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Moira Orfei: “Non siamo responsabili del blackout allo stadio”

«La partita che si ferma per colpa nostra? ma non mi faccia ridere». Il signor Luca Alghisi, nipote dell’icona Moira Orfei non ha tempo da perdere. Ci sono spettacoli da organizzare, il marketing, le comparsate in televisione. Il circo Orfei che fino all’11 dicembre sarà in corso Australia, in fianco al PalagGeox è uno dei più famosi d’Italia. E la vita sotto il tendone non si ferma mai, nemmeno davanti alle proteste di quell’altro circo, quello del calcio, vampirizzato da una partita finita a per le luci spenti. «Colpa del circo che toglie la corrente», tuonano tifosi e giornali. «Ma stiamo scherzando? – ribatte con un sorriso ironico il signor Alghisi – mica siamo in un campeggio, che se si accende una lampadina si spegna un lampione, noi abbiamo pagato regolarmente l’affitto dell’energia elettrica dall’Enel, siamo a norma in regola con i permessi della Prefettura, e per giunta gli spettacoli, come quello di sabato, sono gestiti direttamente con i nostri due gruppi elettrogeni, nemmeno dall’Enel capisce? Non ci fidiamo, mica possiamo rischiare un black out, funzioniamo con le nostre centraline, e se si rompono al limite ci affidiamo all’Engel, mica il contrario».
Mentre il signor Luca parla, e si scioglie la tensione di chi teme di essere messo sotto accusa, si avvicina anche l’amministratore generale della società che gestisce gli spettacoli del circo Orfei, il signor Giancarlo Regazzoni, che ci mostra gli allacciamenti alla corrente. «Abbiamo un regolare contratto di fornitura temporanea che ci fiorisce 120 watt al giorno, per far funzionare le carovane – spiega – ma poi lo spettacolo, che impiega 900 watt ce lo auto-forniamo da soli». E mentre si discute di energia elettrica c’è un’altra energia che gira sotto il tendone. E quel mondo luminoso, sorridente, divertente e pericoloso svela il suo ‘dietro le quintè, fatto di duri allenamenti, e di lunghe prove. «Le ginnaste vanno a scuola, fanno i compiti e poi vengono qui a esercitarsi – spiega Regazzoni – ci sono scuole per artisti circensi, qui abbiamo contratti che legano a noi gli artisti per anche due anni». “I ragazzi devono conoscere le lingue – spiega ancora Alghisi – sono artisti che si spostano in tutto il mondo, il circo è visto come uno spettacolo povero ma c’è una tradizione dietro, abbiamo un nome da difendere». Gli spettacoli del circo Orfei a Padova fanno una media di 1000 persone ogni volta. Durante la partita di sabato scorso ce ne saranno state anche 1200. «Sono 60 anni che giriamo il mondo – spiegano i due responsabili – ne abbiamo sentite di tutti i colori, ma che togliessimo la corrente ad uno stadio di calcio ci fa proprio ridere, nemmeno fossimo nel medioevo».
Roberta Polese
Padovagoal

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