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Tairo Caroli: “Mi godo l’affetto di tigri e leoni”

Tairo Caroli (le fotografie del servizio sono di Nicolas Kabir)

Tairo Caroli (le fotografie del servizio sono di Nicolas Kabir)

Compie 20 anni questo mese ma è senza dubbio il più giovane domatore italiano di grandi felini. Tairo Caroli, ammaestratore del Circo Lidia Togni, racconta di sé e dei suoi felini. Da una parte la normale prudenza e dall’altra l’affetto reciproco che emerge anche nelle attività quotidiane di pulizia e gioco.
Tairo, dove e quando sei nato?
Sono nato nel 1994 a Latina. Appartengo alla famiglia dei Caroli, storicamente una delle famiglie circensi italiane più note. Mio papà è Roberto Caroli e mia madre è Susi Niemen.
Farai tra poco i 20 anni e sei il più giovane domatore italiano: come ti sei avvicinato alla disciplina?
Mi sono avvicinato alle belve feroci grazie a mio padre che è anch’egli domatore. Naturalmente lui ha svolto un po’ tutti i ruoli in pista, un po’ come tutti noi: è stato giocoliere, acrobata, clown ma si è specializzato nei numeri con i felini perché con questi animali è facile sentire un richiamo. Io da piccolo sono sempre stato intorno alla pista e già da allora, seguendo mio papà, ero sempre attorno alla gabbia a vedere le tigri e i leoni. Questo per me è stato un richiamo perché a spingerti verso questa disciplina sono soprattutto l’amore e la conoscenza per tigri e leoni. Sono animali che bisogna imparare ad osservare bene per conoscerli. Presto ho iniziato ad aiutare mio papà nei lavori come la pulizia delle gabbie, entrarci mentre ci sono gli animali, dare loro da mangiare. Papà, dai 10 anni in poi, mi ha insegnato quello che sapeva. A 15 e a 16 anni ho fatto delle piccole esibizioni ma ufficialmente il mio debutto in pista con tigri e leoni è stato a 17 anni.
tairo-caroli-lidia-togniCosa provi quando entri nella gabbia?
E’ un’emozione indescrivibile. Ci deve sempre essere un po’ di paura quando affronti questo tipo di disciplina perché comunque stai lavorando con animali che non sono domestici e che basta un niente perché possano avere reazioni pericolose. Però entrare in gabbia anche solo per cinque minuti mi dona una sensazione che dire bella è poco. Senza contare poi il sentire la gente che ti applaude e il pubblico che si emoziona nel vedere l’esibizione.
Qual è l’insegnamento più importante da apprendere in questa disciplina?
Come dicevo bisogna saper conoscere bene gli animali, è necessario averli osservati a lungo come me che alla fine ci sono cresciuto insieme. Quello che molti domatori dicono è che non è l’animale che si adegua a te ma sei tu che ti devi adeguare a lui, ed è una grande verità. Basta un odore diverso, una luce particolare, un movimento strano e l’animale potrebbe avere una brutta reazione. Non sarebbe colpa sua, ma del domatore che non ha saputo calcolare queste cose. Ad esempio bisogna sapere che portare nella stessa gabbia leone e leonessa può essere pericoloso perché quando la leonessa è in calore il maschio diventa molto aggressivo. Devo essere io a capire quando ci sono queste situazioni ed evitare così di creare potenziali rischi. Poi io lavoro con tigri e leoni e la differenza tra i due è che il leone, se deve saltarti addosso, parte e ti si butta contro. La tigre invece è un po’ più subdola perché tende ad attaccarti di spalle o quando tu abbassi la guardia. Ed è qui che arriva l’insegnamento più importante: mai sentirsi sicuri. Non bisogna mai abbassare la guardia perché il giorno che entri in pista sicuro di te e convinto è la volta buona che l’animale ti prende. E una cosa che si nota guardando un po’ agli incidenti occorsi ad altri domatori è che l’attacco di solito arriva da parte dell’animale che viene considerato il più coccolone. C’è sempre quel felino che il domatore bacia e abbraccia di più. Questo dimostra che comunque non bisogna mai abbassare la guardia, bisogna sapere che con ogni probabilità l’attacco potrebbe arrivare proprio dall’ultimo animale che ti aspetteresti.
Qual è la tua giornata tipo?
Dovendomi occupare dei miei animali, la mia giornata inizia verso le 7,30-8 e la prima cosa che faccio è far uscire gli animali dalle gabbie. Possiedo tre tigri e due leoni, li lascio un po’ liberi dal loro ricovero notturno, pulisco tutto, do loro da mangiare e ci sto insieme, ci gioco, li curo, pettino la criniera dei due leoni. Questa è forse la parte più bella del mio lavoro, quando sono a tu per tu con gli animali e, al di là della prudenza di cui parlavo, mi godo per bene l’affetto reciproco. Al circo dove mi trovo adesso poi ho tante occasioni di imparare e di mettermi alla prova.
caroli-tairoIn quale circo ti trovi?
Al Circo di Lida Togni, nel complesso gestito da Vinicio Canestrelli Togni. Lavoro qui dal marzo dello scorso anno. La vicinanza con Vinicio è per me molto importante. In passato ho lavorato e sono stato in tanti circhi appartenenti a diverse famiglie (Merano, Circo di Spagna, con le famiglie Castellucci, Martini, Errani) ma il Circo di Lidia Togni al momento è l’esperienza più bella che io abbia mai fatto, c’è tutta un’altra classe. Vinicio lavora con i cavalli, non a caso è stato anche premiato a Monte Carlo per la sua maestria, ma naturalmente ha una grande abilità con gli animali oltre che sensibilità e rispetto verso di loro. Spesso mi dà dei consigli, mi segue perché sono giovane. Io cerco sempre di ascoltare e di essere umile perché da persone come Vinicio non si può che apprendere. Lui, insieme a mio padre, è stato ed è importante per la mia formazione da autodidatta. Entrambi insistono nel ripetere quello che anche io ho già detto: mai dare nulla per scontato quando sei davanti all’animale. Devi conoscere bene gli animali, ma non li si conosce mai abbastanza. È la cosa che affascina noi domatori in fondo, ed è la stessa cosa che ti deve far provare quel pizzico di paura prima di entrare in gabbia.
tairo-caroliQuali sono i tuoi prossimi impegni?
A breve sarò a Roma al Circo Merano, dopo di ché mi piacerebbe dedicarmi ad un progetto mio: mio padre lavora come domatore in pista al Circo Stabile di Mosca e a me piacerebbe poterlo raggiungere là, magari fare un po’ di esperienza in più. Soprattutto vorrei acquistare degli altri felini e studiare per mettere su un numero tutto mio che si possa distinguere dagli altri. Se guardi bene i numeri dei domatori con felini si assomigliano un poco tutti, salti, pose, animali che si sdraiano, ecc. A me piacerebbe lavorare a qualcosa di diverso e particolare. Se tutto va bene ad ottobre vorrei provare ad andare in Russia. Incrociamo le dita!
A parte gli impegni, qual è il tuo sogno nel cassetto?
Un sogno che possiamo considerare “normale” è quello di riunirmi alla mia famiglia. Mio padre è al Circo Stabile di Mosca per quattro anni e quindi questa distanza spesso si fa sentire, mi piacerebbe poter lavorare più a stretto contatto perché a volte la mancanza è forte. Il sogno, quello con la S maiuscola che mi accomuna a molti altri giovani circensi, è quello di avere un numero mio che sia bello, forte e ben congegnato e che magari possa essere selezionato per la pista di Monte Carlo. E ovviamente, se si deve sognare in grande, il massimo sarebbe esibirsi e vincere un Clown!

Stefania Ciocca

L’intervista a Tairo Caroli compare sulla rivista Circo aprile 2014

Short URL: https://www.circo.it/?p=35034

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