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Robert Pattinson: “Il circo è molto affascinante”

Le star, si sa, hanno grande presa sul pubblico e sull’opinione pubblica. E il divo delle giovanissime, ma non solo, Robert Pattinson, sta esprimendo concetti sul circo e gli animali che cominciano a trovare ascolto sui media. La Stampa di Torino oggi titola: Robert Pattinson ‘Così il circo cambia la vita’. E poi: “Dagli animali s’impara rispetto e sensibilità”.
Lorenzo Soria ha intervistato il giovane attore che nel film interpreta Jacob Jankowski, lo studente di veterinaria che abbandona gli studi dopo l’improvvisa morte dei suoi genitori in un incidente e si unisce alla compagnia del Benzini Brothers. Lui dice: “Trovo l’idea del circo molto affascinante, è un ambiente che ti trasporta in un altro mondo”. Il film è previsto in uscita nelle sale italiane il prossimo 6 maggio.

LOS ANGELES – Si dice che il treno passi una sola volta, una metafora per suggerire che dobbiamo prendere al volo le occasioni che ci sono offerte dalla vita e che potrebbero non ripresentarsi più. Jacob Jankowski sale su un treno in corsa che è quello di un circo itinerante e inizia così un’avventura che cambierà la sua vita. Lì conoscerà Marlena, la stella del circo, radiosa nella sua bellezza quando si esibisce con i cavalli bianchi, e Rosie, un’elefantessa imponente quanto dolce e amichevole.
In breve è la trama di Come l’acqua per gli elefanti, bestseller di Sarah Gruen, ora film con la regia di Francis Lawrence. Per i milioni di fan della serie Twilight, questa è anche la pellicola con protagonista Robert Pattinson, che finito di girare gli ultimi due film della serie, intende uscire dalla gabbia d’oro di vampiro pericoloso quanto affascinante per trovare una sua nuova identità di attore. In Come l’acqua per gli elefanti è appunto Jacob, il quasi-veterinario che si imbarca in un’avventura che segnerà la sua vita. Marlena è Reese Witherspoon, mentre Christopher Waltz è August, il padrone del circo che, un po’ come il suo colonnello Landa di Inglorious Basterds, sa essere soavemente seducente ma anche di una crudeltà infinita.
Rob Pattinson oggi ha un paio di pantaloni militari, scarponcini slacciati, una camicia con le maniche corte e l’aria, come sempre, di uno appena sbalzato fuori dal letto.
Pattinson, come è stato essere su un set con elefanti, leoni e giraffe?
«È un po’ come se avessi incontrato un sacco di nuove persone molto interessanti, a cominciare da Tai, il nostro elefante, che è un caso unico di intelligenza e di sensibilità. Tratto gli animali come tratto le persone, con rispetto».
Che cosa rappresenta per lei il circo? Ci andava da bambino?
«Ci sono andato una volta, quando avevo sette anni. Mia sorella mi ha spaventato dicendomi che uno dei clown era morto e solo a 19 anni mi ha raccontato che non era vero. Non ci sono più tornato, ma trovo l’idea del circo molto affascinante, è un ambiente che ti trasporta in un altro mondo».
A fine anno esce nelle sale il numero quattro della serie «Twilight». E si dice che sotto la regia di Bill Condon il suo vampiro diventerà più pericoloso.
«Ci sarà più rabbia. Ma così va il libro e Condon non ha avuto timore di prendere questa strada».
Che cosa fa per ricaricarsi?
«Sono quattro anni che lavoro molto e inizio a pensare che le mie batterie si stiano un po’ scaricando. Sono molto contento della mia vita, ma vorrei avere più controllo sul mio lavoro. Vorrei più tempo per poter scrivere e più tempo in assoluto, non avere questa sensazione di essere sempre di corsa».
Sta pensando di scrivere una sceneggiatura?
«Considerate le sceneggiature che leggo e i film che mi capita di vedere, mi domando spesso quale sia il criterio secondo cui certe sceneggiature poi vengono anche prodotte. Ogni tanto butto giù delle idee, quando avrò del tempo libero spero di scrivere qualcosa».
Nel frattempo non può muoversi liberamente senza l’assalto dei fan.
«Capita più in America che quando torno a Londra, dove i fan sono più rispettosi e dove a fermarmi sono soprattutto gli americani e voi italiani. Non posso passeggiare per Times Square, ma la mia vita non è cambiata molto se non per il fatto che lavoro moltissimo. E poi sì, cerco di preservare la mia privacy, ma non sono così chiuso e riservato come tanti pensano».
La Stampa