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“Non potrei vivere senza i miei pappagalli”


di Alessandra Borella (Fotografie Silvia Ottaviano)

Alessio Fochesato, addestratore di pappagalli, dopo averci presentato il suo primo pappagallo Darma, che si è lasciata accarezzare e coccolare tra le braccia del suo padrone come fosse un gattino, ci ha svelato qualche segreto su questo suo peculiare rapporto con gli animali e su come da esso sia scaturito il mestiere circense.
Come è nata la passione per il circo?
Questa grande passione è nata fin da piccolo, avendo avuto la possibilità di stare a contatto con gli animali, poi è sfociata nell’addestramento. Il mio cagnolino mi seguiva, il colombo mi seguiva. E così, dal binomio animali e addestramento, non si poteva che sfociare nel circo, che è sempre stato il mio grande sogno, e dopo tanti anni, finalmente, sono riuscito a lavorarci.
Che rapporto hai con i pappagalli, dietro le quinte?
Chi mi conosce e vede il backstage, il dietro le quinte, dice che il mio spettacolo è più bello “dietro” che “davanti”, perché il rapporto che ho con i miei animali è unico e speciale. Hanno un’educazione particolare, avendone tanti ed essendo forti e coraggiosi, con il loro forte becco sanno come farti del male, non posso permettermi che siano maleducati, tra di loro e con me. Tutto questo comporta in certi momenti un “regime” quasi di caserma, e in altri momenti un grande gioco, un grande svago, e ci lasciamo andare tutti insieme. Siamo una grande famiglia.

Foto Silvia Ottaviano

Come si fa ad ammaestrare un pappagallo? Devi allevarli fin da piccoli?
Non è detto, a volte prendo degli animali che sono tenuti male dalle persone. Dicono che al circo si trattano male gli animali, ma io vorrei portarvi in qualche famiglia. Quando i pappagalli arrivano da me, trovano il compagno – perché i miei animali sono tutti in coppia – e imparano a volare perché magari sono stati legati ad un paletto per 3 anni, e anche se non possono più volare bene, non riescono ad atterrare, a girare. Trovano un ambiente sereno e libero. Rispettando le esigenze naturali degli animali riesco a portare in pista la loro comprensione. A volte me li allevo fin da piccoli, ma non è indispensabile.
Come ti riconoscono i pappagalli?
Tanti mi chiedono come si fa a far volare un pappagallo. E io dico, è facile, basta aprire la gabbia, il difficile è farli tornare… (ride) Io insegno ai pappagalli ad atterrarmi in mano, dove non si sentano spaesati, perché è un posto tranquillo per loro. E mi riconoscono sia ad un richiamo vocale, che visivamente, da come mi muovo. Tra un gruppo di persone che cammina loro fanno un verso di richiamo particolare per me, quando mi vedono, e io capisco che mi hanno riconosciuto. Quando manco due tre giorni mi chiamano, sentono la mia mancanza.
Non dire che addirittura dormi con loro?
No, non potendo dormire con tutti, perché ne ho venti, non dormo con nessuno. Non voglio creare differenze e li tratto tutti nella stessa maniera.
Dove li tieni quando non fai lo spettacolo?
Hanno un grande camion, nuovo, moderno, tutto in acciaio, lavabile, addobbato con corde e rami, scenografie naturali, me li porto dietro sempre e non potrei vivere senza i miei pappagalli.
Ma come fai a gestire una fidanzata con tutta questa competizione?
(Ride) Infatti, a dire il vero, qui andiamo un po’ sul privato, ma non è facile, faccio fatica con le mie partner perché sono gelose, anche se non hanno mai provato a dire “o me o i pappagalli”, perché sanno già la risposta. Diciamo che serve un addestramento in dolcezza anche per le donne.
Alessio, che cos’è per te il circo?
Il circo è un sogno che continua a realizzarsi.
Il circo di Mosca come è arrivato?
Il mio spettacolo è sempre in evoluzione, ci sono delle novità assolute per l’Italia, e anche per quanto riguarda l’addestramento degli animali. Il circo di Mosca è arrivato quando è stato superato lo step del volo. Il mio primo pappagallo Darma, che c’è ancora oggi, ha cominciato a volare e ha fatto sognare un po’ tutti.
Il tuo numero è andato a Montecarlo, che emozioni hai provato?
A tutt’oggi non ci credo ancora, non pensavo di poter raggiungere questi risultati e piacere tanto, soprattutto al mio pubblico, che è quello che interessa. Il Festival Internazionale è arrivato così, tra capo e collo: dopo il debutto al circo Krone, mi è stato dato un foglietto, scritto a penna, con le date di Montecarlo. Io non volevo andarci, a dire il vero, avrei preferito aspettare. Poi ho deciso di cogliere la palla al balzo. E’ stato molto impegnativo, ma bellissimo.
C’è qualcosa che vorresti che facessero i tuoi pappagalli e ancora non hanno fatto?
No, perché fanno qualsiasi cosa io insegni loro… Piuttosto vorrei fare un ultimo appello: rispettate gli animali.

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