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Se in Mondi Lontani, il kolossal in 3D sul Cirque du Soleil prodotto da James Cameron appena arrivato nelle sale, c’è un fotogramma che meglio di altri racconta il momento attraversato dalla multinazionale dell’entertainment canadese: è quello in cui l’arcigno Le Vieux solca assieme alla protagonista Mia acque scure usando come zattera un ombrello rovesciato.
La chiusura il 13 gennaio scorso di Iris, lo spettacolo sul mito hollywoodiano portato in scena al Kodak Theatre di Los Angeles dopo appena 16 mesi con un investimento di 103 milioni di dollari e il coinvolgimento di 72 performers, e il licenziamento di 400 dipendenti della sede centrale di Montreal segnano l’apice di un momento di crisi che in due anni e mezzo ha costretto l’ensemble a ritirare ben sei spettacoli.
Scelta obbligata ma durissima da digerire per chi si vantava di non archiviare un solo show dal 1992.
Fino al naufragio di Banana Shpeel, sfortunato omaggio al vaudeville archiviato a fine 2010 dopo nove mesi di repliche a Chicago, New York e Toronto, avevano chiuso infatti i battenti soltanto show nati già col bollino di scadenza quali Delirium o Wintuk.
Poi però con la crisi le famiglie hanno stretto la borsa ed è cominciato lo stillicidio. Complice la depressione causata dallo tsunami, il 31 dicembre 2011 ha chiuso Zed, realizzato per il Tokyo Disney Resort. Poi è toccato a Zaia, in replica ogni sera a Macao, a Viva Elvis, domiciliato a Las Vegas, a Saltimbanco, il più vecchio show del Cirque in tournée, e infine a Iris.
«Nonostante i tagli, mantiene 18 show in giro per il mondo, solo tre o quattro in meno di quanti ne vanno in scena ogni sera a Broadway, solo che lì gravano sulle spalle di numerose case di produzione mentre da noi su quelle di un’unica struttura» spiega la direttrice artistica di Michael Jackson – The Immortal World Tour Tara Young. «Basta pensare che a maggio pure il Michael Jackson del Cirque si stabilirà a Las Vegas, in un teatro appositamente realizzato, anche se con uno spettacolo completamente diverso da quello concepito per i palazzi dello sport, che nel frattempo sarà in tour tra Taiwan e Giappone».
Evidente che davanti a questo stato di cose Cirque du Soleil: Mondi Lontani finisca con l’assumere anche il valore di uno straordinario spot in 3D per il rilancio di un’impresa che nel solo 2012 ha venduto 15 milioni di biglietti e che può rivendicare con orgoglio di non ricevere sovvenzioni pubbliche o private dal 1992.
Mondi Lontani utilizza la storia d’amore tra la dolce Mia (Erica Kathleen Linz) e Il Trapezista (Igor Zaripov) per mettere a confronto passato e presente del «più grande spettacolo del mondo» con l’ausilio di un vortice fiabesco che dal malconcio tendone del fantomatico Circus Mervelous li paracaduta tra magia e iper-tecnologia dei sette spettacoli stanziali che la compagnia possiede a Las Vegas.
C’è il capolavoro sull’acqua O, firmato dal regista irpino-belga Franco Dragone, ma ci sono pure Kà, Mystere, Zumanity, l’omaggio ai Beatles Love e Believe, lo show costruito attorno all’illusionista Criss Angel. Prodotto da Cameron e diretto da Andrew Adamson, lo stesso di Shrek, Cirque du Soleil: Mondi lontani coglie i muscoli contratti, gli sguardi e i rivoli di sudore di un mondo alla fine del mondo. Nonostante il 3D manca forse un po’ di cuore, ma per quello bisogna entrare in un tendone e sedersi in platea col naso all’insù.
Massimo Gatto

Avvenire.it