La denuncia del presidente Enc, Antonio Buccioni, che ieri ha occupato la prima pagina del Giornale d’Italia, sta producendo un acceso dibattito.
Oggi non solo lo stesso quotidiano diretto da Francesco Storace è tornato sull’argomento, ma anche Repubblica cavalca il tema aprendo una finestra con un articolo dal titolo Milano, teatri in rivolta per il Cirque du Soleil a Expo: “Per noi invece non ci sono soldi”.
“La notizia che il comitato organizzatore di Expo avrebbe sottoscritto un contratto a cifre astronomiche con la catena canadese Cirque du Soleil, che avrà il compito di intrattenere il pubblico alla modica cifra di 100 mila euro per almeno 60 repliche, ha ricevuto puntuali conferme e indignazione. Toccherà quindi a una compagnia straniera, nonostante le numerose eccellenze nazionali, garantire spettacolo e divertimento, rifacendosi ad – udite udite – attività italiane. Alla faccia di quel “Made in Italy” da difendere e promuovere a tutti costi”, scrive il Giornale d’Italia. “L’articolo pubblicato in esclusiva ieri dal Giornale d’Italia ha letteralmente aperto il vaso di Pandora. Decine di mail hanno invaso la nostra posta elettronica. Mentre sui social network montavano rabbia e polemiche. Tante le storie raccontateci, quella di Loris Elio Sardelli è certamente quella che ci ha colpito di più. Perché vissuta in prima persona”. E Sardelli, intervistato dal Giornale d’Italia, racconta il muro che ha incontrato quando ha presentato un progetto che avrebbe potuto essere realizzato all’Expo, ed ha avuto la risposta di “metterci in contatto con il Cirque du Soleil. Dovevamo proporre i nostri format in uno dei loro spettacoli, ma non ci hanno risposto”.
Passiamo a Repubblica: “Roberto Bolle l’ha detto e ripetuto: è assurdo dare il palcoscenico di Expo al Cirque du Soleil quando siamo la città della Scala e del Piccolo nel Paese dell’opera lirica e di Arlecchino. Quella dell’étoile che si è offerta di ballare in Duomo, ma nessuno ha chiamato non è una voce isolata”, è l’incipit dell’articolo a firma Sara Chiappori.
“In rete circola un appello lanciato dal regista Piero Maccarinelli, che chiede al ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, di intervenire per non buttare via l’occasione di mostrare ai milioni di visitatori attesi per Expo il valore della nostra produzione artistica: in un paio di settimane ha raccolto circa 700 firme da tutta Italia. Per fare marcia indietro forse è tardi, ma la questione è aperta. Anche perché il megashow Alla vita! commissionato alla multinazionale canadese dell’entertainment per l’Open Air Theatre da 12.000 posti (4.500 seduti, 7.500 in piedi) allestito fra i padiglioni di Rho-Pero costerà 8 milioni 415mila euro”. Che prosegue: “Da Expo spa fanno sapere che quei soldi li vale tutti: sarà un’esclusiva per Milano non ripetibile altrove, il cast avrà una quota consistente di artisti italiani e con gli incassi (costo dei biglietti non ancora definito ma “politico”, sui 35 euro, e repliche dal 6 maggio al 23 agosto) si andrà in pareggio. Può darsi. Ma resta una cifra considerevole, soprattutto a fronte della crisi del sistema produttivo nel nostro Paese. «Siamo al paradosso — dice Sergio Escobar, direttore del Piccolo — i nostri teatri sono a rischio per cifre ben inferiori. Niente contro il Cirque du Soleil, ma mi meraviglia che si punti solo su questo. Ho visto tante Expo nella mia vita: in tutte si dava spazio alla componente internazionale, ma sempre valorizzando la cultura del Paese ospitante. Ci daremo da fare con “Expo in città”, dimostrando quanto siamo bravi anche senza un soldo».
Repubblica riporta anche un significativo commento di Elio De Capitani: “l 2015 sarà un anno cruciale, con l’applicazione dei nuovi criteri di erogazione dei fondi del Fus (il Fondo unico per lo spettacolo). Fa impressione pensare che gli otto milioni e passa al Cirque du Soleil equivalgono a quasi otto anni di convenzioni che sostengono più di 20 teatri a Milano”.