con cui venivano stampati sul giornale i riquadri pubblicitari che annunciavano l’arrivo del complesso), della distribuzione del materiale pubblicitario (di tutti i formati), ma anche di altre incombenze che sarebbero servite diversi giorni dopo all’arrivo del circo, come gli allacciamenti delle varie utenze. Con il Circo Heros, vista la quantità degli animali, i Togni cominciarono anche a organizzare delle spettacolari parate nelle città più importanti. Per queste ultime, la cosa più difficile era ottenere il permesso perché le autorità comunali avevano molte difficoltà a concederlo a causa dell’intralcio al traffico. Con le parate io non avevo molto da fare, anche perché il più delle volte, ero lontano. Il grande specialista per ottenere questi e altri permessi era il nostro compianto amministratore Dante Cardarelli, persona per la quale non esisteva la parola “impossibile”, e vera anima del circo”.

Ugo visita l’archivio di Giuseppe Rivarola

Nei 50 anni di permanenza nella favolosa squadra di Enis Togni, Ugo assiste ai momenti cruciali della storia del circo, quali la nascita del Circo Americano, che come noto coincise con il drammatico attentato a JF Kennedy. È il 22 novembre 1963, e Ugo per il debutto ufficiale del Circo Americano a Torino ha realizzato un’ottima campagna pubblicitaria arricchita da un’importante e riuscita conferenza stampa all’Hotel Principi di Piemonte con la partecipazione di artisti in costume e majorette. “In quel periodo, ritengo, senza falsa modestia, di essere stato già abbastanza bravo ad organizzare delle ottime campagne di cartellonistica e affissione, ma per quanto concerne le campagne di stampa, le conferenze stampa, gli stessi avvisi sui giornali nazionali, tutto quello che ho appreso, lo ho imparato in quel periodo da Arturo e Raimundo Castilla. Entrambi erano dei veri maestri nella materia”. I giornalisti dell’Ansa e della Rai di Torino, appresa la notizia dell’attentato al Presidente, chiedono a Ugo che intenzioni abbia il Circo Americano. E dopo un consulto con Enis, i Castilla e Cardarelli, si opta per l’annullamento della serata in segno di lutto. Un gesto che diede l’idea dell’autentica provenienza del circo a stelle e strisce. Dall’indomani fu una serie di sold out che sarebbe durata mezzo secolo. Nel 1958 quando Enis Togni scrittura i numeri di animali del Circo Williams, tra cui gli elefanti presentati da un giovanissimo Gunther Gebel, fa parte del programma il numero di filo alto della troupe Bob Gerry (famosa per la piramide a sei), una vera a propria attrazione internazionale che rimarrà nella compagnia della famiglia Togni fino allo scioglimento. Tra le componenti della troupe anche Helga una giovane ragazza tedesca con cui ben presto Ugo si fidanzerà, ma passeranno quattordici anni prima di poter convolare a nozze. Mentre il Circo Americano si trova in Spagna, arrivano le carte per coronare ufficialmente il loro sogno d’amore. Ugo, che è sempre almeno due settimane più avanti rispetto al Circo, si trova a Valencia e appresa la notizia chiama la fidanzata “Helga, domani ci sposiamo!”. Organizza la cerimonia, e prenota un campeggio di lusso per una settimana di luna di miele. Ma il giorno successivo si vede venire incontro due carabinieri “Ci ha contattato il signor Dante Cardarelli per comunicarle che deve mettersi in contatto con il Circo Americano”. Così Ugo telefona alla piazza del Circo ed Enis perentorio: “Ugo, torna indietro, le cose vanno bene… Proroghiamo a Barcellona. Servi qui”. E quando Enis chiama, Ugo risponde. Celebrata la cerimonia nuziale, lascia Helga a godersi la sua settimana di lusso, purtroppo da sola, e torna al Circo. “Quanti accidenti che prendevo ogni volta che mi vedevo arrivare incontro i Carabinieri – ricorda ridendo Ugo – ma quello era l’unico modo che avevamo per comunicare tra di noi. Il telefono era al Circo, ma noi che andavamo in giro per piazze non avevamo certo i cellulari di oggi! Così passavamo da un bar all’altro a scroccare il telefono e a berci decine di caffè per chiedere di utilizzarlo. Oppure dovevamo avere i gettoni per telefonare nelle cabine. Era complicato, ma per noi era normale. E il lavoro era eccezionale in ogni piazza, le cose andavano bene e questa vita non ci pesava. Ci ha dato tante soddisfazioni”.

Dario Duranti con Ugo Nietzsch.

L’esperienza nel giornale locale, la gavetta iniziale, gli insegnamenti dei Castilla e l’esperienza maturata sul campo resero Ugo anche un maestro nella stesura dei comunicati che erano un trionfo di “americanità”. I titoli, gli aggettivi, le frasi a effetto, tutto era funzionale a trasmettere la grandiosità di un circo che ha sempre puntato oltre che sulla spettacolarità dei numeri sulle proprie dimensioni. Comunicati che parlavano del fantomatico John David Morton (frutto della fertile fantasia dei fratelli Castilla), presidente esecutivo del Circo Americano, collezionista di animali della Florida impegnato con coraggio in una eroica tournée europea. Dalle pagine dattiloscritte e consegnate a mano nelle redazioni dei giorni il Circo Americano viene descritto con i suoi 10.000 spettatori, 500 artisti, 200 cavalli, 25 elefanti e 3 treni speciali traboccanti di petrodollari e artisti fantasmagorici. Il circo allora prestava infiniti spunti di comunicazione, i media dedicavano spazio al circo in abbondanza e stimolavano a “creare” notizie ad arte. Così nelle grandi piazze ci si inventava sempre qualcosa di nuovo per dare materiale ai giornali. Come quella volta che portarono le otarie a fare il bagno nella Fontana di Trevi a Roma: immagini che fecero il giro del mondo e costarono a Ugo una sanzione e una diffida a ripetere una cosa del genere, soprattutto nel momento in cui le otarie si rifiutarono di lasciare le tiepide acque di quel monumento! Ugo attraverso una rete di conoscenze costruite negli anni, porta al circo i grandi nomi come Mike Bongiorno o una giovanissima Mina alla vigilia della sua esplosione, stringe la mano al Presidente del Consiglio Aldo Moro e ogni volta che ci sono ospiti illustri (cosa all’ordine del giorno negli anni Cinquanta/Sessanta), tocca a lui fare gli onori di casa e accoglierli, vista anche la proverbiale riservatezza e timidezza di Enis che non amava la mondanità e i fotografi. Se Enis Togni ha avuto il talento di immaginare tutto questo, e i fratelli Willy, Bruno e Adriana di concretizzarlo in pista e Dante Cardarelli di renderlo possibile da un punto di vista organizzativo, Ugo Nietzsch ha fatto in modo che il pubblico potesse venire a saperlo e lo ha reso eterno attraverso organi di comunicazioni che ancora oggi custodiscono in archivio questi articoli, foto, e immagini di un’epoca in cui gli italiani hanno imparato a sognare in grande. Negli anni Novanta, Ugo si ferma a Verona dove ancora vive con la sua amata Helga. Ricorda con nostalgia e orgoglio le straordinarie imprese compiute al fianco di tutti i grandi personaggi menzionati fino a qui, ma il suo cuore è rimasto nel circo e con la famiglia Togni. In qualsiasi luogo del mondo si trovino i figli e i nipoti di Enis, Ugo è costantemente al corrente dell’andamento del circo, dell’affluenza dei loro spettacoli, del proseguo della tournée. E ancora sotto qualche cavalcavia si trovano i segni delle spettacolari affissioni a cui ha dato vita con estro e grande professionalità.

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