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di Antonio Buccioni

Avevo in cuore da molto tempo il desiderio di regalare, alle più giovani e ai più giovani protagonisti del circo italiano, una testimonianza di affetto e, nel contempo, di considerazione, in qualche caso strameritato, di esaltazione del proprio originale particolarissimo mestiere di artista.

Il prodotto ideale e concettuale che ne è scaturito mi sembra cogliere perfettamente la portata quantitativa e qualitativa che il giovane circo tricolore esprime oggi in un contesto mondiale di mezzi e di risorse quasi ridondante. Le condizioni, obbiettivamente e tristemente note a tutti, nelle quali fra mille difficoltà si estrinseca poi l’attività circense nella nostra Italia, fra quotidiani problemi burocratici, logistici, tariffari e chi più ne ha più ne metta, non può che ulteriormente accrescere di un quid pluris la dimensione del cimento che si va a rappresentare.

Et voilà, ecco la petizione di affetto, di rispetto, l’omaggio, la celebrazione delle giovani generazioni italiche che con umiltà, coraggio e sacrificio, perpetuano e rinvigoriscono l’arte circense nazionale in ogni dove. Diverse le situazioni all’origine della formazione, univoco nella buona sostanza il lusinghiero esito anche oggi riscontrabile. Il primo abbraccio stringe gli autodidatti, tutte quelle energie, cioè, che da età tenerissima e senza sollecitazioni neanche famigliari, calcano i tappeti o la segatura della pista ivi guidate da un irresistibile richiamo della foresta. Un trasporto emotivo analogo si concreta nei confronti di tutti coloro che, nella famiglia, o forse nella familia allargata, o forse ancora nella tribù, individuano gli insegnanti, i docenti, i maestri costantemente disponibili a regalare al loro desiderio di apprendere i fondamentali, i segreti, le astuzie, le più nascoste particolarità delle diverse discipline.

Una considerazione ammirata è rivolta anche ai professionisti dell’insegnamento, operatori in gran parte già valenti eccelsi artisti chiamati da genitori scrupolosi o da direttori lungimiranti a forgiare nuove fresche e bramose giovani risorse, irrinunciabilmente già in cammino verso un’apoteosi di gloria. E le istituzioni, infine, Accademia d’Arte Circense innanzitutto, e con essa altre edificanti botteghe d’arte, che completano, arricchendolo con la propria opera, quello che non impropriamente può essere correttamente rubricato quale il sistema didattico italiano del circo. Mi auguro sinceramente che la messe di risorse appena sbocciata trascini ulteriori e ancor più giovani generazioni di talenti in modo che anche la presente pubblicazione necessiti in tempi brevi di un necessario seguito. Allo stato attuale, partecipo della gioia irrefrenabile e dell’orgoglio dichiarato e procedo con tutti i lettori a godere del raccolto esaltante e rigoglioso di tanta semina.
Viva l’orgoglioso giovane circo italiano!