Ieri (con una “introduzione” bellissima, ovvero la messa del pomeriggio del 15 giugno nella Basilica e la festa di tutte le arti radunate a Roma per il pellegrinaggio in piazza Santa Maria in Trastevere) è stata una giornata memorabile per il circo, lo spettacolo viaggiante e popolare. Qui di seguito pubblichiamo l’intervento, ricco di significato e carico di speranza, pronunciato nell’Aula Paolo Vi da Papa Francesco, quando ha definito gli artisti del circo e dello spettacolo popolare “artigiani della bellezza”.
E dopo l’Udienza il toccante pellegrinaggio, guidato dal card. Vegliò, sulla tomba di Pietro, dopo aver varcato la Porta Santa. Ma la notizia odierna è un’altra: sulla prima pagina dell’Osservatore Romano campeggia una fotografia del Papa che accarezza il tigrotto che ieri, con immensa sorpresa del pontefice, gli è stato portato al termine delle esibizioni insieme ad un cucciolo di pantera. Il servizio del quotidiano della Santa Sede tratta peraltro un evento davvero cruciale insieme a quello dell’Udienza riservata allo spettacolo popolare, cioè le parole pronunciate dal Pontefice ai partecipanti alla riunione delle opere di aiuto per le Chiese orientali (Roaco), ricevuti ieri mattina dal Papa, prima che poi si recasse nell’Aula Paolo VI.
L’immagine di Papa Francesco, che ieri ha fatto scendere lacrime di commozione sul volto di molti dei presenti al Giubileo dello spettacolo viaggiante e popolare, che si china per accarezzare il cucciolo, ovvero uno dei tanti esemplari che nel circo vivono e sono accuditi con grande amore, dice tutto. Ha anche scherzato ieri il Papa, abbandonando per un attimo il discorso ufficiale per commentare: “Potete anche spaventare il Papa facendogli accarezzare quella tigre…”. A pagina 8 dell’Osservatore, poi, un articolo dal titolo “La tigre e la pantera”: “Tra esibizioni artistiche acrobatiche e musicali — particolarmente suggestiva la rievocazione delle note composte da Nino Rota per il film «La strada» di Fellini — a Francesco si è anche avvicinato un domatore con un tigrotto e poi con un cucciolo di pantera. E il Papa non ha mancato di accarezzarli”.
Il discorso del Papa ai pellegrini
Cari fratelli e sorelle,
do il mio cordiale benvenuto a tutti voi, che in vari modi operate nel mondo dello spettacolo viaggiante e popolare. Ringrazio il Cardinale Presidente per le sue parole, e ringrazio i vostri rappresentanti che ci hanno offerto le loro testimonianze e un breve spettacolo, come pure tutti quelli che hanno collaborato per preparare questo evento. Estendo il mio saluto ai vostri familiari e colleghi che non hanno potuto essere presenti.
Circensi e fieranti, giostrai, lunaparkisti e artisti di strada, madonnari e componenti di bande musicali, voi formate la grande famiglia dello spettacolo viaggiante e popolare. Voi fate grandi cose! Voi siete “artigiani” della festa, della meraviglia; siete artigiani del bello: con queste qualità arricchite la società di tutto il mondo, anche con l’ambizione di alimentare sentimenti di speranza e di fiducia. Lo fate mediante esibizioni che hanno la capacità di elevare l’animo, di mostrare l’audacia di esercizi particolarmente impegnativi, di affascinare con la meraviglia del bello e di proporre occasioni di sano divertimento. La festa e la letizia sono segni distintivi della vostra identità, delle vostre professioni e della vostra vita, e nel Giubileo della Misericordia non poteva mancare questo appuntamento. Voi avete una speciale risorsa: con i vostri continui spostamenti, potete portare a tutti l’amore di Dio, il suo abbraccio e la sua misericordia. Potete essere comunità cristiana itinerante, testimoni di Cristo che sempre è in cammino per incontrare anche i più lontani.
Mi congratulo con voi perché, in questo Anno Santo, avete aperto i vostri spettacoli ai più bisognosi, ai poveri e ai senza tetto, ai carcerati, ai ragazzi disagiati. Anche questa è misericordia: seminare bellezza e allegria in un mondo a volte cupo e triste. Grazie, grazie di questo.
Lo spettacolo viaggiante e popolare è la forma più antica di intrattenimento; è alla portata di tutti e rivolto a tutti, piccoli e grandi, in particolare alle famiglie; diffonde la cultura dell’incontro e la socialità nel divertimento. I vostri spazi di lavoro possono diventare luoghi di aggregazione e di fraternità. Perciò vi incoraggio ad essere sempre accoglienti verso i piccoli e i bisognosi; ad offrire parole e gesti di consolazione a chi è chiuso in sé stesso, ricordando le parole di san Paolo: «Chi fa opere di misericordia, le compia con gioia» (Rm 12, 8). Come disse san Giovanni Paolo II, voi potete «far nascere il sorriso di un bambino e illuminare per un istante lo sguardo disperato di una persona sola, e, attraverso lo spettacolo e la festa, rendere gli uomini più vicini gli uni agli altri» (VI
Incontro Internazionale della Pastorale per i Circensi e i Fieranti, 16 dicembre 1993: Insegnamenti XVI, 2 [1993], 1486). Potete anche spaventare il Papa facendogli accarezzare quella tigre… Siete potenti! So bene che, per i ritmi della vostra vita e del vostro lavoro, è difficile per voi far parte di una comunità parrocchiale in modo stabile. Perciò vi invito ad avere cura della vostra fede. Cogliete ogni occasione per accostarvi ai Sacramenti. Trasmettete ai vostri figli l’amore per Dio e per il prossimo: il cammino della bellezza. E raccomando alle Chiese particolari e alle parrocchie di essere attente alle necessità vostre e di tutta la gente in mobilità. Come sapete, la Chiesa si preoccupa dei problemi che accompagnano la vostra vita itinerante, e vuole aiutarvi ad eliminare i pregiudizi che a volte vi tengono un po’ ai margini. Possiate sempre svolgere il vostro lavoro con amore e con cura, fiduciosi che Dio vi accompagna con la sua provvidenza, generosi nelle opere di carità, disponibili ad offrire le risorse e il genio delle vostre arti e delle vostre professioni. E voi non potere immaginare il bene che fate: un bene che si semina. Quando suonavano quella bella musica del film “La strada”, io ho pensato a quella ragazza che, con la sua umiltà, il suo lavoro itinerante del bello, è riuscita ad ammorbidire il cuore duro di un uomo che aveva dimenticato come si piange. E lei non lo ha saputo, ma ha seminato! Voi seminate questo seme: semi che fanno tanto bene a tanta gente che voi, forse, mai conoscerete… Ma siate sicuri: voi fate queste cose. E grazie di questo, grazie! Vi affido tutti alla materna protezione di Maria Santissima, Madre di Misericordia. Imparto a voi e ai vostri cari la mia benedizione e vi chiedo, per favore, di non dimenticarvi di pregare per me.