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Richiesta dell’ENC al ministro Franceschini: consentire ai circhi di lavorare rispettando le distanze di sicurezza

Quella che segue è la lettera che il presidente dell’Ente Nazionale Circhi, Antonio Buccioni, ha inviato oggi al ministro per i Beni e le attività culturali, onorevole Dario Franceschini, al segretario generale del Mibact, Salvatore Nastasi, e al direttore generale Onofrio Cutaia. Da segnalare che Prefetture e Amministrazioni comunali in alcuni casi stanno autorizzando i circhi nel rispetto di tutte le precauzioni finalizzate ad arginare la diffusione del coronavirus. Dovrebbe essere la norma e non l’eccezione, come invece purtroppo sta accadendo.

Il Dpcm 4 marzo 2020, all’art. 1, comma 1 lettera b) stabilisce: “sono sospese le manifestazioni, gli eventi e gli spettacoli di qualsiasi natura, ivi inclusi quelli cinematografici e teatrali, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato, che comportano affollamento di persone tale da non consentire il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro di cui all’allegato 1, lettera d)”. L’articolo 4 comma 1 definisce il termine di tali misure al 3 aprile 2020.
Come già evidenziato in precedenza, tali misure, che vedono la nostra Categoria pienamente solidale e partecipe con l’azione del Governo, hanno però purtroppo già messo in ginocchio i complessi circensi italiani, la cui peculiarità è quella della itineranza: in buona sostanza, l’emergenza li ha colti “in strada”, sulle piazze di paesi e città o in procinto di trasferirvisi, bloccandoli in una inattività che di giorno in giorno diventa più drammatica, in quanto vengono a mancare le entrate necessarie a sostenere imprese, dipendenti e mentenimento degli animali al seguito.
Mentre, dunque, da un lato ribadiamo l’assoluta necessità di un sostegno concreto a favore di un settore che sta già pagando un prezzo altissimo, ci permettiamo avanzare una proposta che si configura in piena sintonia col Dpcm 4 marzo 2020: i circhi, ai sensi dell’art. 4 della Legge 18 Marzo 1968 n. 337, sono attività spettacolari che si esercitano all’interno di attrezzature mobili, ed in quanto tali autorizzati ai sensi dell’Articolo 69 del TULPS. Riteniamo che tali prerogative dei circhi possano, ad una particolare condizione, assicurare il rispetto del citato art. 1, comma 1 lettera b) del Dpcm 4 marzo 2020, ovvero la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro di cui all’allegato 1, lettera d). In che modo? I circhi operano in base ad una licenza che contempla l’esatto numero di posti col quale il complesso deve presentare i propri spettacoli: sarebbe sufficiente che le Amministrazioni comunali, durante il periodo di vigenza dei Decreti connessi al Covid-19, autorizzassero i circhi riducendo automaticamente i posti indicati sulla licenza. Ad esempio, per un circo con capienza da 200 posti, l’autorizzazione ne potrebbe consentire 50.
In ogni caso, laddove i circhi dovessero rientrare tout court nelle previsioni dell’art. 1, comma 1 lettera b) del Dpcm 4 marzo 2020, con la presente si chiede che possano essere esonerati dal pagamento della occupazione di suolo pubblico (Cosap e Tosap) per la durata dei Decreti fino ad oggi assunti dal Governo e che dovessero ulteriormente intervenire, così come dai pagamenti di carattere fiscale, fino alla previsione di ammortizzatori sociali per i dipendenti. In mancanza di sostegni che vadano nella direzione auspicata, il mondo del circo sarebbe condannato a morte e con esso anche l’indotto, che nel suo insieme dà lavoro a circa 10mila persone.
Nella speranza di poter ricevere un positivo e sollecito riscontro, l’occasione mi è gradita per porgere distinti saluti.

Short URL: https://www.circo.it/?p=43199

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