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Pagelle al Festival del Circo di Montecarlo

Dal nostro inviato Michele Casale

Il circo tradizionale, con la componente fondamentale degli animali, la fa da padrone al Festival (le fotografie sono di proprietà del Festival di Monte-Carlo)

MONTECARLO – La storia del Festival Internazionale del Circo di Montecarlo come si sa parte dal 1974 per volontà del principe Ranieri III di Monaco, particolarmente appassionato alle arti circensi. Fatta eccezione per qualche pausa dovuta a fattori esterni, si è arrivati quest’anno alla XXXVII edizione. La linea artistica tracciata è sempre stata abbastanza chiara, ed ha impavidamente viaggiato coerentemente ed imperterrita verso la strada della tradizione, anche quest’anno ampiamente rispettata.
I fattori che hanno determinato questa scelta sono sicuramente da attribuire inequivocabilmente ai gusti personali del suo fondatore e dei suoi collaboratori, ma non vanno trascurate ragioni che si potrebbero definire “politiche”, con l’obiettivo cioè di preservare il circo classico con animali.
Tutti da Montecarlo si aspettano questo, e lo dimostrano gli apprezzamenti continui durante gli spettacoli da parte di un pubblico ormai plasmato ed educato in quella direzione, ma anche di new entry attratte dalla indubbia qualità e spettacolarità dell’evento, e forse anche dal blasone. E il discorso riguarda anche i vip che ogni anno si godono lo show sotto allo chapiteau di Fontvieille, com’è accaduto quest’anno alla coppia Flavio Briatore-Elisabetta Gregoraci, che insieme al figlio Nathan Falco non ha voluto mancare al festival reale e il primo ha anche twittato parole di soddisfazione: “A mio figlio il circo è piaciuto molto, si è divertito e applaudiva gli artisti”.

Leosvel e Diosmani premiati da Moira junior (foto Flavio Michi)

A parte le solite troupe di provenienza orientale, che come di consueto fanno incetta di premi in manifestazioni di questo tipo, scorrendo la lista dei premi principali potremmo azzardare che quest’anno c’è stata più attenzione verso performance dal respiro più moderno, a differenza di quanto avvenuto ad esempio l’anno scorso, con la fantastica Erika Lemay praticamente ignorata.
Il meritatissimo Clown d’Oro al duo Shcherbak & Popov, e quello d’argento al preciso giocoliere Koblykov, sono stati un bel segnale e un buon auspicio per gli appuntamenti futuri. L’argento al palo cinese di Leosvel e Diosmani – un giusto mix di forza fisica e tecnica – è un altro premio indubbiamente meritato per due ragazzi oltretutto molto seri che non si sono lasciati andare a scene di divismo come invece sono sembrate quelle dei pur bravi Navas, premiati anch’essi con un Clown d’Argento.
Rimanendo invece sul classico, massima affermazione per la scuola di circo di Pechino con il diablo e il salto nei cerchi. Inopinabilmente bravi, non lesinano di mettere in mostra il tanto lavoro e rigore con il quale si sono dedicati a queste discipline, nonostante rimanga qualche riserva riguardo all’estetica e alle coreografie.
Di certo la troupe coreana di PyongYang al trapezio e al sostenuto in coppia, ambiva a qualcosa di più del Clown d’Argento conquistato, ma un paio di cadute nella giornata di domenica sono risultate fatali. Ad un certo punto, durante una di queste cadute da parte di una sfortunata ragazza, vedendo scendere una corda, si è temuto scherzosamente che stesse per avvenire un’esecuzione in diretta, conoscendo l’eccessiva rigidità imposta da questo tipo di scuole.

Kid Bauer

Anche l’ottima troupe Greshunshkin alla barra russa probabilmente sperava in qualcosa di più dell’argento, ma anche in questo caso qualche sbavatura di troppo li ha fatti precipitare nelle inflessibili forche caudine della giuria che non ammette (a volte esageratamente) errori.
Un argento se l’è assicurato anche Jean–Francois Pignon con il numero di cavalli, che trasmette un piacevole senso di libertà. Peccato per la durata decisamente eccessiva ma, probabilmente, non abituato ai tempi solitamente stretti di un numero di circo, avrà fatto fatica ad adattarsi alla situazione.
Scorrendo il palmares, a conferma della volontà di mantenere sempre un forte legame verso i numeri con gli animali, troviamo due Clown di Bronzo conferiti al circo spagnolo Mundial per l’alta scuola e gli elefanti e a Kid Bauer per il numero di gabbia. Altro bronzo per il trio Markin al rola rola, arricchito con esercizi di verticalismo ed equilibrismo davvero interessanti e per i clown Equivokee. Anche il bronzo ai Cat–Wall, spericolati e perfetti al letto elastico – sul quale si lanciano da una specie di impalcatura in plexiglass – si discosta abbastanza dai canoni della tradizione, mentre molto tradizionale e godibile l’altro bronzo al Jockey a cavallo della famiglia Donnet.
Tra gli esclusi, spicca il mano a mano dei Giang Brothers, che almeno un bronzo lo avrebbero meritato, e il sostenuto dei Meschanov. Ma inevitabilmente, con una giuria che pare sempre attenta a mantenere degli equilibri scrupolosamente prestabiliti, può capitare facilmente che qualcuno meritevole ne paghi purtroppo le conseguenze.

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