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Ha fatto un gran scalpore la multa di 270 mila dollari che la Feld Entertainment, titolare del circo Ringling Bros. and Barnum & Bailey, ha dovuto pagare per una serie di irregolarità contestate in merito alla detenzione degli animali nel circo suddetto.
La PETA, principale organizzazione animalista, ha fatto circolare a gran voce la notizia sul web, citandola come punizione esemplare a carico di un’impresa circense colpevole, secondo loro, di gravi ed efferati maltrattamenti, augurandosi che questo fosse solo un primo passo verso la confisca (!) degli animali ed il divieto permanente di utilizzo di animali nei circhi. Ovviamente gli animalisti italiani hanno recepito e fatto da grancassa. Ma come stanno davvero le cose?
Circo.it ha potuto visionare la documentazione inerente a tutta questa storia, e le cose non stanno propriamente come le raccontano gli animalisti.
La multa è stata erogata dai funzionari del USDA (United States Department of Agricolture), l’organo istituzionale competente negli Usa a vigilare sul rispetto delle norme in merito al benessere animale, o meglio risulta da un accordo con i titolari della Feld Entertainment.

Kenneth Feld
Le due parti si sono accordate nel senso che la società pagherà questa pur pesantissima sanzione, rinunciando ad effettuare ogni possibile azione legale, ricorsi e quant’altro. L’USDA dal canto suo rinuncia a prendere ulteriori e più pesanti provvedimenti. Va specificato però che l’accordo non è solo un “accordo sul prezzo”, perché la Feld Entertainment si è impegnata ad incrementare tutte le azioni finalizzate al benessere animale. In primo luogo verrà effettuata una formazione specifica per tutti i dipendenti che si occupano degli animali (stallieri, guardiani, allenatori, addestratori e veterinari), formazione che dovrà essere immediatamente effettuata a carico di eventuali nuovi assunti. Inoltre predisporrà un servizio di verifica interna da parte di proprio personale sulla corretta applicazione delle procedure da parte del personale addetto agli animali.
L’USDA ovviamente verificherà il tutto con ulteriori ispezioni, riservandosi di prendere i provvedimenti del caso qualora riscontrasse altre violazioni.
Ma quali sono queste violazioni? Colpisce, e non poteva essere altrimenti, il pragmatismo degli ispettori. Da buoni americani essi non si lanciano in valutazioni più o meno filosofiche sul possibile maltrattamento o meno degli animali, su una condizione naturale o meno, ma valutano con grande scrupolo se quanto fatto presso il circo rispetta o no le leggi vigenti in America.
Così vengono contestati i recinti che possono permettere l’ingresso di animali indesiderati o persone non autorizzate o, anche, la fuga degli animali. Oppure carri e gabbie con spigoli ed oggetti taglienti, che potrebbero provocare delle ferite agli animali. O ancora la manutenzione delle gabbie, con difficoltà ad assicurare una corretta igiene, o il rischio che gli animali possano ingerire sostanze tossiche (vernici scrostate).
Anche sull’alimentazione si fanno delle verifiche approfondite, contestando che gli alimenti per erbivori non sono adeguatamente protetti e a rischio contaminazione, o che, addirittura, le carriole utilizzate per il pasto dei carnivori sono utilizzate indifferentemente per il trasporto della carne e per il trasporto dei resti del pasto.
Ed in più colpisce come l’attività degli ispettori interessi anche momenti di attività degli animali. Infatti viene contestato che durante il tragitto dalla scuderia al circo un elefante non abbia risposto al comando del guardiano e ha rischiato di allontanarsi senza controllo; il tutto perché chi lo accompagnava in quel momento non era il suo guardiano abituale, che poi invece è riuscito a fermarlo semplicemente con il comando.
Elefanti al Centro di conservazione di Ringling
Insomma, una bella serie di irregolarità e di requisiti gestionali sicuramente non perfetti e da migliorare. Cosa per cui la direzione del circo si è impegnata anche formalmente, spiegando ben chiaro in un comunicato che il suo primario interesse è la salvaguardia e la cura degli animali, e che in questa situazione giudica più utile per il futuro della sua impresa concordare con l’USDA le misure da intraprendersi, pagare la multa e non attivare un contenzioso legale che rischia di essere lungo e inutile. Sottolineando che negli Usa le norme a tutela degli animali esistono già, sono e devono essere applicate, e così facendo non c’è bisogno di nessuna norma che vieti del tutto l’utilizzo degli animali nei circhi.
Insomma, siamo di fronte ad una maniera molto civile e pragmatica di gestire certi problemi. Problemi che, va rimarcato, ancora una volta sono ben lontani dalle nefandezze immaginate e gridate ai quattro venti dalla PETA. Che parlava di modalità “indecenti” di addestramento e detenzione, e addirittura della morte di un leone e di un elefantino, e del pestaggio di elefanti fino a farli sanguinare. Proprio la Feld Entertainment, che ha investito fior di dollari nella realizzazione del Centro di Riproduzione per elefanti in cattività?
In questo tutto il mondo è paese, gli animalisti gridano molto anche se dicono poche cose fondate. La differenza rispetto a casa nostra sicuramente è nella possibilità di concertare tra mondo del circo ed organi di controllo quale può essere la migliore strategia per risolvere certi problemi. E anche la comunicazione, strumento oggi indispensabile in tutti i settori. Perché è giusto che anche chi viene, a torto o a ragione, accusato abbia la voce per difendersi e per rispondere.
Ettore Paladino