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Salieri Circus, come una prima de La Scala

di Alessandro Serena

C’era molta curiosità attorno al Salieri Circus Award ideato da Antonio Giarola, un nuovo format di festival con una forte idea di base: raccogliere una ventina di performance da tutto il mondo eseguite su musica classica. Il tutto a Legnago, la cittadina dove nacque il grande compositore e nel teatro che porta il suo nome, col forte sostegno dell’amministrazione comunale.

Il Teatro Salieri a Legnago, che ha ospitato l’innovativo evento ideato da Antonio Giarola.

Un’operazione curata nei minimi particolari sin dalla sua comunicazione al grande pubblico e per altro sostenuta sin da subito dal MIC. Con una giuria di grande prestigio presieduta dal grande Arturo Brachetti e composta da alcuni tra i più rilevanti protagonisti dell’impresa e dell’arte circense. Affiancata da una giuria della critica che rappresentava quasi tutta la stampa specializzata europea, coordinata da Roberto Bianchin, storico inviato de La Repubblica.

La giuria presieduta da Arturo Brachetti.

In effetti l’atmosfera e l’attesa facevano pensare alla prima de La Scala con il fior fiore del settore pronto a dare la propria opinione. E si può dire che il giudizio sia stato unanime ed eclatante: una prima edizione sorprendente e promossa a pieni voti. I due spettacoli di selezione, seppur non in maniera omogenea, hanno proposto una ventina di performance di alta o altissima qualità oltre che spesso inedite.
In una manifestazione come questa il dibattito fra classico e contemporaneo viene di fatto spazzato via e in effetti la linea estetica è sembrata semplicemente la ricerca del ben fatto. Forse il dover seguire una musica composta con tanta sapienza aiuta l’artista, lo costringe a presentare un’esibizione ugualmente ben strutturata, a riflettere sui propri codici e a ricomporli.

Anthony Cesar al Salieri Circus Award (foto Irene Barbiero).

Di fatto erano presenti artisti con formazione molto diversa. Si sono visti ragazzi provenienti da famiglie di tradizione impegnarsi in linguaggi del corpo assai moderni e artisti magari più vicini ad aree abitualmente associate alla sperimentazione proporre tricks consolidati. C’è stata una bella varietà di discipline: aerei, corpo libero, giocoleria, lanciatori di coltelli, monociclo, pantomima, Alcuni degli artisti in concorso già usavano questo tipo di colonna sonora, altri no e hanno accettato la sfida. Lo stesso concetto di musica classica è stato opportunamente allargato a “musica d’arte”, arrivando ad includere splendide e moderne suonate di pianoforte come anche classici di tutte le epoche.

Sara Togni alla ruota Cyr (foto di Irene Barbiero).

Certo, il formato esclude grandi numeri di troupe o di animali e di fatto rende più semplice la logistica e l’organizzazione, ma in tempo di Covid far arrivare artisti da mezzo mondo è stata comunque un’impresa notevole gestita anche grazie all’esperienza dello staff della Proeventi. Del resto gli stessi fratelli Antonio, Luciano e Letizia Giarola erano stati fra gli artefici del Festival di Verona che nei primi anni ’90 aveva di fatto proposto al mondo una riflessione sul format dei Festival.
Ciò che non era per niente scontato era invece il risultato. Per ottenerlo Antonio Giarola si è circondato dei suoi fedelissimi, alla regia e coreografie la compagna Elena Grossule, alla conduzione l’istrionico Maurizio Agosti.

Il mano a mano di Giulia Serra e Mattia Rossi Ruggeri (foto di Irene Barbiero).

Il palcoscenico del Salieri, è stato impreziosito da un grande schermo a led sui quali venivano proiettate delle scenografie mutevoli mai troppo invasive ma piuttosto sempre ben calibrate nella scelta di colori, immagini, luminescenza.
Fatte queste premesse il risultato è stato eclatante. La medaglia d’Oro è andata al belga Antony Cesar per il suo bellissimo numero di cinghie su arie di Vivaldi, un ballerino di Pina Bausch che danza in cielo, per altro figlio d’arte. Due gli Argenti. Uno al giocoliere russo Victor Krachinov, dotato di una tecnica sopraffina con passaggi di cinque clave eseguiti alla velocità della luce e una carica vitale contagiosa. L’altro al Duo Hoop (USA – Canada), con un bell’adagio al cerchio aereo su musiche di Ludovico Einaudi. A loro anche il premio della critica.
Cinque le medaglie di bronzo. Al quartetto di acrobati ucraini Man’s World con un repertorio completo di esercizi in banchina sulle cantate di Carl Orff. Allo spettacolare verticalista cubano Nirio Rodriguez con originali esercizi anche sulla testa e in grande altezza. Al trapezio del portoghese Joao Godinho su musiche del contemporaneo Havasi Balazs. Sul terzo gradino del podio anche il bel mano a mano presentato da Giulia Serra e Mattia Rossi Ruggeri su musiche di Christoph Willibald Gluck. Così come Sara Togni con la sua ruota Cyr su musiche ancora di Vivaldi, passata dall’essere una ragazzina sbarazzina ad un’artista matura destinata ad un contratto con il Soleil e ad una carriera brillante.

Omaggio a Alessandra Galante Garrone (foto di Irene Barbiero).

Fra gli artisti fuori dal podio da segnalare almeno il duo francese Des Articules con verticalismo e contorsionismo su arie di Vivaldi. La polacca Kamila Ganclasrka, al cerchio aereo e le prese ai capelli. Il russo Victor Moisev con la sua originale giocoleria orizzontale e il Duo Viola con un particolare equilibrismo di archetti da violino sul Bolero di Ravel.
Per l’Italia hanno ben figurato il comico Pass Pass, incaricato anche dell’animazione pre spettacolo, da anni protagonista di vivaci animazioni in grandi parchi di divertimento ma qui capace di tirare fuori di più il proprio lato delicato. Il Duo Caveagna con coltelli e balestre, da tempo contrattati in circuiti rilevanti e che si erano già misurati con musiche e stili particolari. Ed il giovane Erik Triulzi, formato all’Accademia d’Arte Circense con il suo numero di equilibrismo su sedie raramente presentato da artisti italiani.
Gli spettacoli erano sempre aperti con un omaggio ad Alessandra Galante Garrone, fondatrice della Scuola di Teatro di Bologna, creato con gli allievi della Scuola del Piccolo Circo dei Sogni di Paride Orfei e Snejinka Nedeva. Lo stesso Paride, con Marco Togni, era incaricato della direzione di scena. Con la collaborazione di giovani come Cristian e Nicole Orfei o Nicole Niemen.

Con ogni probabilità non c’è un immediato ritorno per l’impresa più classica. Il circo che nell’immaginario collettivo visita con il proprio tendone carico di meraviglia piccole o grandi città rivolgendosi soprattutto ad un pubblico popolare e famigliare non potrà godere in maniera diretta del successo di questo evento, perché si tratta di mondi davvero lontani sia dal punto di vista estetico che pratico. Ma nel lungo termine riaffermare il legame tra arte circense e arte tout court dovrebbe portare conseguenze tangibili a tutto il settore.
L’importanza della connessione con il circo tradizionale è stata però ribadita dai premi speciali consegnati a Gilberto Zavatta e ai fratelli Walter e Giancarlo Cavedo. Del resto l’iniziativa ha suscitato l’interesse di molti grandi nomi e non ha fatto mancare la sua presenza ad uno degli incontri con la stampa la star Flavio Togni, come sempre acclamata dai presenti.
Nel poco tempo libero dai numerosi eventi collaterali (dibattiti, conferenze, mostre, etc.) tutti gli ospiti internazionali sono stati portati in visita al CEDAC e all’Accademia d’Arte Circense di Andrea Togni ed hanno così potuto gustare di tutte le prelibatezze, non solo gastronomiche, del polo scaligero del circo.
Un polo che da adesso può contare su di un altro prezioso gioiello, come quelli da indossare alla prima de La Scala.

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