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Fare il giornalista è un mestiere che induce a guardare con pessimismo l’umanità, e ne so qualcosa io che ho cominciato nel 1957 e ancora non ho finito. Ma talvolta accade che la realtà superi anche il pessimismo professionale. Per esempio una poderosa pubblicità che riempie mezza pagina del Corriere della Sera in edicola oggi 28 marzo – se riempie mezze pagine anche su altri quotidiani non so – in cui si vede la faccia di uno iettatore che più iettatore di così è ben difficile immaginare. Testo: “Nel circo della strada puoi piangere e far piangere. Pensaci: 3860 morti per incidenti della strada in un anno”.
La squisitezza del messaggio è in quel suo affidarsi alla parola Circo, ovviamente visto come emblema del caos più assoluto malgrado ospiti i clown che, poveretti, invece si sforzano di far ridere mettendo in campo una precisione somigliante alla matematica. Ma come si può pensare a una fabbrica del divertimento disciplinatisssima quale è l’arte dell’acrobazia in associazione con quella faccia da iettatore? In realtà si può, come dimostra l’inserto pubblicitario. Una buona base per coniare certi slogan è non aver capito nulla del Circo.
Ruggero Leonardi