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“Portate speranza e gioia, questa è la vostra missione”

UDIENZA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
in occasione dell’Anno della Fede
alla Gente dello Spettacolo Viaggiante
circensi, fieranti, artisti di strada, bande musicali e madonnari

Omelia di Sua Eminenza il Cardinale Antonio Maria Vegliò
, Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti
(Basilica Papale di San Pietro, Venerdì 30 novembre 2012)

(Rm 10,9-18; Salmo 19,2-5ab; Mt 4,18-22)

Cari fratelli e sorelle,
«Quanto sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annuncio di bene!» (Rm 10,15). A voi, cari artisti e operatori del mondo dello spettacolo viaggiante, “artigiani di festa”, portatori di gioia e speranza, si addicono molto bene queste parole di San Paolo che abbiamo appena ascoltato nella prima lettura. Pellegrini infaticabili, siete oggi convenuti qui, nella Basilica di San Pietro, per celebrare le vostre giornate giubilari nell’Anno della Fede. Siete giunti da tutta Italia, da diversi paesi d’Europa e persino dagli Stati Uniti d’America per manifestare la vostra fede e il vostro amore alla Chiesa e al Santo Padre. Alla sede del Successore di Pietro desiderate rafforzare la vostra unione con Cristo e ribadire che la vocazione e la missione del mondo dello spettacolo viaggiante è quella di portare speranza e gioia all’uomo di oggi. A tutti voi rivolgo il mio cordiale benvenuto e vi ringrazio per la vostra partecipazione così numerosa. Estendo il mio saluto ai Delegati delle Comunità Ecclesiali ed esprimo gratitudine per la loro presenza, segno di comunione nella preghiera e nell’attività.

Il card. Antonio Maria Vegliò

L’odierna celebrazione dell’Eucaristia è la nostra professione di fede, sulla scia dell’insegnamento della Chiesa e del Santo Padre, il quale, in questo Anno della Fede, invita tutti i credenti ad un’autentica e rinnovata conversione a Cristo, unico Salvatore del mondo. La fede è anzitutto l’incontro con la Persona di Gesù Cristo, come scrive il Papa nell’enciclica Deus caritas est: “All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva” (n. 1). L’incontro con Cristo è quindi un evento che trasforma tutta la vita, è un invito ad aderire a Lui e a lasciarsi coinvolgere totalmente nel suo disegno di salvezza.

La liturgia di oggi, mentre ci fa contemplare la figura di Sant’Andrea, uno dei primi discepoli di Gesù, pone in luce la vocazione e la missione di ogni cristiano. Il Vangelo ci invita a guardare attentamente la fede e l’obbediente docilità dei primi discepoli, Pietro e Andrea, Giacomo e Giovanni. Come racconta san Luca, Gesù li chiama mentre essi si trovano sul loro posto di lavoro; ebbene, appena sentito il suo invito, subito abbandonano ogni cosa per seguirlo, senza esitare, senza tirarsi indietro. “È un’obbedienza pronta e perfetta come questa che Gesù Cristo esige da noi, una obbedienza che esclude ogni ritardo, anche quando vi fossero fortissime ragioni a ostacolarla”, come commenta San Giovanni Crisostomo. Dio ha bisogno di ognuno di noi, della nostra risposta immediata e della nostra disposizione a comunicare agli altri le verità della fede e la bellezza della vita vissuta in comunione con Dio e nella preghiera. Comunicare la gioia che viene dalla fede e dall’incontro con la persona di Cristo è un dono e un compito imprescindibile di ogni discepolo di Gesù.

Mentre l’evangelista Matteo presenta la totale disponibilità dell’Apostolo Andrea, san Giovanni evangelista offre un altro particolare molto significativo. Nel Quarto Vangelo, infatti, sant’Andrea è presentato come il primo «missionario» fra gli Apostoli, colui che ha vissuto con Cristo un profondo legame di familiarità. Dopo averLo incontrato, subito va a comunicare a suo fratello Simon Pietro di aver trovato il Messia. Lo spirito apostolico portò sant’Andrea a predicare il vangelo anche in Grecia e in Asia minore. La sua vita fu una costante professione di fede, un incessante dichiarare che Gesù è il Signore (Rm 10,9), fino al martirio, fino alla morte in croce. Sant’Andrea ci insegna, quindi, che l’evangelizzazione, in ogni tempo e luogo, ha sempre come punto centrale Gesù, il Figlio di Dio e il Salvatore del mondo. Allo stesso tempo, l’Apostolo ci invita a servire Gesù con generosità e a stringere con Lui un rapporto di amicizia e di familiarità.

Anche una splendida giostra in piazza San Pietro (foto Circo.it)

Cari artisti e operatori dello spettacolo viaggiante, le vostre professioni vi mettono in contatto con persone di diverse nazioni, culture e religioni. Il vostro impegno è di gratificarle nello svago e nella festa, offrendo anche servizio di carità. L’amore di Cristo ci spinge ad annunciare il Vangelo a tutti coloro che non credono in Dio, che non hanno mai conosciuto il suo piano di salvezza, come osserva san Paolo nella prima lettura: “Come potranno invocarlo senza aver prima creduto in lui? E come potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi?” (Rm 10,14-15). Il vero discepolo è attento nell’ascolto, pronto all’annuncio e sempre disponibile a rendere testimonianza. Anche voi “potete offrire un singolare esempio di Chiesa viaggiante che prega, che ascolta, che annunzia e che coltiva la fraternità”, come disse Giovanni Paolo II nel Discorso del 16 dicembre 2004.

Il Catechismo della Chiesa Cattolica ci insegna che “la fede è un atto personale: è la libera risposta dell’uomo all’iniziativa di Dio che si rivela” (n. 166). Papa Benedetto XVI, approfondendo questo pensiero spiega che la fede “è frutto di una relazione, di un dialogo, in cui c’è un ascoltare, un ricevere e un rispondere: è il comunicare con Gesù che mi fa uscire dal mio «io» racchiuso in me stesso per aprirmi all’amore di Dio Padre” (Udienza, 31 ottobre 2012). “La fede non è, però, un atto isolato”, si legge ancora nel Catechismo. “Nessuno può credere da solo, così come nessuno può vivere da solo. Il credente ha ricevuto la fede da altri e ad altri la deve trasmettere” (n. 166). Lo dice chiaro San Paolo nella prima lettura di oggi: “La fede dipende dalla predicazione e la predicazione a sua volta si attua per la parola di Cristo” (Rm 10,17). La nostra fede poggia sulla solida base trasmessaci da Sant’Andrea e dagli altri Apostoli. È giusto quindi che presso la tomba dell’Apostolo Pietro, fratello di Andrea, lodiamo il Signore per la grazia di essere credenti e rinnoviamo il nostro impegno ad essere, come Andrea, missionari generosi e zelanti in tutte le circostanze della vita.

Cari amici, se ognuno di voi, nelle vie del mondo dove vi porta la vostra attività, si farà messaggero del Vangelo, allora la gloria di Dio risuonerà in tutti gli angoli della terra e la gente gioirà delle sue opere, come canta il salmista. Vi accompagni in questo impegno e in tutto il vostro cammino Maria “Stella della nuova evangelizzazione”. Amen.

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