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Otto e Vladi: l’uno Ottavio Togni, l’altro Vladi Rossi.
Lavorano insieme da molto tempo, dapprima erano acrobati poi, come il circo impone, l’evoluzione tocca anche le capacità e con il passare del tempo, in parte per esigenze fisiche e in parte per maturazione, si è pronti per essere clown.

Otto, a destra, e Vladi (servizio fotografico di Stefania Ciocca)
Otto veste diversi abiti tra i quali una sorta di completo elegante. La sua particolarità è il trucco: ciglia lunghe finte, occhi truccati alla maniera femminile, labbra a cuore di colore fuxia. Un trucco da donna ma in maniera esageratamente bizzarra. Il suo aspetto però non è sempre stato questo. “Prima ero normale come lui”, dice guardando a Vladi, il clown rosso per il quale normalità significa abito largo a quadri che parodizza il completo del Loyal, naso rosso, scarpe giganti, capelli biondi un po’ lunghi e molto spettinati. “Poi al direttore piacevo così, quindi eccomi”. Prima di vestire questi abiti, ormai una decina di anni fa, faceva l’acrobata, principalmente tappeto elastico, volteggi, trapezista, un po’ di tutto, soprattutto ciò che riguardava il salto mortale. Ma “a fare il clown adesso sto benissimo, sono contento di non essere più acrobata perchè è pericoloso, ti fai male, senza contare quei giorni in cui capita di non andare bene”.
La coppia Vladi&Otto funziona, “ci amiamo”, dice quest’ultimo.
Vladi Rossi è clown da sempre, con Otto si conoscono dagli anni ’70, lavoravano insieme al circo di Cesare Togni. Anche Vladi, oltre alla clownerie, si prestava all’acrobazia e ai salti con Otto e ricorda che “quando c’era poco pubblico si saltavano pure i pasti!”.
Qualcuno dice che il clown è come il vino: più è sottoposto al passare del tempo e più si rivela buono. Le esibizioni in pista al Medrano possono confermare tutto ciò, la comicità di Otto e Vladi ha raggiunto quella naturalezza che solo una grande abitudine alla pista sa dare, confutando quel luogo comune, purtroppo estremamente diffuso, secondo il quale il circo è “roba da bambini” (e alcuni circhi nutrono tale diceria compiacendola e creando gag ad hoc apposta per i più piccoli). A tal proposito Vladi dice: “Tante volte mi è capitato di vedere i bambini che dopo un po’ si mettono a correre a destra e a sinistra incuranti dello spettacolo mentre i genitori se ne restano lì fermi a vederlo”.
Durante lo show capita che i due clown si affidino alla parola ma spesso giocano di più con gag mimiche e puntano sul loro aspetto bizzarro: “Qualche volta la parola servirebbe, ma noi lavoriamo tanto all’estero per cui affidarsi alla mimica viene un po’ da sé”, dice Vladi. Qui da noi luoghi comuni e un pubblico variegato, appassionato, prevenuto, fatto di grandi e bambini e comunque sempre molto critico. “In Italia ho riscontrato la presenza di un pubblico un po’ freddo, di più rispetto che all’estero. Questo può anche portarti ad annoiarti: uscire in pista, cercare la risata quando non c’è risposta per un clown non è proprio il massimo”, commenta Otto. Mentre Vladi è sicuro che il pubblico al circo venga per divertirsi, perchè il circo, indipendentemente da tutto, piace sempre “però è un pubblico che nota più facilmente ciò che ha già visto, cosa che all’estero non capita. Il pubblico italiano è in assoluto uno dei più difficili”.
Sempre sfatando i luoghi comuni, la giornata tipo di due clown come Otto e Vladi, in realtà non è come la si può immaginare: “Non proviamo quasi mai se non per apportare vere e proprie modifiche. La vera prova la si può fare solo davanti al pubblico, avendo il coraggio di rischiare e farlo per la prima volta. Al circo ovviamente non è solo spettacolo”. E così si scopre che laddove non c’è lo spettacolo c’è una vita quotidiana fatta di occupazioni varie e spesso di mestieri e manutenzioni, soprattutto nel caso di una grande azienda come è il circo: in questa grande impresa Otto è meccanico e carrozziere, mentre Vladi si occupa di vari approvvigionamenti come quelli di segatura e fieno.
Un acrobata o un giocoliere ha bisogno di prove mattutine mentre, dice Vladi, “nel nostro caso basta solamente spiegarci, anche perchè dopo tutti questi anni metterci a provare farebbe solo ridere”. Che poi è il vero scopo di un clown.
Stefania Ciocca