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Fabrizio Gavosto, direttore artistico del Festival Mirabilia
L’ultima giornata al Festival di Mirabilia è stata inevitabilmente occasione di dialogo e di riflessione non solo sull’andamento dell’evento, ma anche e soprattutto sul futuro, sulle attese, sullo stato dell’arte del circo contemporaneo e del teatro urbano in Italia. Nella mattina per le strade di Fossano si è arenato un carrozzone: è La Cuisine Macabre della compagnia olandese Daad. Lo spettacolo si sviluppa tutt’intorno ad una misteriosa cucina animata da tre inquietanti ciarlatani che preparano un pranzo “speciale” per un ragazza del pubblico. Lo spettacolo utilizza il linguaggio del grottesco, gioca su uno humor nero inusuale per il pubblico italiano, ma riesce a divertire e a coinvolgere contemporaneamente le diverse porzioni di pubblico posizionate attorno al carrozzone. E mentre la città si rianima per il pranzo e per gli eventi del pomeriggio, abbiamo modo di chiacchierare con Fabrizio Gavosto, direttore artistico del Festival Mirabilia. Una lunga conversazione movimentata da continue telefonate e un via vai di artisti, operatori, giornalisti, tecnici, volontari, organizzatori, che si fermano per un consiglio, un parere, un confronto, una critica, a rendere evidente quello che questo festival rappresenta: non solo un insieme di esibizioni, ma anche un un momento di confronto e di crescita per tutti quelli che vi partecipano. Uno staff organizzativo composto da 46 persone e 14 runners ha accolto 250 artisti e 140 persone tra operatori e stampa. Una macchina organizzativa che è al lavoro da due mesi, ma che in queste giornate di festival ha dato il meglio di sé, con riunioni quotidiane in quattro lingue diverse.
La Cuisine Macabre
Il primo tema del confronto con Fabrizio riguarda l’affermazione del barista Stefano: “Troppi spettacoli a pagamento, la gente si lamenta”. La scelta non è ovviamente di carattere economico, ma intesa come una fase progettuale di questo festival. “La prima fase è stata quella di educare il pubblico allo spettacolo e alla riappropriazione degli spazi. Ora siamo nella seconda fase, quella di innalzamento del livello artistico, organizzativo e tecnico, di valorizzazione delle poetiche e delle drammaturgie del contemporaneo”, spiega Gavosto. Il tema della definizione di circo contemporaneo è stato infatti notevolmente dibattuto in queste giornate durante le convention al castello – che Fabrizio vuole rendere dall’anno prossimo tassative per gli operatori ospiti -, momenti di confronto reale e di scambio tra i protagonisti della scena contemporanea. “Il potenziale del circo contemporaneo è il fatto di non avere una definizione. Forse quando ci arriveremo, perderemo questo potenziale”. In questa fase sono aumentati gli spettacoli a pagamento, ma nelle prossime edizioni il teatro di strada tornerà protagonista, “potenzieremo le perfomances e i numeri che animeranno il corso principale di Fossano, via Roma”. Di fatto gli spettacoli a pagamento sono stati comunque collocati in modo da non impedire la visione oltre le transenne. Al pubblico è stata delegata la scelta di contribuire ai costi del festival (numerose le agevolazioni per artisti, residenti e operatori) garantendosi allo stesso tempo un posto a sedere nelle gradinate adibite. Dopo sei anni di festival il pubblico sceglie. Inoltre, lo spettatore può rendersi conto che lo spettacolo gratuito non è meno valido di quello a pagamento: “Il valore oggettivo del biglietto si trasmette su tutti gli spettacoli.”
C’è poi un discorso di sicurezza: le gradinate non possono accogliere tutto il numeroso pubblico che accorre al festival. E infine quello che si vede a Fossano ha un costo alto: è il costo della creazione. Per Fabrizio la creazione è un valore fondamentale, che va tutelato e supportato. “Il mercato italiano è molto aperto. Il nostro è un paese in cui nascono le idee, ma poi vengono portate all’estero. Il festival è progettato per essere un punto di collegamento con il mondo. L’Italia rappresenta attualmente un buco nero per gli operatori del settore. Creare residenze e dare valore al percorso di creazione è necessario. La residenza è una rete con la realtà, è già un lavoro di diffusione. In Italia c’è attualmente uno scollamento tra il sistema teatrale e il territorio: si apre il sipario e si richiude, e finisce lì. Il valore principale del percorso di creazione in residenza è il confronto con il territorio. La popolazione e le realtà locali attive incontrano gli artisti, c’è uno scambio di idee”.
Le ballerine volanti di Cafelulè Danza
Mirabilia per Fabrizio Gavosto non è solo un festival, ma “un modo di far dilagare questo sistema”. In un sistema gerarchico piramidale, quando salta il capo salta tutto. “Le reti culturali orizzontali, come le piattaforme CircusNext e RiverCities, sono stabili, basate su volontà comune (i manifesti), aperte a chi vi si riconosce: sono reti ad espansione”. La Regione Piemonte e le amministrazioni del territorio lo hanno compreso e condividono il progetto. Il turismo culturale rappresenta – nell’epoca di chiusura delle grandi fabbriche – una grande risorsa economica per le città. “La Francia ritiene il circo e il teatro di strada una propria ricchezza esportabile”. A tal proposito il progetto di Mirabilia non è quello di celebrare l’Europa, ma quello di reinserire l’Italia nel circuito artistico e se questo non avviene dall’alto, allora “bisogna cominciare dal territorio, dalle persone, dal pubblico”. Ma anche dagli artisti che a Mirabilia, già dall’anno scorso, hanno modo di conoscere le modalità di accesso ai bandi europei, di imparare a scrivere i progetti creativi, cosa che i colleghi stranieri sono abituati a fare. Queste sono le caratteristiche della sesta edizione di Mirabilia: un festival che vuole riaprire il dialogo con il resto del mondo, che vuole mettere in relazione artisti e operatori, che vuole trasformare il territorio italiano in un luogo fertile per il circo contemporaneo e per lo spettacolo urbano. L’intervista a Fabrizio Gavosto si trasforma presto in un dialogo aperto sul futuro, mentre proseguono gli spettacoli in città. Ancora qualche intervista ad alcuni artisti, un salto al Fatalia`s Laboratory of Tin Angels e prima di ripartire ci abbandoniamo alla grazia delle giovani ballerine volanti di Cafelulè Danza che volteggiano tra il cielo e il tappeto di scarpette rosse sotto di loro. Il tempo di una piadina e si ritorna a casa.
Valentina Maggio
Daniele Giovanardi