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di Arianna Pianesi e Jamila Attou

Classe 1999, Sarah racconta dei suoi (soli) 23 anni vissuti tutti con curiosità verso scoperta e sperimentazione. Mossa da un’ostinata determinazione a raggiungere un obiettivo preciso: lavorare al Cirque du Soleil. Sogno nato all’età di sei anni mentre applaudiva Alegría, uno degli spettacoli più riusciti del colosso canadese.

Sarah Togni e la sua ruota Cyr (foto di Irene Barbiero).

Sarah è parte della quinta generazione di una delle più celebri famiglie del circo classico italiano: i Togni. Figlia di Marco e nipote di Willy. Un filo genealogico che la lega senza alcun dubbio alla tradizione classica del fare circo, ma dalla quale Sarah, pur tenendola ben presente, ha deciso con tutte le sue energie di distaccarsi. Si può dire che sia nata nel circo, ma non ne abbia mai vissuto pienamente la realtà, tanto che per gli amici circensi lei era quella “mezza gagia e mezza dritta”. Un binomio questo che tuttavia le porterà fortuna mostrandole entrambi i lati della medaglia.
Cresciuta sulle navi da crociera dove i genitori lavoravano per circa nove mesi all’anno con performance di tappeto elastico e tessuti aerei, è proprio a queste esperienze in mezzo al mare che sono legati i suoi primi ricordi, a quando, cioè, dietro le scene e nei momenti di prova giocava nel teatro della nave sperimentando le prime acrobazie e salti sotto la supervisione del papà Marco. La vita in mezzo al mare proseguì fino a quando la madre di Sarah non decise di fermarsi a Verona per poterle garantire una formazione scolastica.

Sarah e Adriana Togni.

Un impegno, quello scolastico, che a partire dall’età di otto anni si è alternato con la formazione atletica e ginnastica presso l’Accademia del Circo, fino ai 16 anni. È in questo contesto che Sarah, sempre sotto l’occhio attento del padre, all’epoca coach presso l’Accademia, creò insieme alla cugina Adriana (figlia di Flavio) il suo primo numero al trapezio. Un numero al quale le due ragazze si dedicarono per quattro anni con allenamenti intensi, considerando che Adriana, impegnata con il circo di famiglia, poteva provare solo a partire dal secondo semestre. Una corsa contro il tempo per presentare il numero al saggio finale, che nelle intenzioni doveva rappresentare quella possibilità di farcela e di sfondare. Fino a debuttare a 14 anni. Tra i primi a credere nella validità del numero ci fu Antonio Giarola, che lo inserì nello spettacolo White, nel quale Sarah si esibì per la prima volta anche con la ruota Cyr. Il numero di trapezio trovò un riconoscimento importante a livello internazionale, aggiudicandosi il Bronzo al Festival di Monte Carlo New Generation e venendo selezionato anche per la stagione 2017 di Krone, dove ancora una volta Sarah presentava anche la ruota Cyr. Il cerchio perfetto. Una passione nata in occasione del 35° Festival di Monte Carlo del 2010, quando la canadese Valerie Inertie presentò questo attrezzo, catturando subito l’attenzione di Sarah, la quale, tornata in Accademia, cominciò a sperimentare in autonomia questa nuova disciplina supportata solo da tutorial trovati online, non essendoci insegnanti specializzati, ed utilizzando una pesantissima ruota fabbricata in casa artigianalmente.

Sarah durante le prove.

Di sicuro una scelta che destò perplessità, ma in fondo si
trattava solo di intravedere le potenzialità di questo nuovo
attrezzo. Per emergere bisogna distinguersi, perseverare,
ma soprattutto poter contare sul fondamentale supporto
della famiglia.
Ancora qualche ingaggio con il numero al trapezio, col
programma tv Le plus grand cabaret du monde e a seguire
il Festival Internazionale del Circo Città di Latina. Dopo
quest’ultima esperienza ci fu lo stop del numero dovuto
principalmente ad obiettivi professionali diametralmente
opposti delle due ragazze. Ma ecco entrare in gioco quel
piano B che le garantì il suo primo contratto in autonomia
da Arlette Gruss per metà 2019. Durante questa esperienza Sarah decide di inviare un video del suo numero al casting del Cirque du Soleil, che aveva in previsione un’audizione a Ginevra.

Il provino prevedeva che solo 14 venissero selezionati. Tra questi ci fu anche Sarah, la quale riuscì ancora una volta a distinguersi in mezzo a tanti concorrenti provenienti dal mondo della ginnastica, grazie al fatto di aver portato in pista una sua unicità tecnica ed artistica che fondeva la tradizione classica a quella più innovativa del circo, il tutto arricchito dal suo bel costume di scena rosso, al quale non aveva saputo rinunciare. Ma arrivò la temuta frase: “Le faremo sapere”.
Però nell’estate del 2019 ecco un primo ingaggio con Cirque du Soleil – Events che la riporta alle origini con un contratto per spettacoli su navi da crociera; a seguire un’esperienza di quelle che puoi fare solo a 18 anni, con la compagnia di circo-teatro Circus 1903, che circuitava per gli Stati Uniti con un autobus sul quale gli artisti vivevano e viaggiavano, esibendosi ogni giorno in una città diversa. Proprio durante questa parentesi americana il Soleil la contattò per uno spettacolo poi sospeso a causa della pandemia. Nonostante la delusione, durante questo periodo di stop forzato, Sarah continuò a provare a casa. Nell’agosto 2021 arriva la tanto sognata mail, che comunica che lo spettacolo Luzia (fusione fra le parole spagnole luce “luz” e pioggia “lluvia”) sarebbe ripartito nel gennaio 2022 e che Sarah avrebbe fatto parte del cast. Appena dopo il Salieri Circus, nel mese di ottobre, comincia la nuova avventura che la lega all’impresa canadese fino al 2025.

Un salto professionale che ha portato Sarah a riflettere sulla propria preparazione artistica che si è accorta essere carente sotto alcuni aspetti, poiché la formazione offerta in Italia pur forte dal punto di vista tecnico, puntando essenzialmente alla creazione di un numero da esibire presso il proprio circo di famiglia, tralasciava tutte quelle competenze trasversali necessarie a completare il percorso di un artista, tra le quali l’inserimento lavorativo post diploma. Al Soleil vi sono workshop tenuti da performer che mettono a servizio le proprie competenze, insegnando act diversi ed arricchendo così la formazione dell’intera crew. Un punto a sfavore è invece il fatto che la maggior parte degli artisti impegnati in Luzia uscendo direttamente dalle migliori scuole di circo del mondo, non sperimentano la cosiddetta gavetta, che è fondamentale per sviluppare quello spirito di adattamento che si dovrebbe avere. La giornata tipo di Sarah inizia non troppo presto, vista l’ora tarda a cui si concludono solitamente gli spettacoli, colazione, e poi sotto lo chapiteau per gli allenamenti, dove tra le altre cose è disponibile una cucina con piatti salutari. Anche i pomeriggi vengono solitamente dedicati all’allenamento, poi un po’ di riposo, e ritorno al circo due ore prima dell’inizio per truccarsi (gli artisti devono farlo in autonomia, e chi viene dal circo classico è in netto vantaggio, visto che impara a destreggiarsi in quest’arte sin da piccolo). La routine è stancante perché, ci dice Sarah, non si può dare meno del 100%, visto che la direttrice artistica insieme al coach sono sempre presenti allo spettacolo, e questo porta una forte pressione anche a livello mentale. Nel periodo dei rinnovi il senior artistic director va, ogni tre mesi circa, a controllare la qualità degli spettacoli, sottoponendo staff e artisti ad un giudizio continuo, che non ti permette di dire: “Sono arrivato, posso stare tranquillo”. Al momento dell’ingaggio l’artista si reca per circa un mese e mezzo a Montréal, dove impara tutto lo spettacolo, poiché al Soleil non esistono gli operai di pista, ma sono gli stessi artisti che rimangono per tutta la durata dello show ed eseguono tutte le mansioni a rotazione, per essere sempre sostituibili e per non rovinare la poetica dell’esibizione. Durante l’anno gli artisti sono sottoposti a colloqui, senza impegno, nei quali viene domandato ad esempio quali siano i piani per il futuro o le eventuali preferenze in fatto di spettacoli e tournée. Ma per Sarah il numero più bello di ruota Cyr è proprio a Luzia, per questo per il momento non vorrebbe assolutamente cambiare.

Sarah al New Generation di Monte Carlo

Il suo domani lo vede proprio lì, al Soleil. Magari in altri spettacoli, portando avanti l’ambizione di imparare anche altro, per quando non potrà più fare l’artista; si è infatti iscritta all’università di Scienze e Tecnologie delle Arti dello Spettacolo e del Cinema, che segue online, mostrando lungimiranza e passione. Quando non lavora a Sarah piace immergersi nei luoghi e nelle città in cui si trova in tournée, assorbendone la cultura e la lingua, anche se questo girovagare ha fatto nascere in lei un inaspettato lato patriottico, che le fa apprezzare ancora di più la cultura del suo paese. Innamorata persa dell’Italia, tanto da rimpiangere, quando è lontana, la Rustichella dell’Autogrill. Prossime fermate: Vienna per due mesi, poi Francoforte, una pausa di tre mesi con vacanze italiane e una settimana promozionale da Brand Ambassador in Corea, dove tornerà poi per quattro mesi ed infine un anno in Australia. Una carriera, quella di Sarah, che in soli 23 anni l’ha portata a sperimentare le forme più svariare di spettacolo che questo mondo può offrire, dal circo classico allo show televisivo, dal circo contemporaneo itinerante alle navi da crociera, fino ad approdare alla Hollywood del settore, il Cirque du Soleil. Auguri per i prossimi 23.