Il circo è un universo tanto affascinante quanto opaco, entrato nell’immaginario collettivo influenzando innumerevoli artisti in tutto il mondo. Il grande pubblico, però, ne sa ancora poco o nulla. E’ uno spettacolo anarchico eppure basato su disciplina e rigore, possiede radici profonde ma guarda al futuro, può spaziare dalla performance di strada ai numeri teatrali più raffinati. Di fronte ad un materiale così vasto e finora poco studiato, Open Circus si propone come un insieme di azioni trasversali che hanno lo scopo di diffondere la cultura circense anche attraverso progetti di ricambio generazionale, andando incontro a nuovi pubblici e promuovendo giovani talenti della pista.
Ideato da Circo e dintorni, sostenuto dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e in collaborazione col Centro Educativo di Documentazione delle Arti Circensi di Verona, il progetto prevede una serie di interventi che porteranno le arti del tendone nei luoghi più disparati: dalle piazze alle aule universitarie, passando per i teatri e naturalmente per i più importanti circhi nazionali e internazionali.
Alcuni passi sono già stati compiuti: durante l’Out There Festival di Great Yarmouth, una delle più importanti rassegne di arti di strada inglesi, il direttore scientifico di Open Circus Alessandro Serena è intervenuto al Grow Symposium di fronte ad una platea di operatori del settore parlando dell’efficacia del network e delle partnership nelle produzioni artistiche. Il professore di Storia dell’Arte Circense e di Strada ha potuto portare come esempio Jr Circus, la compagnia di giovani talenti provenienti dai vivai italiani, romeni ed inglesi che ha debuttato proprio all’Out There Festival con La Rosa e la Spina, versione circense di Romeo e Giulietta. Nato dalla collaborazione dell’Accademia d’Arte Circense di Verona, di Parada e di SeaChange Arts (l’associazione organizzatrice della kermesse), Jr Circus incarna lo spirito di integrazione europea e dimostra che le discipline dell’arena di segatura possono essere uno strumento di emancipazione sociale e di interscambio culturale. Premiata proprio per questo dal progetto Creative Europe della Commissione Europea, la compagnia verrà seguita da Open Circus anche nei suoi passaggi successivi, quando lo spettacolo comincerà a circuitare in parallelo ad un ciclo di incontri nelle scuole.
Gli scorsi 25, 26 e 27 settembre, nel cuore di Milano, si è svolto Strà – Festival delle Arti di Strada. Durante la rassegna che ha trasformato gli spazi del Castello Sforzesco in un grande palcoscenico, Open Circus ha proposto una serie di incontri coi protagonisti della manifestazione e dei focus tematici sul rapporto tra il capoluogo lombardo e lo spettacolo popolare. In apertura delle conferenze, svoltesi all’interno dello Spazio Sforza di Expo Gate (la struttura costruita in via Beltrami in occasione dell’esposizione universale), Serena ha sottolineato come la scelta di quel luogo sia particolarmente simbolica: dopo secoli di sospetto e rifiuto delle amministrazioni comunali nei confronti delle attività girovaghe, gli artisti di strada si sono riappropriati del suolo pubblico entrando dalla porta principale, occupando per tutto il week-end la zona centrale di una delle più importanti città italiane. Un successo che deriva da una nuova attenzione che Milano sta prestando a questo tipo di iniziative: già con Strad@perta, il servizio della Federazione Nazionale Arte di Strada adottato da qualche anno per la turnazione delle performance di strada in città, il comune si è dimostrato accogliente nei confronti di queste espressioni artistiche, consentendo da una parte una gestione oculata delle offerte e dall’altra una loro valorizzazione. Questa rinnovata sensibilità fa rivivere l’antica vocazione meneghina per lo spettacolo popolare: come è stato ricordato negli approfondimenti di Open Circus, Milano ha infatti ospitato a lungo alcuni importanti teatri di varietà e cafè-chantant tra i quali l’Eden e l’Olympia (situati proprio in zona Cairoli, location di Strà) e il Teatro Gerolamo, la “piccola Scala” in Piazza Beccaria che presto risorgerà a nuova vita. La città, oltretutto, ha dato i natali ad una figura di spicco del panorama circense come Gaetano Ciniselli, cavallerizzo che nella seconda metà dell’ottocento incantò lo zar russo, fondò il circo stabile di San Pietroburgo, ancora oggi esistente, e contribuì alla nascita di quello che sarà il Teatro Dal Verme.
Le colazioni con gli artisti hanno permesso al pubblico di conoscere più da vicino i partecipanti al Festival. Valentina Sforzini e Cuboliquido, i due street-painter intervenuti sabato mattina, hanno raccontato il proprio percorso personale, mettendo in luce come le loro performance siano più vicine all’esibizione di un artista di strada che a quelle di un pittore: al contrario di quanto avviene per quest’ultimo, infatti, nel loro lavoro conta molto di più il processo creativo che l’opera compiuta, perché è nel momento in cui lo street painter dipinge che si sviluppa il rapporto col pubblico, che vuole vedere dal vivo come nascono i quadri urbani. Questa forma espressiva riprende l’antica arte dei madonnari proponendola agli spettatori contemporanei riaffermando quella che è sempre stata la forza delle discipline di strada: il contatto diretto con le persone. Anche Thomas Blackthorne, il fachiro ospite della seconda “Colazione con l’artista”, ha confermato l’importanza della comunicazione senza mediazioni tra artista e fruitori: la piazza è un palcoscenico dal quale il pubblico deve essere catturato dall’inizio alla fine, perché a differenza di quanto generalmente succede in teatro o al cinema, in quel contesto non ci si fa scrupoli ad andarsene se lo spettacolo non è gradito. L’artista inglese ha poi soddisfatto la curiosità dei presenti spiegando la tecnica che gli permette di ingoiare le spade: occorre allenare la mente a vincere l’istintivo rifiuto che blocca i corpi estranei e lascia passare il cibo; un lavoro che varia da oggetto a oggetto e che costituisce la vera sfida che il fachiro pone a se stesso, per la gioia (e il raccapriccio compiaciuto) degli spettatori.
Nel pomeriggio del 26 si è parlato di teatro urbano, indagando questa forma espressiva che più di altre vive della relazione con lo spazio pubblico che va ad occupare; tematiche d’impatto sociale, tecniche di strada e sperimentazione costante si uniscono nella realizzazione di performance coinvolgenti capaci di rompere le consuetudini, sia quelle della drammaturgia classica che quelle che regolano la vita ordinaria delle città. La storia artistica di Hansel Cereza racconta di questa continua ricerca nell’estetica dello straordinario, capace di offrire nuovi punti di vista sui contesti che fruiamo quotidianamente; è stato proprio il grande art director spagnolo l’ospite della conferenza pomeridiana: l’artista ha raccontato le tappe della sua carriera, dalla fondazione de La Fura del Baus, compagnia che ha rivoluzionato il modo di approcciarsi agli spettatori ridefinendo il concetto di spazio scenico, agli ultimi anni, in cui il regista ha allargato il suo campo d’azione occupandosi tra le altre cose di grandi eventi come i Mondiali di Nuoto del 2013. Il caso di Cereza dimostra la vitalità e le potenzialità delle arti di strada, capaci di “infiltrarsi” nelle forme espressive più diverse rigenerandosi e fornendo a loro volta linfa vitale alle esibizioni in cui si inseriscono.
Il ciclo di incontri non poteva terminare in modo migliore: domenica 27, alle ore 16, è arrivato presso Expo Gate il Clown dei Clown, David Larible, reduce dall’inaugurazione del Teatro Mentore di Santa Sofia la sera precedente. Serena, produttore della sua tournée nonché caro amico del pagliaccio, ha sottolineato come la scelta di questo artista per la riapertura di un teatro sia di estrema importanza e indichi chiaramente che il clima attorno alle discipline circensi e di strada stia cambiando, grazie anche a progetti come Open Circus che rilanciano il valore culturale di questo tipo di esibizioni contribuendo all’abbattimento delle barriere tra generi considerati minori e generi ritenuti maggiori. Lo stesso Larible ha esordito con un elogio al “popolare”, non solo perché tutte le forme di spettacolo nascono dalla strada, ma anche perché essere popolari significa appartenere al popolo: il fine della sua arte, ha spiegato ad una platea attenta e curiosa, è divertire chi va a vederlo mettendosi al suo servizio; David sostiene che per ottenere la risata degli spettatori occorre avere un orecchio allenato a percepire gli umori del pubblico ed una grande capacità di improvvisazione che, in maniera analoga a quanto avviene nel jazz, può esserci solo se si è totalmente padroni delle tecniche del proprio mestiere. Questo clown, che nel circo di Barnum in America si esibiva di fronte a migliaia di persone ogni sera, ha coscientemente conservato nei suoi show il coinvolgimento del pubblico perché l’essenza profonda della sua arte, come di tutto lo spettacolo dal vivo, si trova nell’esperienza unica del contatto irripetibile tra lui e gli spettatori.
Vista la straordinaria capacità di Larible di coniugare tradizione e innovazione ed il suo carisma naturale che ne fa uno dei personaggi circensi più amati dal pubblico contemporaneo e da numerosi suoi colleghi artisti (da Woody Allen a Francis Ford Coppola, passando per Nicola Piovani e Francesco De Gregori), Open Circus ha deciso di seguire la carriera di questo clown italiano nella convinzione che possa dare un contributo fondamentale alla diffusione del circo in tutte le sue forme. Una delle prime operazioni in tal senso è stata la pubblicazione e la promozione del libro Consigli ad un giovane clown, scritto assieme ad Alessandro Serena e Massimo Locuratolo, che racchiude le tappe essenziali del percorso artistico di David, un excursus storico sulla clownerie e numerosi aneddoti della vita di Larible, esemplificativi del suo talento e della sua poetica. Lo scorso giugno Open Circus ha poi accompagnato il pagliaccio a Master, il nuovo premio annuale dedicato alle arti circensi lanciato dal Circo di Stato Russo (Rosgostsirk): durante il simposio organizzato per l’occasione, Alessandro Serena ha condiviso con gli altri operatori presenti le sue riflessioni sul circo italiano partendo proprio dal caso di David Larible e insistendo sulla collaborazione tra gli enti circensi delle varie nazione affinché gli sforzi condivisi portino ad una diffusione capillare della loro arte. La sera del 29 giugno, nella splendida cornice del Teatro d’Inverno di Sochi, il Clown dei Clown ha presentato il suo show cui è stata tributata una standing ovation del pubblico. L’ennesimo successo per questo artista che porta in alto il nome del circo italiano.
Open Circus non si ferma qui. Sono già state annunciate diverse iniziative che coinvolgeranno partner prestigiosi e daranno lustro all’attività circense sul territorio nazionale. Dal 16 al 22 novembre le Giornate di Studio porteranno nelle aule dell’Università Statale di Milano artisti circensi ed esperti del settore, stimolando un confronto con gli studenti e dando loro la possibilità di mettersi alla prova in prima persona con laboratori pratici. Piatto forte di questa settima edizione sarà l’incontro con Philippe Agogué, responsabile casting del Cirque du Soleil. Gli universitari avranno anche l’occasione non solo di assistere allo spettacolo del Circo di Moira Orfei ma anche di conoscere il “dietro le quinte” di quello che è uno dei più importanti circhi tradizionali italiani.
Un circo “aperto” è un circo partecipato: nei prossimi mesi Open Circus offrirà a tutti l’opportunità di frequentare workshop con trainer internazionali in collaborazione con la Piccola Scuola di Circo di Milano, uno dei centri formativi più interessanti del panorama lombardo. Il 24 ottobre al Teatro Mancinelli di Orvieto, prima dello spettacolo serale dei Black Blues Brothers, i cinque acrobati kenioti proporranno un laboratorio aperto al pubblico per imparare le tecniche di base di questa disciplina e metterle in pratica concretamente con esercizi quali la piramide umana. Questa possibilità offerta da Open Circus al Mancinelli non è casuale, né episodica: confermando la natura “contagiosa” dello spettacolo popolare, Circo e dintorni dialogherà costantemente con diversi palcoscenici nazionali all’insegna della contaminazione tra teatro e arti del tendone.
Un piano ambizioso, dunque, in continuo aggiornamento: per conoscere tutti gli eventi targati Open Circus basta collegarsi al sito di Open Circus e scoprire le iniziative portate avanti da questo progetto, con l’auspicio che il suo contributo riesca ad appassionare nuovi pubblici e a rafforzare in chi già ama il circo la convinzione che l’arte popolare è una forma incredibilmente viva di cultura.