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Con la promulgazione del Codice dello Spettacolo, e nella ricorrenza del cinquantenario della Rivista, si chiude una lunga fase storica che ha visto il Circo italiano compiere un’ampia parabola di consensi e di successi, di riconoscimenti e di trionfi, e poi di problemi e di difficoltà, di persecuzioni e di lotte.
Le mie dimissioni intervengono, opportunamente, con la nave non abbandonata nel pieno dell’oceano, in balia dei flutti e delle tempeste, bensì approdata in un sito dal quale poter, anzi dover, riprendere il viaggio, nella consapevolezza che, senza saldo timone e direzione di marcia inequivoca, potrebbe essere l’ultimo.
Affido a chi sarà chiamato a guidare l’Associazione (e quindi la Categoria) nel prossimo volgere delle stagioni, questo breve contributo di esperienza, da non considerare certamente il Vangelo, ma altrettanto sicuramente la voce di una conoscenza ormai non superficiale e di una esperienza via via maturata dei problemi e della Gente del circo.
Per la migliore comprensione ritengo utile sintetizzare tre aspetti che considero imprescindibili per la ripresa di una strategia di qualche efficacia.

1) L’Associazione
L’Ente Nazionale Circhi dovrà affrontare fondamentalmente, e forse limitarsi a fare questo, i problemi di portata generale della Categoria, in primo luogo inevitabilmente quello legato all’esercizio della delega ricevuta dal Parlamento da parte del Governo, in materia di graduale superamento dell’utilizzo degli animali. In detta ottica dovrà seriamente valutare la possibilità rivoluzionaria di ampliare le proprie fila aprendo le porte alla galassia dei professionisti del circo (amministrativi, tecnici, artisti). In una parola, dismettendo parzialmente le vesti di un’Associazione per indossare, in buona sostanza, quelle di una corporazione nell’accezione moderna e nordamericana del termine.
La concertazione, ovvero l’organica e razionale programmazione delle tournée, potrà inserirsi in detto contesto esclusivamente a livello di cartello tra imprese interessate, strutturalmente e stabilmente, a esserne parte costitutiva e non occasionale o di circostanza.

2) Elezioni politiche generali 2018
Riaffermo quanto già detto. Per la prima volta dal 1946 il Circo italiano dovrà porsi rispetto alle scadenze elettorali, quale cooprotagonista della competizione. E ciò non a parole o peggio a proclami, ma per fatti concreti.
Dovrà andare a votare innanzitutto, facendo lievitare la percentuale di esercizio del diritto elettorale, dal 2% al 99%, anche a costo di lunghi ed estenuanti viaggi verso i seggi.
Dovrà sostenere gli uomini, le donne e le formazioni politiche che l’hanno strenuamente difeso in questi anni mettendo loro a disposizione organicamente e non sporadicamente chapiteaux, tribune e gradinate, impianti acustici, automobili e postazioni pubblicitarie. Dovrà a loro manifestarsi, in altri termini, quale loro grande elettore. Dovrà, altresì, presidiare criticamente, sia pure nel rigoroso rispetto della legge, eventi ed iniziative elettorali di quanti in questi anni hanno gettato gratuitamente fango su di esso: è molto importante che questi signori possano sperimentare sulla loro pelle l’incubo di un’attività svolta nella contestazione e nel dissenso pubblico. Il resto lo determineranno gli italiani e speriamo che lo facciano alla luce di una corretta e spietata rivisitazione dei maggiori eventi che hanno accompagnato in questi anni la vita nazionale.

3) Federazione Italiana dello Spettacolo Popolare
E’ un progetto al quale attendo da quasi un quarto di secolo. E in una notte tenebrosa rappresenta a mio modesto avviso una luce di speranza.
Farà bene il Circo italiano a seppellire quella quasi irriducibile vocazione all’isolazionismo culturale e socioculturale che l’ha portato negli ultimi lustri al collasso di considerazione, simpatia e consenso.
La Federazione Italiana dello Spettacolo Popolare potrà/dovrà annoverare nel Circo la propria locomotiva. Le più diverse componenti (spettacoli viaggianti e parchi di divertimento, teatri di figura – burattini, marionette, pupi, ombre – teatro e arte di strada, bande musicali, musica meccanica, magia, arte dei madonnari e del gessetto, divertimento automatico, nonché tutte le attività che si interfacciano con gli animali) ne costituiranno i vagoni, pullulanti di protagonisti molto diversi tra loro ma tutti accomunati da tre indelebili requisiti caratterizzanti: l’essere eredi di tradizioni popolari antichissime, protese tuttavia verso un futuro luminoso di consenso e di successo; essere sottostimati da una retriva, per non dire decrepita, intellighenzia ufficiale pregna di deteriore provincialismo culturale; costituire lo spettacolo del popolo e per il popolo.

Qualche settimana di stanza nel porto e poi via: che il viaggio ricominci, spedito, sicuro, vincente.

Antonio Buccioni