|

Pedagogia d’altri tempi sotto lo chapiteau

Brigitta, Diana e Stefano Nones Orfei


Il Circo di Moira Orfei e Walter Nones è a Milano e io mi godo il colpo d’occhio. Artisti umani incorniciati nella favola proposta dallo spettacolo e artisti animali con loro. Cavalli, elefanti, ippopotami nani (uno), cammelli, tigri, foche, pinguini. In assenza di questi animali, la favola perderebbe quella unicità identitaria che è propria dello spettacolo circense. E a questo punto un vecchio ritaglio di giornale di cui mi ero totalmente dimenticato mi riconduce a un significativo ricordo. Lo aveva pubblicato su un numero di Panorama datato 26 marzo 1984, Ettore Tibaldi, studioso di argomenti naturalistici e ricercatore scientifico presso l’Università Statale di Milano, la cui scomparsa è avvenuta in tempi recenti. Tibaldi, che anch’io avevo conosciuto negli anni ’80 dando ospitalità ad alcuni suoi scritti sul mensile Natura Oggi da me diretto, si era fatto notare per la vis polemica – di impronta chiaramente sessantottista – con cui nei suoi libri affrontava i temi per la salvaguardia della natura. Eppure l’articolo che ora ho sottomano si intitola “Il circo dell’amore”, e chi legge il testo apprende che il circo cui il titolo fa riferimento è quello di Moira Orfei. L’autore
ascolta con molta attenzione Moira e i suoi collaboratori mentre gli spiegano come si possa ottenere la docilità di un branco di elefanti grazie alla complicità fra le persone e il capobranco Whisky, delegato a fare da portaordini. La medesima attenzione è riservata alle tigri, per le quali – gli spiega l’addestratore
Jean Michot – “la punizione più frequente consiste nel ripetere l’esercizio errato fino a quando non va bene”. Si attua dunque, è la riflessione di Tibaldi, una pedagogia d’altri tempi. “Proprio come quando gli scolari erano costretti a scrivere cento volte scuola con la ‘c’.” E intanto l’onorevole Zanone, ministro del
la Pubblica Istruzione, “minaccia di togliere la magra sovvenzione statale ai circensi dopo aver sentito parlare di sevizie agli animali”. La conclusione dello
scienziato, dopo aver visto coi propri occhi e aver sentito con le proprie orecchie, è ben diversa. Dice: “E’ un mondo che davvero merita di essere conosciuto meglio”.
Ripeto: lo dice, e lo pensa, uno che negli anni ’80 può essere definito uno studioso d’assalto. Da allora sono trascorsi più di 25 anni, ma l’analfabetismo circense da parte degli accattoni di voti – a destra come a sinistra – continua a soffrire d’insonnia.
Ruggero Leonardi

Short URL: https://www.circo.it/?p=3262

Comments are closed

Archives

Comments recenti