Fotografo freelance pescarese, Davide D’Amato ha puntato la sua attenzione sulla scena italiana del circo contemporaneo, un progetto che lo impegna e lo affascina da tempo. Lo abbiamo intervistato.
Da quanto tempo si occupa di fotografia e qual è stata l’occasione per avvicinarsi al circo?
La fotografia è stata una parte fondamentale fin dalla mia adolescenza, sebbene inizialmente fossi attratto soprattutto dal paesaggio e da racconti fotografici di viaggio. Negli ultimi anni è sbocciato un folle amore per il reportage, principalmente in ambito sociale. Questo cambio di prospettiva ha fatto sì che iniziassi ad accostarmi alla fotografia anche con uno sguardo “professionistico”.
Il caso è poi intervenuto – come spesso accade – a farsi artefice di magnifici incontri. E così è stato nel mio incontro con il circo. Ho iniziato conoscendo il “Circo della Luna”: una bella realtà pescarese di trapeziste e acrobate. Le ho seguite e studiate per circa sei mesi, con lo scopo di produrre un piccolo lavoro di reportage. Pian piano, però, questo progetto è cresciuto ed ha assunto una forma diversa: ho allargato il mio sguardo ad altre realtà nazionali, appassionandomi sempre più al circo contemporaneo e accompagnando al lavoro fotografico, gradualmente, uno studio antropologico più approfondito dello stesso.
C’è qualcosa del circo che in modo particolare la affascina e perché?
Del circo mi attrae la malinconia e la voglia di tornare a meravigliarsi e di conseguenza a meravigliare. Sia esso un mago, un trapezista o un giocoliere, il mondo circense riesce ad astrarti dalla contemporaneità e a trasportarti in una dimensione “fiabesca”, dove siamo ancora capaci di stupirci e trasalire con estrema naturalezza. Anche se scontato come concetto, davvero il circo rimane una delle poche esperienze che riesce a farci ricordare di essere ancora un po’ bambini.
Qual è il motivo per cui ha deciso di dedicarsi ad un progetto specifico sul circo contemporaneo e cosa le lascia questo progetto sia dal punto di vista professionale che umano?
Il circo contemporaneo mi avvince per la dinamica dello spettacolo e per la sua poesia. Mi incanta l’insieme: non è uno spettacolo a performance separate; non c’è il turno del pagliaccio, quello dei trapezisti o del domatore. Tutti gli artisti sono lì, al centro del cerchio a suonare la stessa sinfonia.
Mi piace vedere il pubblico assorto: quello creato dagli artisti circensi è un coinvolgimento “vivo”, che gode di ottima salute. Spesso mi è capitato di notare come durante lo spettacolo nessuno usi il cellulare, neanche per fare fotografie, e a pensarci bene è una vittoria di questa forma di arte.
Il circo è stato raccontato nel corso del tempo da grandi fotografi, mettendo in luce gli aspetti più diversi; nelle sue fotografie sembra che l’attenzione sia posta non tanto sui protagonisti, gli artisti, che anche quando presenti hanno lo sguardo rivolto altrove: è una scelta voluta e perché?
Sebbene siano stati realizzati numerosi e apprezzati lavori sul circo, ho deciso di raccontare una nuova visione di questo vecchio mondo. Il circo contemporaneo, tranne che nelle sue massime espressioni (il “Cirque du Soleil” su tutti), passa sempre in sordina. Credo, invece, che sia una realtà densa di suggestioni, che sta facendo in qualche modo “tornare vivo” un mondo che da tempo soffre una crisi profonda, dovuta a radicali cambiamenti nella società.
Il linguaggio utilizzato, man mano che procedevo nel lavoro, ha subito una progressiva evoluzione: lo stile reportagistico si è trasformato e si sta trasformando, lasciando spazio a una visione intima e personale del circo. Da sempre mi affascina la malinconia: la malinconia dei luoghi e dei gesti, più che degli attori. Il filo conduttore è, quindi, proprio la malinconia che ti accompagna fino alla fine dello spettacolo e ti fa uscire dal tendone con un bagaglio di piccoli bagliori di emozione. Per questo i soggetti principali non sono gli artisti, ma quello che ruota attorno a loro durante lo spettacolo.
Quali progetti ha per il futuro, ha in animo di continuare a dedicarsi al circo e in che modo?
Il circo, al momento, rappresenta il mio long term project. Sicuramente continuerò a frequentare questo bellissimo ambiente. È in fase di allestimento una mostra di questa prima parte del mio racconto. Nel futuro mi piacerebbe allargare ulteriormente lo sguardo e passare a studiare altre realtà, oltre a quella italiana.