Ad una tale, gravissima, decisione, non si può che rispondere dichiarando la mobilitazione della Categoria, certi che ad essa si unirà anche quella dello Spettacolo Viaggiante.
Avremo modo di approfondire, soprattutto dopo aver letto le motivazioni che avrebbero portato il ministero a cancellare con un colpo di spugna la Casa di Riposo di Scandicci fondata da don Dino Torreggiani. Ma quel che è certo è che ormai nel nostro Paese ogni giorno si deve constatare la perdita di logiche elementari nelle scelte che sono alla base delle decisioni pubbliche.
Quando ci fu rappresentata l’esigenza di modificare radicalmente la normativa sullo spettacolo dal vivo, compresa quella del circo e dello spettacolo viaggiante, introducendo i nuovi criteri per l’erogazione dei contributi a valere sul Fondo unico per lo spettacolo, la nostra prima preoccupazione fu la tutela di Scandicci.
Siccome questa è una verità da sempre, pensavamo non fosse difficile, valutando l’alto valore umano e assistenziale della storica esperienza di Scandicci, insieme a quello legato alla inclusione sociale, continuare a garantire un futuro alla Casa di Riposo della gente del circo e dello spettacolo viaggiante. Invece, a quanto pare, in questa Italia l’assistenza alle fasce sociali più in difficoltà viene mantenuta in vita solo se qualcuno può lucrarci sopra a spese della collettività, Roma docet.
La cruda verità è che siamo nati in uno Stato nel quale virtuosamente venivano periodicamente raccolte e tenute in considerazione le istanze delle Categorie, mentre ci ritroviamo a vivere la seconda parte della nostra esistenza in uno Stato che norma nei diversi settori in rigoroso e sistematico spregio di tali istanze.