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Sharon e Carlo: in due verso il futuro

di Flavio Michi

Carlo D'Amico

Sharon Orfei e Carlo D’Amico fanno coppia nella vita e nel lavoro. Una bella coppia, non c’è che dire. Lei, 23 anni, è la figlia di Armando Orfei e Nevia Niemen. Lui, 28 anni, è figlio di Pino D’Amico e Silvia Errani. Dopo una vita passata in gran parte nei rispettivi circhi di famiglia e comunque sempre con il proprio nucleo famigliare di origine, ora la scelta di vivere insieme e di accettare un ingaggio per una stagione all’estero. I sogni e la traiettoria di una giovane coppia di circensi, che come succede per i loro coetanei stanziali, devono affrontare problematiche di vario tipo.
Una lunga storia d’amore?
È “solo” da tre anni e mezzo che stiamo insieme. Precisamente dal 31 luglio 2009. Ma in realtà si trattava di una storia che stava maturando da tempo. Sentivamo una simpatia reciproca già da giovanissimi, neppure adolescenti. Come tutti le ragazze e i ragazzi del circo ci vedevamo poco, soprattutto quando d’estate i circhi erano vicini e facevamo le grigliate. Ci piacevamo a distanza. Ci sono state altre storie. Ma poi abbiamo superato la timidezza e ci siamo cercati. In fondo era quello che volevamo e adesso andremo a convivere. Volevamo già sposarci, ma il lavoro non è andato tanto bene e allora abbiamo rimandato per adesso.
Convivenza e lavoro all’estero?
Faremo la stagione in Francia, al Cirque Maximum fino al gennaio prossimo. Faremo il trapezio wasenton, due versioni dei tessuti e le verticali. So che Carlo si esibirà anche alla ruota della morte.
Com’è nata l’idea?
Quest’inverno, quando eravamo al circo di mio zio Nevio Errani a Roma. In compagnia c’era Sonny Gartner, il figlio più piccolo di Josef e Katja Caveagna. Presentava la ruota con un allievo che poi è andato via. Allora ho pensato di sostituirlo. Ho provato per alcuni giorni poi ho debuttato. Per il momento gli esercizi più pericolosi li presenta Sonny. È un numero molto pericoloso e bisogna crescere piano piano.

Sharon Orfei al trapezio Washington

Sharon, raccontaci come hai iniziato a lavorare al circo.
Ho iniziato fin da piccola, come sai, al nostro circo di famiglia. Io e le mie sorelle Sandy e Shannon abbiamo sempre avuto tanta passione e ci piace molto il nostro lavoro. Come tutti i ragazzi del circo ho iniziato con le basi e poi ho pensato ad un numero ai tessuti. Ho iniziato a provare nel maggio del 2009 e poi ho debuttato. Ho voluto provare anche al trapezio Washington, iniziando dopo la chiusura del nostro circo di famiglia, l’Oscar Orfei e ho fatto quasi tutto da sola. Mio papà, che da giovane faceva proprio quel numero, non credo mi abbia mai vista provare fino al giorno del debutto.
Nessuno ti ha aiutata?
Ho chiesto consigli a mio cugino David Busnelli, che mi ha regalato il suo vecchio attrezzo. Ho provato un po’ con Aguanito Merzari quando eravamo in compagnia dai miei zii al Circo Romina Orfei. Ho debuttato proprio lì pochi giorni prima di partire per il Circo Alex Hamar dei Codaprin. Mio papà aveva fatto fare un trapezio tutto nuovo, molto bello. Ero felicissima! Devo ringraziare mia sorella Sandy che mi ha aiutata molto nelle coreografie e nel montaggio del numero. Per la musica ho scelto io.

Carlo D'Amico ai tessuti

Carlo, anche tu hai avuto come maestro Aguanito Merzari, giusto?
Sì. Io ho iniziato da bambino con le basi principali: verticali, salti a terra, etc. Poi nel 1994 sono entrato in Accademia, quando era a Cesenatico. Ero un po’ grassottello e allora per il primo anno ho fatto solo ginnastica. Poi ho iniziato con le verticali. I miei insegnanti sono stati proprio Fatima e Aguanito. Ho un bellissimo ricordo di quegli anni all’Accademia e del rapporto che avevo con loro. Li stimo moltissimo per la carriera che hanno fatto e per i numeri che sono riusciti a fare dopo, con i ragazzi che hanno seguito e preparato.
Poi sono arrivati il diploma e il Festival di Latina.
Mi sono diplomato nel 1999 e nel 2002 sono stato invitato al Festival di Latina. Successivamente è arrivato anche il Festival di Grenoble. Latina è stata un’esperienza indimenticabile. Ho vinto un po’ a sorpresa. In giuria c’erano persone importanti e come presidente Egidio Palmiri. Mi hanno anche attribuito la Medaglia d’Argento del Presidente della Repubblica che mi è stata consegnata da Livio Togni. Che emozioni!
Dopo queste bellissime esperienze hai sempre lavorato al circo di famiglia?
Sì. Ho sempre lavorato con la mia famiglia e avevamo montato anche un numero al trapezio quando eravamo col Circo di Mosca dei Rossante. Mi piacerebbe rifarlo. Le idee non mancano. Con le verticali avevo sospeso per un anno per problemi alla schiena. Avverto ancora qualche dolore, però stringo i denti e vado avanti. E’ un numero che mi piace molto.
E nel 2006 è arrivato anche Reality Circus.
Bellissima esperienza anche quella. C’era tutta la mia famiglia e abbiamo insegnato, ai personaggi famosi, trapezio, sostenuto, con mio fratello Derek, e il passo a due. Mi piacerebbe farlo anche con Sharon, con la quale abbiamo diversi progetti. In ogni caso cerco di dare il massimo in tutto quello che decido di fare.

Sharon Orfei

Come state vivendo il distacco dalla famiglia?
È una fase iniziale con difficoltà di organizzazione, entusiasmo nostro e lacrime dei genitori, soprattutto le mamme. Intanto facciamo questa stagione all’estero, poi vediamo. D’altra parte per le famiglie numerose non è facile trovare una scrittura tutti insieme.
Sharon, cosa ti piace di più e di meno dell’ambiente del circo?
Amo molto i rapporti tra le persone. Non siamo come quelli che vivono in un condominio e non si conoscono nemmeno dopo anni. Anche se passa tanto tempo senza vedersi è come se fosse stato ieri. Mentre non gradisco i giudizi e le critiche non costruttive dei colleghi. Non mi piace chi critica tanto per farlo.
Per te, Carlo?
Mi piace moltissimo il mio lavoro e lo faccio anche per il futuro. Vorremmo aprire un nostro circo e quindi investiamo per questo, perché è il nostro mondo e ci piace. Non mi piace il fatto che in Italia il circo sia un po’ in decadenza. Troppi problemi, ma bisogna darsi da fare per riportarlo a un livello alto. Non è facile.

In bocca al lupo, ragazzi!

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