Lo storico di sport Marco Martini ripercorre attraverso gustosi aneddoti e interessanti osservazioni ed analisi di documenti storici, il rapporto stretto fra le discipline sportive e quelle circensi. Non solo dal punto di vista tecnico ma anche da quello imprenditoriale e di “richiamo” per le masse. Due settori con molti punti in comune, che ora con la presidenza Buccioni, potrebbero tornare a dialogare.
di Marco Martini
Gli elementi in comune tra circo e sport sono evidenti ancora oggi, ma lo sono ancor più quando si va a scavare nel passato, segno di una matrice condivisa. Dei fratelli Marcantoni, che si esibirono sotto gli chapiteaux stranieri per oltre venti anni prima di tornare a casa nel 1938 (cfr Circo febbraio 2002, pp. 20/22), il passato sportivo era noto, ma solo in senso generico. Come artisti, in Italia ne abbiamo scovato le ultime tracce nel 1916: in gennaio nel varietà al teatro Apollo di Genova, e in dicembre a Roma con il circo Bisini. Quanto allo sport, il più accreditato dei tre (Vittorio, Leone, Bruno) risulta essere Vittorio.
La Federazione Italiana di Ginnastica è stata la madre di tutte le altre istituzioni che gestiscono lo sport, e ancora all’inizio del Novecento molte discipline sportive oggi non più di sua pertinenza ricadevano sotto la sua giurisdizione, cioè erano nei programmi-gara delle sue manifestazioni. Ai campionati italiani di ginnastica, che allora si chiamavano concorsi ginnastici nazionali, si gareggiava anche in prove di atletica e di forza. Vittorio si cominciò a distinguere nel concorso ginnastico nazionale del 1901 (Bologna 18/19 maggio), nella gara a squadre, per l’Unione Ginnastica Trento, la sua società di appartenenza. A livello individuale si distinse per la prima volta nel concorso ginnastico nazionale del 1904, tenutosi a Firenze dal 1° al 5 giugno, in cui oltre alla corona di quercia vinta nella prova a squadre, si aggiudicò il migliore dei premi in palio (medaglia d’argento media) sia nella gara artistica juniori sia nella gara atletica juniori. Si fece onore subito dopo anche il 10/11 giugno a Padova, durante una importante competizione ginnica triveneta, vincendo il secondo premio (medaglia d’argento piccola) nella gara artistica juniori, e finendo terzo nel salto in lungo. Nella sua categoria esistevano allora due tipi di prove ginniche «multiple», a punti, nell’ambito dello sport della ginnastica. Una era la gara artistica juniori, che constava di un esercizio ginnico scelto dagli organizzatori, dei salti in alto, in lungo e con l’asta, del volteggio al cavallo, di un esercizio a scelta, e di un esercizio ginnico a scelta tra sbarra, anelli, cavallo con maniglie e corpo libero. L’altra prova «multipla» era la gara atletica juniori, che constava di un esercizio ginnico, salti in alto e in lungo, corsa 100 metri, tre prove di sollevamento pesi (con due braccia, con braccio destro, con braccio sinistro), lancio della pietra kg 15, lancio della palla a sfratto, e due assalti di lotta greco-romana. Nel concorso ginnastico nazionale del 1906 all’Arena di Milano, Vittorio Marcantoni, oltre alla corona d’alloro vinta a squadre, finì sesto nei 100 metri il 25 maggio, e vinse il secondo premio nella gara atletica juniori il 27 maggio. Al concorso ginnastico nazionale del 1907, svoltosi dall’8 al 13 maggio allo stadio di S. Elena a Venezia, Vittorio si aggiudicò il primo premio a pari merito nella lotta categoria pesi medi, torneo conclusosi l’11 maggio. Un eclettismo davvero notevole. Esiste qualcuno oggi che, ai campionati italiani, sarebbe in grado di piazzarsi al sesto posto nei 100 metri e vincere nella lotta?
Ma dal connubio sport-circo partivano anche iniziative di cui si è da tempo purtroppo smarrito lo stimolo. Gli sportivi infatti, erano soliti allestire più che dignitosi spettacoli circensi. A cavallo tra Ottocento e Novecento a Roma, il più prestigioso club sportivo, la Società Ginnastica Roma, organizzava ogni anno, con i suoi atleti in veste di cavallerizzi, pagliacci, giocolieri, funamboli, trapezisti, etc., uno spettacolo circense che, grazie al successo a cui andava incontro, veniva replicato a più riprese. Erano iniziative comuni a tutte le latitudini del nostro Paese. La Società Ginnastica Amsicora di Cagliari, per esempio, trasformava anch’essa i suoi atleti in troupe artistica allestendo serate con numeri da circo; come «agile» per le evoluzioni circensi usavano il più giovane dei loro atleti tesserati, un ragazzo di cui riportiamo la fotografia. A testimonianza di questa abitudine, riportiamo quanto scritto da un quotidiano romano (che fornisce anche il vero cognome dell’atleta tra parentesi) a proposito di una serata circense allestita tra i membri del Club Atletico Romano, società sportiva dedita per lo più a lotta e pesistica: «Lo spettacolo equestre, acrobatico, a sorpresa, fin de siècle, dato ieri sera nella sede sociale di questo club riuscì superiore ad ogni aspettativa. La vasta ed elegantissima sala era stata per l’occasione trasformata in un circo col relativo maneggio e col palco di musica. Il pubblico che gremiva la sala non si stancò di applaudire ai valenti dilettanti che dettero prove straordinarie di forza, di agilità e di brio. E sfilarono dinanzi agli occhi degli spettatori miss Loly (Lorenzo Mac Donald), una elegantissima ballerina che fece prodigi sopra un filo di ferro, Guglielmo Tell l’intrepido tiratore (Palma), Haarankank il famoso negro indiano con i suoi serpenti (Zezza), l’insuperabile Moretto (Alciati) nei suoi lavori sulla barra fissa, Campos de la Cerra (Eugenio Menghi) il pittore-lampo, miss Olga (Sangiorgi) trapezista aerea. Ad ogni esercizio naturalmente risuonavano i più vivi e schietti applausi. Bravissimi il faticone Toni (Bartolini), l’asino (Rossetti), il bruscolinaro (Prudenzi), e addirittura provocante la fioraia (signor Antonini). La direzione dello spettacolo era affidata al signor Edoardo Pirro, che alla fine del trattenimento fu fatto segno a una vera ovazione. È molto probabile che lo spettacolo, riuscitissimo, si replichi» (Il Messaggero 5 febbraio 1894). Chissà che il presidente dell’ENC Buccioni, che ha nelle mire la collaborazione con l’ambiente sportivo (cfr Circo marzo 2014, p. 7), grazie ai suoi «agganci», non riesca a riportare in vita questa simpatica tradizione partendo dalla «sua» Lazio?
L’articolo compare sulla rivista Circo giugno 2014